Eternals, il blockbuster di Chloé Zhao, regista premio Oscar e Leone d’Oro. L’Universo Marvel strizza l’occhio al cinema d’autore
Chloé Zhao è la regista del momento: in pochi anni di carriera ha letteralmente scalato la piramide dell’industria hollywoodiana. Prima due pellicole indipendenti che hanno girato i festival di tutto il mondo, accolte con entusiasmo dalla critica, Songs My Brothers Taught Me e The Rider – Il sogno di un cowboy, poi un film che ha vinto il Leone d’Oro a Venezia e due Oscar, Nomadland, Miglior film e Miglior regista. Ora è il turno del blockbuster Marvel, Eternals.
Il suo Eternals era in cantiere ancora prima del successo di Nomadland, da grande lettrice di fumetti Marvel la regista era andata a bussare agli studios per prendere in mano le redini del progetto (dopo esser già stata in corsa per la regia di Black Widow, diretto poi da Cate Shortland). Ma le grandi produzioni hanno bisogno di anni per vedere la luce e nel frattempo l’incontro con Frances McDormand e la Disney le hanno dato modo di cementare il suo status di autrice amata dalla critica: in un colpo solo con Nomadland ha conquistato consensi in Europa, negli Stati Uniti (Leone + Oscar), tra la critica snob e tra il grande pubblico. Proprio per questo (un film di gente in calzamaglia con i superpoteri diretto da un’autrice titolata) attorno a Eternals c’era grande curiosità, complice anche il cast all stars che nel frattempo si era delineato (Gemma Chan, Richard Madden, Kumail Nanjiani, Kit Harington, Salma Hayek e Angelina Jolie). Di mezzo ci si è messa la pandemia, i cinema chiusi, tutto slitta, l’hype cresce, Eternals diventa l’evento più atteso della fase quattro del MCU.
Parlare di box office è ancora complicato, il cinema post pandemia si sta riassestando uscita dopo uscita, inutili i paragoni con gli incassi “storici”. Si può notare però che Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli (diretto da Destin Daniel Cretton), per ora, ha fatto meglio (e con meno sforzo – è costato meno e se ne è parlato in toni più contenuti). Stesso discorso per Black Widow, reo anche di aver incassato “poco” a causa di una tempestiva distribuzione in streaming (da qui la causa legale di Scarlett Johansson, protagonista del film, contro la Disney) – nota a margine, parlando di cinecomic, quello che ha avuto la meglio su tutti è stato il vituperato Venom – La furia di Carnage con i suoi 450 milioni di dollari incassati.
La storia è quella di una delle saghe meno conosciute dell’universo Marvel (sì, mi dispiace per gli esperti ma questi Eterni non li conosce nessuno al di fuori del circolo degli appassionati), ma il problema del film non è questo. Gli elementi per una storia epica abbondano: gli Eterni sono esseri immortali a guardia dell’umanità dai Celestiali (esseri divini da cui dipende l’energia dell’universo tutto), il loro compito è difendere gli umani dai Devianti, esseri mostruosi e fuori controllo dall’origine misteriosa. Dopo secoli passati nell’oscurità i Devianti tornano all’attacco, più forti di prima, evoluti. Gli Eterni, dopo aver vissuto mimetizzandosi al meglio possibile tra gli umani, riprendono la lotta per salvare la Terra… Ma, non tutto è come sembra.
Eternals resta senza dubbio un buon film Marvel, intrattiene e non annoia (e su due ore e mezza è già un ottimo risultato), ma sposta di poco l’asticella: l’impressione è quella di un compromesso poco convinto piuttosto che di un vero cambio di rotta (i supereroi visti con l’occhio di una regista impegnata). La differenza principale rispetto agli altri capitoli del MCU (Marvel Cinematic Universe) è che la storia, corale, ruota attorno non a un uber villain, ma a dinamiche etiche e morali, rendendo in questo gli Eterni ricchi di conflitti umani (filosofici e sentimentali). Nonostante questo approccio che aggiunge un briciolo di complessità in più all’ennesima lotta per la salvezza del pianeta, l’occhio di Chloé Zhao sembra non avere un peso eccessivo (quello necessario per dare forma a un cinema realmente vitale, non anemico e standardizzato) e, esclusi i suoi cari paesaggi e tramonti artificiali – che qui perdono tutta la magia che sapeva infondere nei suoi primi piccoli film indipendenti, diventando cartoline stucchevoli e gelide – Eternals resta un Marvel godibile con una fotografia più “autoriale” ma senza grossi scossoni nell’approccio, perdendo la possibilità di un impatto più sovversivo.
La colpa (o il merito, dipende da come vogliamo vederla: il brand è fortunatissimo) è di Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, che tutto supervisiona e controlla, riportando tutto nel solco della sua visione, lasciando poco spazio (reale) alle spinte più autoriali, e normando tutto ciò che di eccentrico potrebbe insidiarsi in questa articolatissima mitologia cinematogtrafica, quello che deve prevalere è lo standard. A trarne maggior vantaggio sono i registi noiosetti come Destin Daniel Cretton (Il castello di vetro, Il diritto di opporsi) e Peyton Reed (ottimi i suoi due Ant Man), che senza velleità autoriali (e col supporto produttivo più potente al mondo) riescono a portare delle onestissime hit al botteghino.