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Otto aziende per otto artisti. Inaugura a Seoul “We Love Art. Vision and Creativity made in Italy”

Nuovo positivo, Namsal Siedlecki © courtesy of IIC Seoul Nuovo positivo, Namsal Siedlecki © courtesy of IIC Seoul
Nuovo positivo, Namsal Siedlecki © courtesy of IIC Seoul
Nuovo positivo, Namsal Siedlecki © courtesy of IIC Seoul
Ne abbiamo parlato con il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Seoul, Michela Linda Magrì.
Il progetto We Love Art

Il giorno 27 Ottobre ha inaugurato nella sede dello spazio polifunzionale e tutto italiano di High Street Italia la mostra “We Love Art. Vision and Creativity made in Italy”, progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), che in collaborazione con la Fondazione Cassa Depositi e Prestiti (CDP) racconta un’Italia innovativa, in cui creatività ed impresa, arte e Made in Italy si incontrano attraverso le opere di 8 artiste ed artisti under 35. 

Frutto di una rielaborazione in chiave contemporanea della tradizione storica del mecenatismo Italiano, il Ministero si è rivolto a otto principali imprese italiane – Fincantieri, Terna, ENI, Webuild, CDP Immobiliare, SNAM, TIM e Ansaldo – con la volontà di “valorizzare il binomio arte-impresa ed il suo grande potenziale espressivo mediante la committenza artistica”.

I curatori Ludovico Pretesi e Marco Bassan hanno lavorato nella selezione di 8 artiste e artisti under 35, ciascuno dei quali ha realizzato un’opera ex novo per la mostra itinerante, grazie al sostegno della Fondazione CDP. Le opere attraversano la molteplicità dei linguaggi dell’arte contemporanea (scultura, pittura, fotografia) e sono accompagnate da video-racconti dell’esperienza di ogni artista nell’incontro e nel dialogo con le rispettive imprese italiane. 

L’idea di un’arte che nasce da un connubio e che racconta una sinergia tra artista ed impresa è sintomo di una volontà tutta contemporanea di raccontare un’Italia diversa, che si fonda su importanti valori e tradizioni ma che sa guardare al futuro sia nell’arte che nell’innovazione, forte di quel “made in Italy” che la rappresenta così peculiarmente all’estero.

La mostra, inaugurata a Seoul in collaborazione con l’Ambasciata italiana e l’Istituto Italiano di Cultura, è itinerante: le opere saranno infatti esposte in Cina, (Chongqing) negli Stati Uniti (New York), in Messico (Città del Messico), in Egitto (Il Cairo) ed in Germania(Berlino), per poi tornare in Italia e diventare parte della collezione permanente della Fondazione Cassa Depositi e Prestiti. 

Figura che divora se stessa, Giulia Cenci © courtesy of IIC Seoul
Figura che divora se stessa, Giulia Cenci © courtesy of IIC Seoul
Le ispirazioni 

In ogni progetto ben realizzato, l’idea nasce da radici ben solide. Nel caso di “WeLoveArt”, l’iniziativa nasce in continuità con due precedenti esperienze di dialogo tra arte e impresa.

La prima fondamentale ispirazione è l’episodio di “Civiltà delle Macchine”, rivista fondata nel 1953 da Leonardo Sinisgalli che ha raccontato per molti anni l’interazione tra arte e tecnica di un momento storico in cui l’arte veniva chiamata a raccolta dall’industria per raccontare i processi di cambiamento sociale durante gli anni ‘60 del miracolo economico.

La seconda fonte di ispirazione nasce da “Sculture nella città. Spoleto 1962”, progetto importantissimo della storia dell’arte del Novecento in cui Giovanni Carandente per il Festival dei Due Mondi dette luce ad uno dei primi esempi di dialogo tra arte contemporanea ed industria. L’iniziativa vide la collaborazione di eccezionali artisti come David Smith, Alexander Calder, Beverly Pepper, Lucio Fontana, Nino Franchina ed Ettore Colla, con le officine italiane dell’Italsider. I lavori realizzati furono esposti nel centro storico di Spoleto come opere di arte pubblica, e si trovano oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Spoleto.  

Too much heat, nothing to eat, Lulù Nuti © courtesy of IIC Seoul
Too much heat, nothing to eat, Lulù Nuti © courtesy of IIC Seoul
Gli Artisti

L’attiva interazione tra azienda e arte é fondamentale e molto reale in questo momento ed é un tema centrale nel contemporaneo. Potrebbe essere un’esperienza dove alcune domande che forse le aziende non si fanno possono essere stimolate dal lavoro di un’artista. Se deve esserci un’alleanza teorica deve però procedere attraverso discorsi continui, delle azioni pratiche e delle possibilità di insegnamento che vanno in entrambe le direzioni

(Tomaso De Luca – Artista di WeLoveArt) 

“We Love Art” comprende le opere di Benni Bossetto, Giulia Cenci, Tomaso De Luca, Lulù Nuti, Amedeo Polazzo, Alice Ronchi, Giulio Saverio Rossi e Namsal Siedlecki. Ogni artista, usando forme e tecniche differenti, racconta ed interpreta la propria esperienza con le imprese ed i luoghi visitati in relazione con il proprio immaginario e vocabolario artistico. 

Amedeo Polazzo realizza Untitled, un trittico ispirato alla visita dei cantieri di CDP Immobiliare, in cui trova un connubio con la sua indagine artistica sul tempo e sulla storia.

Lulù Nuti lavora con Webuild e visita la scavatrice TBM a cui si ispira per realizzare la scultura Too much heat, nothing to eat.

Tomaso de Luca dialoga con Eni e ragiona su punti di contatto tra arte, fisica e chimica nell’approccio con la realtà, e realizza l’opera fotografica The Truth of Function

Giulia Cenci crea l’installazione scultorea “figura che divora se stessa” in seguito al suo dialogo con una centrale Terni, i suoi macchinari ed il dialogo con il personale.

Benni Bosetto crea una conversazione tra il concetto di organicità del suo lavoro ed i cavi di Open Fiber, realizzando la scultura/installazione fluida  Fuocil*Dens*R.P.

Namsal Siedlecki realizza Nuovo Positivo a seguito dell’incontro con le turbine di Ansaldo, riflettendo su come l’energia viene prodotta attraverso i vari processi di lavorazione, in cui trova un connubio con la sua pratica scultorea.  

Giulio Saverio visita Tim e realizza l’opera pittorica 128 colori invisibili, le cui pennellate dialogano con la fibra ottica ed i suoi impulsi e l’idea di invisibilità delle telecomunicazioni e il parallelismo tra arcaico e tecnologico. 

Alice Ronchi visita Snam con curiosità e senso della scoperta, di cui scopre la bellezza e i dettagli delle giunture ed i componenti vari delle strutture, in cui trova un punto di comunicazione con la propria opera artistica e da cui nasce la scultura Gate.

128 colori invisibili, Giulio Saverio © courtesy of IIC Seoul
128 colori invisibili, Giulio Saverio © courtesy of IIC Seoul
Sulla mostra a Seoul e il lavoro dell’IIC

Viste insieme nel complesso dello spazio espositivo di High Street Italia, le opere offrono diversi interessanti spunti di riflessione sulla questione della narrazione di un’Italia giovane che guarda al futuro e all’innovazione, e che forse è una rappresentazione che arriva meno all’estero, abituato a vederci come il paese della bella vita e radicato nel passato del suo incredibile patrimonio storico-artistico-culturale (che qualcuno potrebbe vedere facilmente come un’arma a doppio taglio). 

Interessante è riflettere su come questa nuova immagine di Italia approdi in primis in Corea del Sud, una nazione caratterizzata senz’altro dal suo incredibile sviluppo tecnologico e boom economico degli ultimi decenni, in cui il settore artistico e culturale è in continua crescita. Queste caratteristiche senz’altro rappresentano un terreno molto fertile su cui lavorare nella connessione con il nostro paese.

Parlandone con Michela Linda Magrì, Direttore dell’IIC, si è evidenziata l’importanza dell’inaugurazione della mostra a Seoul, frutto di una volontà di raccontare l’Italia attraverso delle connessioni tra i due paesi che già esistono nel rapporto tra tradizione culturale e innovazione industriale. Sicuramente vi é anche l’intenzione di promuovere una nuova immagine Italiana nel paese del calmo mattino, in vista di una futura programmazione dell’ Istituto che vuole portare in Corea anche il giovane ed il contemporaneo, creando un connubio che rifletta quello che l’Italia, l’arte italiana ed il made in Italy sono oggi. Una sfida che il direttore accoglie con piacere, e che sicuramente vedremo nei prossimi appuntamenti proposti dall’ Istituto. 

Investire sulla creazione e lo sviluppo di un rapporto di scambio culturale tra Italia e Corea è fondamentale oggi, in un momento storico in cui la Corea assume sempre sempre più rilevanza nel mondo e in cui l’Italia rappresenta un’eccellenza artistico-culturale verso cui la Corea deve guardare. Il lavoro dell’Istituto risiede quindi nel voler sviluppare questo scambio reciproco attraverso la programmazione e la promozione di appuntamenti culturali di alto livello, che siano capaci di promuovere il nostro paese nel classico ma anche nel contemporaneo e nel giovane. Sicuramente un lavoro complesso ma necessario, di cui “WeLoveArt” è un primo passo e simbolo di grande importanza.

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