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Arte e Diritti Umani. Progetto Genesi: le vittime del potere in una importante mostra itinerante

Embrace (1955), di Alfredo Jaar
Prima sala della mostra a Villa Panza (Scuderia grande)
Prima sala della mostra a Villa Panza (Scuderia grande)

Da Varese ad Assisi. L’8 dicembre la mostra del Progetto Genesi. Arte e Diritti Umani si sposterà dalle scuderie di Villa Panza, Varese, e aprirà le sue porte il 18 dicembre, Giornata Internazionale dei Migranti, ad Assisi, al Museo Diocesano e Cripta di San Rufino, all’interno del Bosco di San Francesco e alla Chiesa di Santa Croce. Assieme alla prima tappa, quella ancora in corso a Varese, e a quella in Toscana (dal 18 dicembre al 27 febbraio 2022), il progetto si compone di altre due “fermate”: quella al Museo Nazionale di Matera: Palazzo Lanfranchi e Casa Noha (8 marzo , Giornata Internazionale della Donna, 2022-27 maggio 2022) e quella al Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo” e alla Biblioteca Lucchesiana di Agrigento (5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente, 2022-4 settembre 2022). Progetto Genesi. Arte e Diritti Umani si concluderà ufficialmente con un grande evento il 21 settembre 2022 a Roma, esattamente un anno dopo la sua inaugurazione.

Omelia Contadina, Dario Sforza, Sepoltura, Castel Giorgio, Italie, 2019, opera di JR

La mostra itinerante, a cura di Ilaria Bernardi, è stata organizzata dalla Associazione Genesi, fondata da Letizia Moratti nel 2020. L’associazione ha creato l’omonima Collezione, da cui provengono le opere esposte, curata da Clarice Pecori Giraldi.

In questa prima tappa, le opere sono state distribuite fra le sale delle scuderie di Villa Panza a Varese (il progetto é stato infatti organizzato assieme al FAI e gode anche del suo patrocinio; l’ente gestisce alcuni degli spazi che ospiteranno la mostra anche ad Assisi, Matera e Agrigento. È la prima volta che il FAI si occupa di diritti umani e ha espresso la sua eccitazione per questo progetto).

Divise in nuclei tematici (La condizione femminile, La memoria di un popolo, Il colore della pelle, Un’identità multiculturale, Le vittime del potere, La tutela dell’ambiente), le opere guidano il visitatore fra i diversi diritti umani che sono stati “trascurati”, violati in alcune parti del mondo, con l’intenzione di rivendicare la necessità di tutelarli. Sono state esposte volutamente senza didascalie, con l’intenzione di, come ha spiegato la curatrice Ilaria Bernardi, lasciare maggiore libertà di interpretazione e non mettere paletti allo spettatore. Gli artisti della Collezione Genesi, di età diverse, provenienti da tutte le parti del mondo, utilizzano nelle loro opere tecniche diversissime. Ad esempio, Hangama Amiri (Peshawar, Pakistan, 1989) è presente in mostra con una opera realizzata tessuti diversi provenienti da emigrati a New York di origine afgana, come lei.

Allestimento dell’opera Collective Objects (2021) di Hangama Amiri

Di Zhanna Kadyrova (Brovary, Ucraina, 1981) invece è esposto un “vestito” fatto di piastrelle di edifici distrutti in Brasile. Le opere di queste due artiste sono esposte nella sezione La memoria di un popolo. Nella parte dedicata a La condizione femminile si trovano opere come Home is where you leave your belt, 2019, un cumulo di cinture da uomo lasciate su una credenza, di Monica Bonvicini (Venezia, Italia, 1965), che fa riflettere sulla violenza domestica sulle donne.

Da sinistra a destra, Souk de Boumia, Moyen-Atlas (Les MArocains) (2011), opera di Leia Alaoui; Noi ci salveremo (I semi del tempo) (2016), di Iva Lulashi; Made in Brazil Series 6 (2014), di Zhanna Kadyrova
Home is where you leave your belt (2019), opera di Monica Bonvicini

Nella stessa sezione, di Zanele Muholi (Umlazi, Durban, Sudafrica, 1972) si può anche vedere una nota stampa alla gelatina d’argento (Muholi Muholi, Room 107, Day Inn Hotel, Burlington, Vermont, 2017).

Muholi Muholi, Room 107 Day Inn Hotel, Burlington, Vermont (2017) di Zanele Muholi

Queste sono solo alcune delle oltre 30 opere in mostra create da circa trenta artisti più o meno noti, tra cui si trovano alcuni nomi quali Alfredo Jaar, Liu Bolin, JR, Leila Alaoui, Shirin Neshat…La mostra allestita a Villa Panza entra in simbiosi con le sale delle scuderie. Si può visitare fino all’8 dicembre, e poi bisognerà aspettare per vedere la, sicuramente, stupenda riorganizzazione all’interno degli spazi del Museo Diocesano, della Cripta di San Rufino, del Bosco di San Francesco della Chiesa di Santa Croce ad Assisi.

Embrace (1955), di Alfredo Jaar

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue inglese-italiano edito da Silvana Editoriale curato da Ilaria Bernardi. Sono anche stati organizzate altre attività, appuntamenti e conversazioni; il calendario si può consultare qui. L’intero progetto è stato patrocinato dal Ministero della Cultura, dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, da Rai Per il Sociale, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dal FAI.

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