Le autorità italiane hanno risposto all’appello lanciato dopo la salita al potere in Afghanistan dei Talebani. E Sharbat Gula è arrivata a Roma
Un giorno Steve McCurry, passeggiando per il campo Nasir Bagh, sentì delle giovani voci provenire da una tenda adibita a scuola. E si avvicinò chiedendo all’insegnante il permesso di immortalare con la sua macchina fotografica la lezione in corso. Ottenuto il permesso, il fotografo venne subito colpito dagli occhi magnetici di un’allieva che rimaneva un po’ defilata, Sharbat. Nasceva così una delle fotografie più celebri del secolo scorso, ormai unanimemente riconosciuta come “la ragazza afgana”. Pubblicata sulla prestigiosa rivista National Geographic. Un’immagine diventata simbolo della tragedia dell’Afghanistan e della dignità con cui il suo popolo ha affrontato la guerra e l’esilio.
La ragazza rimase sconosciuta per oltre 15 anni dalla pubblicazione dello scatto, finché McCurry non riuscì a ritrovarla. Dopo un lungo e pericoloso viaggio, tornò nel paese ancora in guerra e rivide la ragazza con la stessa carica emotiva con cui l’aveva lasciata. “La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa”.
Nei mesi scorsi Sharbat Gula – questo il nome della ragazza, e anche il titolo della foto – ha lanciato un appello dopo la salita al potere in Afghanistan dei Talebani. Oggi ha 48 anni ed è madre di quattro figli. La richiesta di aiuto ora è stata raccolta dalle autorità italiane, come risposta “alle sollecitazioni di quanti nella società civile e in particolare fra le organizzazioni no profit attive in Afghanistan hanno raccolto, dopo gli eventi dello scorso agosto, l’appello di Sharbat Gula a essere aiutata a lasciare il proprio Paese“. La donna è giunta a Roma grazie al governo italiano che ne ha organizzato il trasferimento nel nostro Paese…