Attraverso 130 opere provenienti da musei di tutto il mondo, la mostra a tre mani delle Gallerie d’Italia di Milano illustra il fenomeno del Grand Tour tra Settecento e Ottocento nella penisola italiana, con una particolare attenzione agli effetti che tali viaggi di formazione e aggiornamento culturale hanno determinato: il rinnovato interesse per l’antico (che si riflette nel gusto neoclassico), il nuovo interesse per il paesaggio e per i fenomeni naturali (che sfoceranno nelle suggestioni romantiche) e il mutamento della produzione artistica locale.
La mostra Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei alle Gallerie d’Italia di Milano è incentrata sul fenomeno che, tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, vede molti giovani aristocratici provenienti dal Nord Europa, dalla Spagna, dalla Russia e persino dall’America compiere un viaggio di formazione nella penisola italiana. L’Italia era meta privilegiata del Grand Tour sia in virtù delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche che offriva sul suo territorio, sia in virtù del patrimonio storico-artistico, tanto per quanto riguarda l’arte antica quanto per i capolavori moderni e contemporanei. Sono, del resto, quegli stessi tratti distintivi che, ancora oggi, attraggono ogni anno nel nostro paese milioni di turisti da ogni dove. Si tratta di una grande mostra corale a tre mani, curata da tre differenti studiosi (Fernando Mazzocca, Francesco Leone e Stefano Grandesso), che sono stati in grado di riunire circa 130 pezzi, tra cui preziosi prestiti da musei illustri come l’Hermitage di San Pietroburgo, il Museo Archeologico di Napoli, la National Gallery di Londra e il Louvre.
La prima parte della mostra è dedicata ai luoghi del Gran Tour: le città e i paesaggi. Tra le grandi capitali del Gran Tour italiano, oltre a Firenze, Venezia e Napoli, protagonista indiscussa dei viaggi è Roma, che, come mostrano i dipinti di Gaspar Van Wittel e Giovanni Paolo Panini, si afferma come meta prediletta in virtù della sua storia, delle sue vestigia antiche, dei suoi monumenti moderni e delle numerose occasioni di festa in cui i viaggiatori potevano imbattersi. Segue poi una rassegna di numerosi dipinti che documentano l’interesse per le rovine antiche (soprattutto per via delle recenti scoperte archeologiche di Pompei, Ercolano e Paestum), per il paesaggio mediterraneo italiano (sia in chiave più analitica e illuminista, sia in chiave più romantica con l’invenzione del genere del capriccio) e per i fenomeni naturali (in particolar modo per le eruzioni del Vesuvio che, oggetto di attrazioneper viaggiatori, collezionisti ma anche scienziati, sono immortalate dalle suggestivetele del francese Pierre-Jacques Volaire).
La successiva sezione è dedicata ai personaggi del Gran Tour. Emerge qui come i grandi protagonisti di questi viaggi non siano stati solamente giovani di elevata estrazione sociale (com’è più noto), ma anche collezionisti d’arte, intellettuali, letterati, artisti, musicisti e scienziati, effigiati dai più grandi ritrattisti del tempo, in viaggio in Italia per aggiornamento culturale o per esperienze intime e personali. Tra i principali protagonisti spiccano senz’altrole figure di Winkelmann, che svolge un ruolo di primo pianonello sviluppo del nuovo gusto neoclassico, Goethe e Madame de Staël, autori di importanti testi letterari dedicati ai loro viaggi in Italia.
Di particolare fascino sono la sezione dedicata alla bellezza del popolo romano che, seppur più marginale rispetto al tema della mostra, raccoglie squisite scene di genere di mano di artisti come Géricault, Delaroche, Sabletispirate alle composizioni classicheggianti del Rinascimento italiano, e la vasta proposta di souvenirs, oggetti di piccole dimensioni che venivano acquistati dai viaggiatori in occasione dei loro soggiorni in Italia. Si trattava di riproduzioni in formato ridotto di anticaglie o celebri statue antiche o rinascimentali, nei materiali più disparati, dal marmo, al bronzo, al biscuit (tecnica che consisteva in una particolare cottura della porcellana, che la rendeva più opaca e quindi più somigliante al marmo, decisamente più costoso), realizzate da botteghe specializzate in tale tipologia di produzione (come quelle romane di Giuseppe Valadier, Carlo Albacini e Giovanni Volpato).
Paesaggi e ritratti sono dunque i veri protagonisti di questa mostra, che ha saputo esaltare come nel corso del XVIII secolo questi due generi artistici abbiano ricevuto un grande impulso al rinnovamento grazie all’estro creativo di maestri come Van Wittel, Canaletto, Ducros, Hackert, Wright of Derby per il paesaggio e Pompeo Batoni e Anton RaphaelMengs per il ritratto. Se manca forse una sezione dedicata alla pratica del viaggio in sé, via mare o via terra – come era stato fatto invece nella grande mostra dedicata al medesimo tema tenutasi alla Tate di Londra nel 1996-, importante è la presenza di due grandi pittrici donne: Angelica Kauffmann e Elisabeth Louise Vigée Le Brun, in mostra con ritratti di artisti e collezionisti.
Gran Tour è una mostra adatta a ogni tipo di pubblico. Se per il grande pubblico offre una panoramica generale del contesto culturale e artistico in cui tale fenomeno si inserisce, gli specialisti del settore vi troveranno dei pezzi unici, rari e poco noti. Tra questi si segnalano in particolar modo i micromosaici prodotti a Roma dalla bottega di Michelangelo Barberi, di uno squisito virtuosismo tecnico; un Mercurio in bronzo del I secolo d.C. proveniente dalla Villa dei Papiri di Ercolano; un meraviglioso Canaletto in prestito dalla National Gallery di Londra che descrive, con rapidi e guizzanti tocchi di colore, una Venezia in festa; un centrotavola – tra i più grandi al mondo – biscuitdella bottega di Volpato, composto originariamente da ben 98 pezzi.
Infine, la mostra si apre l’Amorino di Canova dell’Hermitage di una disarmante bellezza, che non può non richiamare la grande mostra tenutasi alle Gallerie non più tardi di due anni fa sul genio della scultura neoclassica. Gran Toursi inserisce infatti perfettamente in quel filone di esposizioni, già portato avanti dalle recenti mostre dedicate ad Hayez (2015), a Canaletto e Bellotto (2016) al Romanticismo (2018), al Neoclassicismo di Canova e Thorvaldsen (2019) e a Tiepolo (2020), che fa del museo milanese uno dei principali punti di riferimento nell’ambito della produzione artistica tra XVIII e XIX secolo.
L’allestimento è suggestivo ed efficace, con tinte violacee che esaltano le opere senza sovrastarle. Insomma, una mostra in grande stile e classe sotto ogni aspetto, come solo le Gallerie d’Italia sanno fare.
Gran Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei
A cura di Fernando Mazzocca, Francesco Leone, Stefano Grandesso
19 novembre 2021 – 27 marzo 2022
Milano, Gallerie d’Italia (Piazza della Scala, 6)