Lucian Freud ha rinnegato un autoritratto nudo perché ne era imbarazzato? É questo quel che sembra emergere dagli ultimi studi degli esperti, che stanno indagando su una vicenda risalente a più di vent’anni fa. Tutto ha avuto inizio quando un anonimo collezionista svizzero ha acquistato il dipinto all’asta. A quel punto Freud avrebbe negato la paternità del dipinto svalutandolo quasi totalmente. Ora, come anticipato, tre studi indipendenti hanno confermato che l’opera è davvero un’autentica di Freud.
Il dipinto, senza data e intitolato Standing Male Nude, è stato venduto all’asta nel 1997 a Ginevra. Secondo il compratore, qualche tempo dopo l’aggiudicazione, lo stesso Freud gli avrebbe telefonato offrendosi di pagare il doppio del prezzo pur di riavere indietro l’autoritratto. Se non l’avesse fatto, l’artista avrebbe negato l’autenticità del dipinto. Il collezionista, resistendo all’offerta, ha così visto l’opera perdere l’illustre paternità. Ora, dopo anni di ricerche, questa incredibile versione potrebbe trovare conferma.
D’altra parte lo stile carnoso e palpitante di Standing Male Nude sembra proprio in linea con i ritratti a cui Freud ci ha abituato, come conferma lo storico dell’arte Hector Obalk. Secondo i testimoni, l’autoritratto nudo era inoltre appeso in un appartamento ginevrino frequentato da artisti – tra cui Francis Bacon e, a volte, Freud – per intrattenere tra loro relazioni gay. Forse per l’artista l’opera era stata pensata esclusivamente per quella destinazione e nessun’altra sarebbe stata accettabile. Così, fallito il tentativo di riacquisto, ne avrebbe negato l’autorialità. Risultato: il dipinto ha perso sostanzialmente qualsiasi valore, divenendo impresentabile sul mercato.
A questo punto il collezionista ha ingaggiato un detective privato, Thierry Navarro, che negli anni ha approfondito le vicende legate all’appartamento ginevrino. Navarro ha scoperto che l’appartamento era usato segretamente da Bacon e da altri amici gay, e che Freud sarebbe stato tra i suoi visitatori (l’omosessualità era legale in Svizzera già dal 1942, al contrario di quel che succedeva nel Regno Unito). Inoltre, secondo Navarro «c’è un testimone ancora vivente a Ginevra, nella comunità gay, che ha riconosciuto il dipinto. Questo testimone sapeva della relazione tra Freud e Bacon. Ha fornito molti dettagli. Ha detto che Bacon chiese a Freud di dipingere questo quadro per lui, e che Bacon teneva questo dipinto esposto all’ingresso dell’appartamento».
All’origine di tutto potrebbe esserci dunque la controversa relazione che unì Freud a Bacon. Amici, colleghi, forse amanti. Sono tante le storie che negli anni si sono susseguite a formare una narrazione eterogenea e mai chiarita. L’amicizia tra Lucian Freud e Francis Bacon è una delle grandi vicende che anima, soprattutto a posteriori, l’arte del Novecento. Un’intesa lunga un quarto di secolo e poi interrotta per ragioni mai definite. Qui forse si aggiunge un nuovo capitolo, senza che questo possa dirsi esaustivo o chiarificatore.
Che Freud volesse cancellare la prova delle sue presunte frequentazioni gay ginevrine? Forse. E se invece fosse tutto scaturito dalla misteriosa ma definitiva rottura con Bacon? Probabilmente la vicenda si va ad aggiungere alle tante questioni insolute di questa storia.
Quel che però sembra sempre più certo è che Standing Male Nude, dopo tutto questo discutere, possa effettivamente essere attribuito a Freud. La conferma arriva anche dall’esperto d’arte britannico Nicholas Eastaugh, che ha comparato le opere di Freud appartenenti alla collezione della Tate, insieme alle immagini a infrarossi dei disegni dell’artista, al ritratto ginevrino rivelando “un risultato comparativo positivo e l’assenza di indicatori negativi“. Allo stesso modo Carina Popovici, cofondatrice di Art Recognition, ha affermato che la sua ricerca “ha classificato parti del dipinto come opera di Freud” con una probabilità “fino al 95 percento“.
Navarro, forse inebriato dalle scoperte raggiunte, solleva la possibilità che ci fosse un collaboratore – forse Bacon – che contribuì al completamento dell’opera. Una bella ipotesi. Forse troppo.