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Keith Haring torna a Pisa. 170 opere in mostra a Palazzo Blu

Untitled [Senza titolo] 1985 Acrilico e olio su mussola, 304.8 × 396.2 cm Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation Untitled [Senza titolo] 1985 Acrilico e olio su mussola, 304.8 × 396.2 cm Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Untitled (Self-Portrait) [Senza titolo (autoritratto)] 1987 (ristampa 2006) C/Stampa digitale, 50 x 50.5 cm, Ed. 3/25 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Untitled (Self-Portrait) [Senza titolo (autoritratto)] 1987 (ristampa 2006) C/Stampa digitale, 50 x 50.5 cm, Ed. 3/25 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Dopo il murale Tuttomondo (1989), Keith Haring torna idealmente a Pisa con una mostra a lui dedicata al Palazzo Blu. 170 opere raccontano la sua poetica unica, dal 12 novembre 2021 al 17 aprile 2022.

L’arte è vita. La vita è arte. L’importanza di entrambi è esagerata e fraintesa.

 

Keith Haring in Diari, 1978

Lo avevamo visto arrampicato sui ponteggi a dipingere le pareti del convento di Sant’Antonio a Pisa, non lontano dalla Stazione Centrale. Era il 1989. Keith Haring era provato dalla malattia, che lo avrebbe portato via pochi mesi dopo, ma metteva tutte le sue energie in quelle linee decise e in quei colori pastello che nel giro di un paio di giorni avrebbero creato il celebre murale Tuttomondo. Disegnava a suon di musica e invitava la gente, che osservava affascinata, a dipingere con lui. Molti ragazzi, colore in mano, ripassavano i segni e le linee che Haring creava ininterrottamente. Come ha scelto le tinte? Gli avevamo chiesto. Ispirandosi agli affreschi consunti del Camposanto vecchio di Pisa, immaginandoli con la loro vivacità trecentesca.

Adesso, a distanza di trentadue anni Keith Haring (Reading, 4 maggio 1958 – New York, 16 febbraio 1990) torna a Pisa in una grande mostra a Palazzo Blu (sino al 17 aprile 2022), che ne presenta per la prima volta in Europa il percorso completo: 170 opere provenienti dalla Nakamura Keith Haring Collection, la collezione personale di Kazuo Nakamura, ospitata nel museo dedicato all’artista in Giappone. Dai primi lavori agli ultimi, comprese molte serie complete (Apocalypse, 1988; Flowers, 1990; The Bluprint Drawings, 1990), disegni, sculture, grandi opere su tela come Untitled (1985), manifesti ed altro.

Untitled [Senza titolo] 1985 Acrilico e olio su mussola, 304.8 × 396.2 cm Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Untitled [Senza titolo] 1985 Acrilico e olio su mussola, 304.8 × 396.2 cm Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

Omini stilizzati che lottano, si abbracciano, si incrociano, si penetrano in miriadi di buchi creati ad arte in una fantasia che evoca, nonostante tempi e culture diverse, Hieronymus Bosch. Incubi, desideri, fissazioni, passioni, paure, tutti fissati in linee decise, forti, colorate. Neonati che balzano a celebrare la vita che, nella realtà, appare cupa e disperata. Il soggetto del “bambino” è ricorrente nell’opera di Haring. Due giorni prima di morire, debole anche solo per parlare, l’artista tenta ancora di disegnare un neonato che sprigiona raggi di luce e alla fine ci riesce. In quel neonato c’è lui stesso in una illusoria resurrezione o in una speranza. Chissà.

Haring ha vissuto gli sconvolgimenti della New York degli anni Ottanta quando l’economia americana era in crisi e la metropoli preda di violenza, droga, discriminazione, povertà. Con le sue opere ha cercato di sensibilizzare il pubblico su temi come gli aspetti negativi della tecnologia, la distruzione dell’ambiente, la droga, il razzismo, e l’AIDS. L’arte deve fondersi con la vita di tutti i giorni, come raccontano le otto sezioni della mostra. La prima riflette gli inizi dell’artista a New York, dove si trasferisce nel 1978, si iscrive alla School of Visual Art, e fa coming out. Presenta i primi semplici segni grafici (bambini, animali, cuori, televisori, angeli, omini) realizzati con gesso bianco sopra i pannelli pubblicitari abbandonati nelle stazioni metropolitane di New York. Si impone come un artista di street art e crea un linguaggio subito riconoscibile (“codice Haring”).

Poi Oltre i limiti, una serie di cinque serigrafie Untitled (Fertility Suite), del 1983, porta il visitatore nel tema della fertilità con immagini dominate da donne gravide e neonati, resi con colori fluorescenti sotto una luce nera. Dedicate ai bambini sono Le Storie. Poi c’è La Musica, compagna fissa del lavoro di Haring, sulla strada o nell’atelier, una musica che riflette il rumore della vita newyorkese.  I Messaggi, altra sezione, invitano la gente ad abbandonare l’energia nucleare, mentre i Poster predicano la prevenzione dall’AIDS, i diritti dei gay e sensibilizzano contro la guerra, l’uso delle droghe, il razzismo ed altro. Dai Simboli e Icone, che mettono al centro i personaggi più emblematici della sua opera alla Distopia rivelata, in cui l’artista vive come omosessuale la paura dell’AIDS, esternando il suo inferno in immagini realizzate, con la tecnica del collage, con lo scrittore beat William Burroughs, sino all’Energia primordiale e alla Fine dell’inizio: un vero caos ultimo.

Untitled (Fertility) [Senza titolo (Fertilità)] 1983 Serigrafia su carta, 106 x 127 cm, Ed. 75/100 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Untitled (Fertility) [Senza titolo (Fertilità)] 1983 Serigrafia su carta, 106 x 127 cm, Ed. 75/100 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Dog [Cane] 1986 Acrilico, serigrafia su legno, 127 x 96 x 4 cm, Ed. 4/15 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Dog [Cane] 1986 Acrilico, serigrafia su legno, 127 x 96 x 4 cm, Ed. 4/15 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Informazioni

KEITH HARING

Pisa, Palazzo Blu, 12 novembre 2021-17 aprile 2022

A cura di Kaoru Yanase, Chief Curator della Nakamura Keith Haring Collection

Realizzata dalla Fondazione Pisa in collaborazione con Mondomostre

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