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Venere divina a Mantova. Natura, ombra e bellezza chiude il bel progetto a Palazzo Te

Venere Palazzo Te Venere, Cupido e Marte, 1633, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino - Galleria Estense, Modena
Venere, Cupido e Marte, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino,1633, olio su tavola – Galleria Estense, Modena

La mostra Venere. Natura, ombra e bellezza, ancora visitabile fino al 12 dicembre, conclude il programma “Venere divina. Armonia sulla terra” di Palazzo Te a Mantova. Il progetto, curato da Claudia Cieri Via, che contava con un importante comitato scientifico (composto dalla curatrice, il direttore della Fondazione Stefano Baia Curioni, il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso e la direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti), è stato un successo. 

Assieme alla prima e la seconda tappa (Il mito di Venere a Palazzo Te, marzo-giugno 2021 e la Venere che benda Amore di Tiziano, quadro esposto da giugno) quest’ultima mostra completa il ciclo di appuntamenti dedicati a Venere. Ha ospitato importanti quadri da prestigiosi musei europei, tra cui il noto Venere e Cupido con un favo di miele di Lucas Cranach, forse uno dei quadri più importanti in mostra (Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles), il profondo olio su tavola del Guercino intitolato Venere, Cupido e Marte (Galleria Estense, Modena), il Ritratto di Cortigiana con scimietta di Paris Bordon (Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid), il delizioso olio su rame de La pesca del corallo o Il regno di Anfitrite di Jacopo Zucchi (Galleria Borghese, Roma) e Venere e Mercurio presentano a Giove Eros e Anteros del Veronese (Galleria degli Uffizi, Firenze). La scelta dei quadri è interessantissima, sono infatti presenti importanti artisti poco noti al grande pubblico, quali, appunto, Jacopo Zucchi, oppure Orazio Samacchini e Dosso Dossi.

La pesca del corallo o Il regno di Anfitrite, Jacopo Zucchi, 1585 circa, olio su rame – Galleria Borghese, Roma

Questo insieme di opere sono state il culmine del programma e della ricerca iconografica su Venere, fulcro dell’intero progetto, che era cominciato con la “caccia” alle immagini della Dea all’interno del palazzo, che poi ha ospitato nella sua seconda tappa la Venere che benda amore di Tiziano e che si conclude con questa rassegna di Veneri raffigurate fra la metà del XV secolo e gli anni ’30 del Seicento. In occasione di questa mostra è stato pubblicato il catalogo “Venere. Natura, ombra e bellezza”, a cura di Cieri Via.

Il 12 dicembre i quadri ritorneranno nei loro musei, ma il palazzo non sarà mai vuoto. Rimarranno tutte le Veneri (oltre ventotto…) che, anche se sono sempre state li, sui soffitti e sulle pareti, in stucco o affrescate, sono state studiate e svelate ai visitatori in occasione di questo progetto. Chiunque percorrerà le sale di Giulio Romano, sempre guardando all’insù e a bocca aperta, dovrà fare attenzione a non saltare nessuna…è una bella sfida quella di provare a trovare le ventotto raffigurazioni di Venere (nota di chi scrive: è utile avere a portata di mano il volume di Claudia Cieri Via “Venere a Palazzo Te”, che fa sempre parte del programma)…

Dopo quest’ultima settimana di mostra, dal 12 dicembre, a progetto concluso, non ci resterà che aspettare notizie da Palazzo: non vediamo l’ora di vedere quali saranno i prossimi progetti…

Venere che disarma Amore o L’educazione di Amore, attribuito a Orazio Samacchini, 1560 circa, olio su tela – Museo di Palazzo D’Arco, Mantova

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