Si chiama La Macchina drogata la mostra presentata all’Archivio Vincenzo Agnetti di Milano, aperta al pubblico fino ad aprile 2022. A cura di Guido Barbato, l’esposizione è dedicata a uno dei lavori più significativi della produzione di Agnetti, La Macchina drogata (1967), prima opera dell’artista pensata come teatro statico, cioè come «spettacolo senza movimento, senza personaggi e senza testo», una «sorta di palcoscenico per una performance di oggetti». Per il suo valore polisemico, per l’impianto teatrale e per tutto ciò che potenzialmente potrebbe produrre, La Macchina drogata, una calcolatrice Olivetti Divisumma 14 manipolata personalmente da Agnetti, sostituendo i numeri con delle lettere, si configura come una delle opere più interessanti del Novecento. Questo progetto così complesso e all’avanguardia per l’epoca in cui è stato concepito, implica differenti significati, sia di critica del linguaggio, di critica politica, sia delle problematiche relative alla casualità e del rapporto con la tecnologia e l’intelligenza artificiale.
Vincenzo Agnetti (1926-1981) è stato poeta, scrittore, artista, critico e ingegnere, ma anche uno degli esponenti più attivi negli ambienti delle neo-avanguardie milanesi di quegli anni, collaborando con artisti come Paolo Scheggi, Enrico Castellani e Piero Manzoni. In occasione della Diciassettesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, associazione non-profit che riunisce differenti importanti realtà museali italiane, lo spazio dell’Archivio in Via Machiavelli 30 rimarrà aperto al pubblico dalle 12 alle 19, permettendo la visita gratuita della mostra La Macchina drogata. L’Archivio inoltre aderisce all’iniziativa con la mostra attualmente in corso al Museo del Novecento di Milano, realizzata in sinergia con l’Associazione Paolo Scheggi, IL TEMPIO. La nascita dell’Eidos, di Vincenzo Agnetti e Paolo Scheggi, anch’essa visitabile gratuitamente nella giornata di sabato.