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Quando l’illuminazione fa la differenza: il caso di Klimt a Roma

Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi
Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi
Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi
Sono già più di 60.000 i visitatori della mostra Klimt. La Secessione e l’Italia, in scena a Palazzo Braschi di Roma. L’esposizione ripercorre le tappe dell’intera parabola artistica di Gustav Klimt, ne sottolinea il ruolo di cofondatore della Secessione viennese e – per la prima volta – indaga sul suo rapporto con l’Italia, narrando dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi.

Klimt. La Secessione e l’Italia è una mostra capace sia di coniugare l’interesse mainstream per Klimt sia di rinnovare, approfondendola, l’immagine di artista dalla fama globale. Lo con un taglio curatoriale apprezzabile alle nostre latitudini – l’affondo sull’Italia e sul suo rapporto con la penisola – e con un’attenzione espositiva particolare – l’illuminazione curata da Francesco Murano.

Partiamo dalle opere esposte. Sono 200 le opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture che rappresentano Klimt e gli artisti della sua cerchia. Si tratta di prestiti provenienti dal Belvedere Museum di Vienna, tra i più importanti musei al mondo a custodire l’eredità artistica klimtiana, e dalla Klimt Foundation.

Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi
Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi

Per questo abbiamo l’occasione unica di ammirare opere quali Giuditta I, Signora in bianco, Amiche I (Le Sorelle) (1907) e Amalie Zuckerkandl (1917-18). A questi si aggiungono prestiti del tutto eccezionali, come La sposa (1917-18), che per la prima volta lascia la Klimt Foundation, e Ritratto di Signora (1916-17), trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato nel 2019.

Quanto all’illuminazione, invece, spiega Murano, si tratta principalmente di fare i conti con l’oro che brilla nei quadri.

É essenzialmente un problema di equilibrio tra il soggetto e la decorazione che lo circonda, entrambi protagonisti dell’opera di Klimt. Anche in questo caso sono stati utilizzati dei sagomatori, speciali apparecchi capaci di circoscrivere la luce sull’opera, ma sono stati sempre sfocati o sfumati con filtri diffusori per fare in modo che la luce sembrasse emanare dall’opera stessa”.

L’architetto delle luci, dopo aver illuminato anche Monet a Palazzo Reale a Milano, Boldini a Palazzo Albergati a Bologna, Mondrian al Mudec di Milano, Wonder Woman a Palazzo Morando e TvBoy sempre al Mudec, è attualmente impegnato in nuovi allestimenti. Tra questi quello per la mostra su Paolo Pagani alla Pinacoteca di Como.

Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi
Klimt. La Secessione e l’Italia. Foto di Doddo Arnaldi

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