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Lo Spirito della Porcellana. L’Italia protagonista della prima Biennale di Ceramica in Cina

Diego Cibelli, Heard melodies are sweet, but those unheard are sweeter, 2021 Diego Cibelli, Heard melodies are sweet, but those unheard are sweeter, 2021
Diego Cibelli, Heard melodies are sweet, but those unheard are sweeter, 2021
Diego Cibelli, Heard melodies are sweet, but those unheard are sweeter (2021)

É aperta al pubblico fino al 17 marzo 2022 al Ceramic Art Venue Museum di Jingdezhen la prima edizione della Biennale Internazionale di Arte Ceramica di Jingdezhen. Intitolata The Spirit of Ceramics, nasce da un’idea del Ministero della Cultura Cinese, insieme a Zhong Art International e al Museo Carlo Zauli.

Ospite speciale di questa primissima edizione è l’Italia, alla quale è stato dedicato un intero padiglione che ospita il progetto espositivo In bianco. La porcellana nella ceramica d’arte italiana contemporanea, a cura di Matteo Zauli e Xiuzhong Zhang. Sono molti gli artisti italiani che partecipano, da Francesco Ardini a Chiara Camoni, dal duo Ornaghi & Prestinari a Mimmo Paladino, da Alberto Garutti a Italo Zuffi. 

FOS ceramiche, Artika 2 (2019)
FOS ceramiche, Artika 2 (2019)

The Spirit of Ceramics si snoda su più livelli che raccontano gli utilizzi della porcellana in Italia oggi, e il suo legame con la Cina, unendo i due ambiti artistici della ceramica: da un lato i ceramisti scultori o i ceramisti designer, che infondono nelle proprie opere grande sapienza tecnica ed originalità, dall’altro gli artisti che la utilizzano saltuariamente, spesso in collaborazione con artigiani di grande livello, e che proiettano le opere in una dimensione concettuale. Inoltre, viene approfondito il rapporto tra l’uomo e la Natura, esaltando il ruolo dell’opera quale oggetto arcaico adoperato in ogni tempo per testimoniare la presenza umana sulla Terra.

Luce Raggi, Too blue to be true (2017)
Luce Raggi, Too blue to be true (2017)

«Questo progetto espositivo intende essere sintesi della contemporaneità italiana della ceramica applicata al materiale porcellana che, anche nel nostro paese, è fonte di immenso fascino. Un fascino che si ricollega proprio alla storia gloriosissima di Jingdezhen, un luogo che anche qui in Italia viene identificato come la punta di diamante di una Cina che, come si sa perfettamente tra gli addetti ai lavori è il luogo da cui l’arte ceramica deriva. La porcellana, nel corso dei secoli, soprattutto tra il XIV e il XV secolo, grazie anche ai commerci e gli scambi con l’Oriente ha affascinato i ceramisti italiani. Nei principali centri italiani di produzione ceramica si sviluppano in quegli anni le cosiddette famiglie decorative ‘alla porcellana’: gli artigiani, infatti, non riuscendo ancora a sciogliere il ‘segreto’ tecnologico che avvolgeva questi leggeri e rilucenti manufatti provenienti dalla Cina, si ispiravano al raffinato naturalismo in monocromia blu su fondo bianco, espressione dei ceramisti cinesi della dinastia Ming, per la realizzazione di maioliche decorate chiamate appunto “alla porcellana”» dichiara il curatore, Matteo Zauli.

 

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