Se ne è andato a 101 anni, la sera di Natale, nella sua casa a Sacramento. Lo avevamo appena celebrato qui il grande Wayne Thiebaud. Pittore di una pittura densa, brillante, pastosa, sensuale. Delicata e lentissima. Una pittura di glassa, estremamente tattile. Venerato per i suoi morbidi e meravigliosi dolci costruiti in punta di zucchero e olio, ha eternato i cupcake cristallizzandoli sulla tela, in opera d’arte. Ha fatto del pasticcino una icona pop, data in pasto a tutti. Celebrati e riprodotti ovunque, li ha cesellati uno ad uno, donando alla pasta, alla frolla e alla formina che le culla, quell’infinità di sfumature cangianti e di riflessi cromati che li addensa e fa vibrare. Elevandoli, verso altre dimensioni di senso che corrono oltre la più immediata lettura pop. Così ha fatto con i gelati, le caramelle, i muffin, le torte, le fette di torta, e la panna. Gli strati di panna, dalle svariate consistenze e sofficità dove l’amarena spesso affoga. Tutto rigorosamente multicolore, accarezzato di strabordante materia soffiataci sopra come zucchero a velo che va a sciogliersi sopra ogni centimetro intelato avvolgendo l’opera di una sorta di onirica crema di glassa (a volte stesa direttamente col coltello). Una quantità infinita di pasticcini replicanti, dipinti, costruiti, in serie o singoli. Molteplici oppure unici, stesi su piani orizzontali dalla severa architettura formale geometrica. Sempre con un’ombra dolcemente marcata, spesso blu, a bagnare i fondi latte dal sapore metafisico.
Cantore e cultore di dolci sì, ma anche di oggetti quotidiani, cosmetici, giocattoli (i classici simboli del consumismo occidentale, resi senza ampollosa retorica americana), e anche ottimo ritrattista e paesaggista dalle prospettive vertiginose (sempre bidimensionale, oggettivo, frontale), Thiebaud ci lascia (qua il post di Eleanor Acquavella) dopo aver appena superato il secolo (era nato nel 1920 a Mesa in Arizona) e dopo aver festeggiato l’anno scorso, novembre 2020, il suo centesimo compleanno con il suo nuovo record d’asta da Christie’s avvenuto qualche mese prima a luglio: Four Pinball Machines del 1962 aggiudicato a 19 milioni di dollari (il doppio del secondo top, arrivato a 9,8 milioni a giugno da Phillips – Winding River del 2002). Un mercato sugli scudi, il cui fatturato complessivo in asta nei soli ultimi 3 anni ha toccato i $ 93 milioni.
“La meraviglia dell’intimità e l’amore per lo sguardo prolungato. Fissare a lungo ma nello stesso tempo muovere l’occhio per scoprire veramente cosa c’è dietro. E poi ci sono così tante sottigliezze, elementi che possono sembrare una cosa in un momento e un’altra il momento dopo”. Wayne Thiebaud a proposito di Giorgio Morandi
Cresciuto in una famiglia di mormoni inizia la sua “carriera” come grafico commerciale, illustratore e direttore pubblicitario a New York. Dopo la Seconda Guerra Mondiale torna in California dove nel 1951 allestisce la sua prima personale presso la Crocker Art Gallery (Sacramento). Ispirato dai dipinti di De Kooning, Diebenkorn e dal nostro Giorgio Morandi, nel 1967 rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di San Paolo. Un lustro più tardi, nel 1972, partecipa alla Documenta 5 di Kassel. Nel 1985, il San Francisco Museum of Art inaugura una delle più grandi retrospettive della sua carriera. Sempre presente con qualche lavoro a ogni fiera di livello (Acquavella la sua galleria di riferimento), soprattutto americana, è stato uno dei grandi e più influenti artisti statunitensi del Novecento. Un pittore eterno. Come i suoi cupcake.