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Dai lunghi orizzonti olandesi alla pura astrazione della forma. La parabola di Mondrian al MUDEC di Milano

Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione, MUDEC di Milano
Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione, MUDEC di Milano

Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto tra dicembre 2021 e gennaio 2022 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.

Nell’anniversario dei 150 anni dalla nascita, il Mudec di Milano presenta una completa retrospettiva su Piet Mondrian, a cura di Daniel Koep e Doede Hardeman fino al 27 marzo. In un crescendo rossiniano, la mostra fa dapprima luce sui lunghissimi orizzonti dei paesaggi olandesi per poi perdersi tra le trame geometriche e primarie del vero cavallo di battaglia del pittore di Amersfoort: il Neoplasticismo.

Le opere che troviamo all’interno degli ampi spazi espositivi sono suddivise per sezioni tematiche, seguendo il ciclo di vita di Mondrian. La chiave di lettura è dunque molto chiara, si tratta proprio dell’evoluzione artistica e stilistica dell’artista, il paesaggio della Scuola dell’Aja è il filo conduttore tra le prime opere figurative e quelle astratte che tutti conoscono come lo zenit di Mondrian.

Fin da subito si parte coi ritratti del 1909 sia di Mondrian che dei suoi colleghi Cees Spoor e Jan Sluijters, ritratti che trovano il loro senso nel movimento Simbolista.

“Non ho mai dipinto in modo romantico, fin dall’inizio, sono sempre stato un realista” (Piet Mondrian)

Successivamente troviamo la Scuola dell’Aja, dove possiamo ammirare le prime opere veramente realistiche, tra cui paesaggi e alberi. Sempre qui si concentra su uno studio en plein air, enfatizzando luci e atmosfere attraverso la raffigurazione di mulini, mucche e nuvole bianche dal carattere geometrico; creando l’archetipo del paesaggio olandese conosciuto anche oggi.

I Canali e le Fabbriche sono stati i primi dipinti a tecnica pointillisme, i primi dipinti che correvano verso il Neoplasticismo; nella successiva e ultima sala infatti, troviamo i quadri inconfondibili che lo hanno reso celebre in tutto il mondo: dipinti dalle forme geometriche pure a favore della razionalità estetica. Il tutto è accompagnato da due sale video esplicative che raccontano in sintesi il percorso di Mondrian, spiegando la sua iniziazione all’arte sin da quando era più piccolo, per arrivare alla maturazione con la serie di “Rosso, Giallo e Blu”, fino al più celebre e incompiuto “Victory Boogie Woogie”.

“Per me non c’è differenza tra i primi e gli ultimi lavori: fanno tutti parte della stessa cosa. Io non sento la differenza tra il vecchio e il nuovo nell’arte come una vera differenza, bensì come una continuità”. Così si conclude la mostra, con una delle citazioni alla base del pensiero dell’arte di Mondrian.

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