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Accordo Sicilia-Grecia. Una lastra del fregio del Partenone torna ad Atene

Frammento Fagan
Frammento Fagan
La Sicilia sottoscrive con la Grecia un accordo dalla grande valenza culturale. Torna ad Atene il frammento di una lastra appartenente al fregio orientale del Partenone, attualmente custodito nel Museo archeologico regionale A. Salinas di Palermo.

Un accordo – siglato dal Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo e dal Museo dell’Acropoli di Atene – che per la cultura ellenica ha un valore fortemente simbolico. La Sicilia fa così da apripista sul tema del ritorno in Grecia dei reperti dei Partenone, tema molto dibattuto in tutto il mondo. Come a Londra, dove solo poco più di tre mesi fa l’UNESCO (per la precisione l’ICPRCP, ) ha richiamato “il Regno Unito affinché riconsideri la sua posizione e proceda in un dialogo in buona fede con la Grecia”; la quale è dal 1984 che chiede la restituzione delle sculture del Partenone. Preziose opere tuttora conservate presso il British Museum di Londra.

Ma una di queste, il cosiddetto Reperto Fagan, è a Palermo. Si tratta di un frammento in marmo pentelico che raffigura il piede o della Dea Peitho o di Artemide (Dea della Caccia) seduta in trono. Ora il prezioso frammento trova la via di casa, in attesa di essere esposto in un contesto appropriato. Anche se non si tratta, almeno per ora, di un passaggio definitivo.

Il contratto prevede infatti un prestito di quattro anni da parte del Salinas, con il Reperto che fa ritorno al Museo dell’Acropoli di Atene. Un lungo viaggio quello dell’opera, passata anche per le mani del console inglese Robert Fagan, la cui collezione è stata acquistata dalla Regia Università di Palermo nel 1820.

In cambio, da Atene arriveranno a Palermo due reperti delle collezioni del Museo dell’Acropoli, ciascuno per un periodo di quattro anni. Il primo è un’importante statua acefala di Atena, databile alla fine del V secolo a.C.. La seconda un’anfora geometrica della prima metà dell’VIII secolo a.C.

La volontà della Sicilia è però quella di un ritorno in Grecia a tempo indeterminato del reperto. Obiettivo dichiarato per i prossimi anni. A tale proposito sembrano già avviate le discussioni con il Comitato per il recupero e la restituzione dei Beni Culturali. Nel frattempo, il ritorno ad Atene del frammento, anche se provvisorio, conferma il sentimento di fratellanza culturale che lega Sicilia e Grecia. Un gesto carico di significati, dalle molteplici narrazioni. É il riconoscimento delle comuni radici mediterranee e degli antichissimi e profondi legami tra i due Paesi.

Statua acefala di Atena
Statua acefala di Atena

Il Reperto Fagan in Italia e i tentativi di riconsegna alla Grecia

Il reperto archeologico, giunto all’inizio del XIX secolo nelle mani del console inglese Robert Fagan in circostanze non del tutto chiarite, alla morte di questi fu lasciato in eredità alla moglie che, successivamente, lo vendette tra il 1818 e il 1820 al Regio Museo dell’Università di Palermo, oggi Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas”.

Già in passato si sono avute interlocuzioni volte al ritorno ad Atene del frammento del fregio del Partenone. In particolare tra il 2002 e il 2003, in occasione della visita di Stato in Grecia del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e in vista delle Olimpiadi di Atene 2004, fu aperto il dibattito. E ancora  nel 2008, in occasione dell’inaugurazione del Nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, attraverso la mediazione dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma anche in quell’occasione, alla fine, si trattò solo di un prestito annuale (dal settembre 2008 al marzo 2010). Dopo il suo ritorno in Sicilia ebbe inizio un silenzio, salvo tra gli addetti ai lavori, interrotto solo con i recenti sviluppi.

Anfora geometrica

La Statua di Atena e l’anfora che arriveranno al Museo Salinas da Atene

La statua (Akr. 3027), alta cm 60 e in marmo pentelico, raffigura la dea Atena vestita con un peplo segnato da una cintura portata sulla vita. Indossa un’egida stretta disposta trasversalmente sul petto, originariamente decorata con una gòrgone al centro, andata perduta. La figura sostiene il peso del proprio corpo sulla gamba destra, mentre con il braccio sinistro si appoggia, probabilmente, a una lancia. La posa flessuosa e la resa morbida e avvolgente dell’abbigliamento sono tipiche dello stile attico dell’ultimo venticinquennio del V secolo a.C., influenzato dai modelli partenonici (c.d. “Stilericco”).

L’anfora (1961 ΝΑΚ 196), integra e di grandi dimensioni (alt. cm 41,5), è un importante esemplare della categoria della ceramica geometrica, una produzione caratteristica delle fabbriche ateniesi della prima età arcaica, che segna l’emergere di Atene fra le varie polis della Grecia. Si tratta di un’anfora utilizzata come cinerario, rinvenuta nel 1961 nella tomba 5 scoperta presso le pendici meridionali dell’acropoli. Rappresenta una vaso tipico del Geometrico Medio II, con corpo ovoide, alto collo svasato che termina con l’orlo rivolto verso l’esterno, e due piccole anse verticali  sulla spalla.

La decorazione, in gran parte a vernice nera, comprende sul collo una fascia recante un meandro delineato tra strisce orizzontali, mentre sulla pancia del vaso è dipinto un grande riquadro metopale con triangoli allineati. La parte inferiore del corpo e le anse sono decorate con sottili strisce parallele. La forma e lo stile inconfondibile, tipico di questa fase della ceramica attica, ne denotano la cronologia molto antica, risalente alla prima metà dell’VIII sec. a.C. (800-760 a. C.): un periodo, cioè, in cui non era ancora iniziata la colonizzazione greca della Sicilia, da cui solo successivamente derivò l’afflusso di materiali greci nella nostra isola.

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