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Una Biennale cyborg. Cecilia Alemani racconta il suo progetto per Venezia

Cecilia Alemani_Photo by Andrea Avezzù_Courtesy La Biennale di Venezia_8294c Cecilia Alemani_Photo by Andrea Avezzù_Courtesy La Biennale di Venezia_8294c
Cecilia Alemani
Cecilia Alemani

“Non ho scelto in base ad artisti che conoscevo già. Mi sarei fatta un sacco di nemici!”. Nuovi particolari della Biennale by Alemani

Cosa succede quando il corpo e la macchina si uniscono nel cyborg? L’idea del cyborg è un leitmotiv che tocca molte opere in mostra”. A quattro mesi dal via alla Biennale Arte di Venezia – covid permettendo -, la direttrice Cecilia Alemani aggiunge qualche tassello ai contenuti del suo progetto. Già illustrato nelle linee generali nel giugno scorso. E lo fa con una lunga intervista rilasciata al mensile Icon. Gli interrogativi, a questo punto, cominciano a concentrarsi sui nomi degli artisti coinvolti. E lei – ma non stupisce – ancora non si sbottona: eppure qualche indicazione arriva, seppur in “negativo”. “Sono partita da un ground-zero”, risponde alla giornalista Samantha Casolari. “Non ho scelto in base ad artisti che conoscevo già. Mi sarei fatta un sacco di nemici!”. Stando a queste parole, quindi, non c’è da aspettarsi di vedere a Venezia “i soliti noti”. Ovvero una congerie di artisti con i quali lei ha già lavorato in passato.

Metafore sull’identità fluida, che non esiste necessariamente tra due polarità, ma è molto più aperta”. È questo uno degli aspetti del libro della pittrice surrealista inglese Leonora Carrington che lei anticipa tornerà nel suo progetto. Che si concentrerà su tre aree tematiche: il tema dei “corpi” al centro; le trasformazioni del corpo e la metamorfosi; la relazione dei corpi con la tecnologia. “Mi interessa riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia, la macchina o la scienza”. Cosa ci aspetta dunque in Laguna? “È una prerogativa della Biennale di Venezia quella di non premiare solamente il nuovo, il giovane, assecondando i trend. In un’edizione come la mia, che segue un periodo così lungo e tragico, penso sia importante soprattutto presentare non solo il nuovo, ma guardare anche a cosa è successo nell’ultimo secolo e se c’è qualcosa che la storia ci può insegnare”.

https://www.labiennale.org/it/arte/2022

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