Complice l’esplosione della pandemia, il 2020 non è stato un anno particolarmente scoppiettante in sede d’asta. Ecco quindi che le circostanze ci hanno lasciato in dote un 2021 incredibile, in cui tutte le case d’aste italiane hanno recuperato le ristrettezze dell’anno precedente. Il risultato? Un fitto susseguirsi di incanti e aggiudicazioni da record.
Per verificare che la ripresa del mercato sia reale bisognerà attendere il prossimo anno, ma nel frattempo possiamo goderci le aggiudicazioni vissute in questi dodici mesi. Un periodo dove i player del settore hanno giovato della formula phygital – ovvero l’ibrido tra fisico e digitale – e di un rinnovato interesse dei collezionisti a utilizzare l’arte come bene rifugio.
Vediamo com’è andato il 2021 di Bertolami Fine Art.
Qual è stato il fatturato 2021?
Le 33 aste tenute quest’anno (17 battute in sala, 16 online) hanno portato a un guadagno complessivo di €13.154.121,00.
C’è stato un incremento/decremento di fatturato rispetto agli anni precedenti?
Si, un incremento rispetto al 2020 (quando il fatturato era di € 11.344.841,00) c’è stato.
Quali sono stati i top lot?
- Rolex Daytona “Paul Newman” 6240 wide t swiss t, Three color black dial, circa 1969, € 278.070,00.
- Patek Philippe ref 5020 white gold, 1994, € 213.900,00.
- Scuola emiliana, seconda metà del XVII secolo, Allegoria della pittura, Olio su tela, 114×90,3 cm, € 211.050,00.
C’è un dipartimento in particolare che ha vissuto una crescita significativa?
In un contesto di generalizzato recupero del fatturato perduto nel 2020, le performances di crescita più interessanti registrate nel 2021 sono quelle del dipartimento di Old Masters e dei dipartimenti dell’area luxury, con particolare riferimento agli orologi di pregio e al settore gioielli, argenti, avori e coralli antichi. Molto bene come sempre la glittica e la numismatica classica, nicchie di mercato che rappresentano il core business della nostra azienda e la qualificano a livello internazionale.
Nel settore della numismatica classica abbiamo persino registrato il ritorno della richiesta della fascia di valore medio, negli ultimi anni un po’ in crisi. Il fenomeno è cavalcato dagli acquirenti asiatici, una clientela che non cerca più solo arte asiatica e che si sta dimostrando capace di condizionare pesantemente i nostri tradizionali equilibri di mercato. Nelle loro scelte d’acquisto va anche cercata la spiegazione del crescente successo del luxury, un trend che parla decisamente in cinese.
Segnalo già da diversi anni la rimonta dell’arte antica, un fenomeno di crescita non travolgente ma solido e costante che, questa è la novità interessante, comincia a interessare anche la fascia di qualità media, acquistata soprattutto dagli stranieri. Sul piano dei valori di mercato il gap con l’arte moderna e contemporanea è ancora elevato, ma lo straordinario rapporto qualità prezzo che continua a caratterizzare il mercato degli Old masters non fa che sostenerne la ripresa. Prima o poi si alzeranno anche i prezzi.
Quali sono le prospettive per il 2022?
Il 2022 ci regalerà un mercato sempre più virtuale. Come si diceva, andranno avanti le aziende capaci di individuare le migliori strategie di web-marketing ma, per sopravvivere, sarà necessario puntare anche sulla competenza. Per il cliente che compra da remoto, la serietà del venditore diventerà un requisito sempre più importante, saranno premiati gli specialisti in grado di eseguire un vetting accurato e di rispondere per eventuali errori di valutazione. Paradossalmente, in un campo delicato come quello del mercato dell’arte e del collezionismo di pregio, l’affermazione delle vendite online potrebbe costringere i venditori a diventare più affidabili. Speriamo che vada così.
Commento di Giuseppe Bertolami, Amministratore Unico di Bertolami Fine Art
Gli scenari di mercato in cui stiamo operando sono attraversati da contraddizioni non sempre facili da governare. L’accelerazione digitale imposta dalla pandemia ha creato una prossimità sinora mai sperimentata ai collezionisti dei più remoti angoli del pianeta, nuovi rapporti di clientela che prosperano sino a quando ci si muove sulla piazza virtuale, ma soffrono appena si torna alla realtà di spazi fisici in cui le barriere si moltiplicano.
La Brexit è una di queste barriere, un ostacolo alla libera circolazione delle merci tra l’Europa continentale e una delle principali piazze internazionali del mercato dell’arte che sta facendo soffrire sia noi che loro. Un altro muro difficile da scalare è quello dell’applicazione distorta delle leggi di tutela dei beni culturali da parte di una burocrazia statale, che non riesce a svolgere il suo necessario ruolo di controllo senza paralizzare le imprese di settore, un problema purtroppo tutto italiano.
Insomma, viviamo una strana situazione in cui è possibile scovare in capo al mondo il compratore interessato ad acquistare beni sino a ieri ritenuti invendibili, ma i guai cominciano quando bisogna consegnarglieli.