Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto tra dicembre 2021 e gennaio 2022 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
Si parla spesso di sostenibilità ambientale, di eticità e di equilibrio dell’ecosistema naturale. Ma questi termini sono spesso utilizzati con una vuotezza disarmante in virtù del politicamente corretto. È contro questa forma di autoreferenzialità che si scaglia la nuova esposizione inaugurata al Museo Madre di Napoli (fino al 2 maggio).
Rethinking Nature, a cura della direttrice del museo Kathryn Weir e della curatrice associata Ilaria Conti, è un nuovo format di mostra che si rivela molto più come spazio di riflessione e di confronto attraverso cui far partire la costruzione di un possibile nuovo mondo che come una mera “esposizione” di opere a sé stanti. I temi urgenti della crisi ambientale globale e dello sfruttamento della natura e dei popoli sono qui riproposti con un tono di voce forte e prorompente, creato da quaranta artisti e collettivi provenienti da ventidue paesi diversi – tra cui molti del continente africano e del Sud America.
Riscaldamento globale, innalzamento dei mari, estinzione di specie animali, incontrollabili infiltrazioni di tossicità sono elementi critici su cui si fonda la visione alternativa delle espressioni sperimentali che prendono qui voce sulla base di valori nuovi.
L’interconnessione che lega l’intero pianeta, resa ancora più evidente dalla tecnologia, è infatti fondamento di forme alternative di conoscenza e di pratiche sociali condivisibili e condivise nelle varie espressioni esposte.
Più che una denuncia, Rethinking Nature è una rivelazione di quanto l’arte contemporanea può analizzare pensieri radicati nel profondo, far riflettere su urgenti necessità globali, far progredire processi di mutamento culturale e politici già esistenti, spingendoli tramite forme espressive multidisciplinari verso una fase di compimento.
La visione imperialistica, e quindi di dominio massiccio, della natura in quanto fonte di guadagno e le dinamiche di dominazione sono oggetto delle imago mundi di Adriana Bustos, dei Weather Reports del Karrabing Film Collective e delle installazioni di Giorgio Andreotta Calò.
L’esplorazione di forme di lavoro anti-sfruttamento e di nuove forme di relazione tra uomo-uomo e uomo-natura sono realmente messe in pratica nel progetto Agricola Cornelia S.p.A. di Gianfranco Baruchello, iniziato negli Settanta nei dintorni di Roma, e nei progetti di agricoltura comunitaria su piccola scala quali INLAND (2010) di Fernando Garcìa-Dory nel nord della Spagna e Amakaba di Tabita Rezaire nella foresta amazzonica della Guaina francese.
Karikpo Pipeline di Zina Saro-Wiwa e i monotipi Defend Sacred Mountains di Edgar Heap of Birds parlano invece di spiritualità e ritualità radicate in un rapporto autentico e immediato con la natura.
Come punto di inizio e allo stesso punto di fine del percorso espositivo, si colloca l’installazione Pillar che, sospesa tra i piani del museo, evoca la storia di Napoli in quanto porto mediterraneo nella forma di una cascata di costruzioni che discendono da una barca rovesciata.
I filippini Alfredo e Isabel Aquilizan hanno coinvolto giovani residenti della città per la costruzione di quest’opera che si manifesta anche come spunto per l’ideazione di future forme di abitazione che per forza di cose dovranno nascere in risposta all’innalzamento dei mari.
La polifonia così composta è capace di trasmettere alternative concrete al sistema economico globale ancora fortemente legato a visioni imperialistiche e di dare vita a forme di pensiero critico che saranno condivise nella programmazione di eventi e laboratori che il Madre farà svolgere nelle proprie sedi. A sostegno di tutte queste espressioni il catalogo illustrato sarà accompagnato da riflessioni critiche di Denise Ferreira da Silva sull’incontrollabile crisi aggravata dal persistente paradigma moderno europeo.