Chiara Samugheo nasce (1925) e muore (2022) a Bari. Nel mezzo Milano, Roma, la Costa Azzurra e un’importante carriera di fotografa che l’ha portata a relazionarsi con personalità di spicco del panorama culturale dell’epoca.
Una Claudia Cardinale acqua e sapone, semplice e ingenua, appena arrivata in Italia come Miss Tunisia, che la fotografa veste di un suo abito attillato, le attacca le ciglia finte e la manda in copertina come bellissima donna sexy. O un Fellini domestico nell’intimità della sua casa ai Parioli mentre si fa la barba, in vestaglia, rilassato con Giulietta e gli amici. O un inedito e divertente Hitchocock (chi l’avrebbe mai detto del mago del brivido!), colto fra i cortili di Trastevere che gioca a nascondersi dietro un muro o a salire su una scala fingendo di cadere.
Straordinarie le situazioni, fatte di dialogo e di intimità, che Chiara Samugheo riusciva a creare con i grandi della storia del cinema. Donna libera e rivoluzionaria, la si ricorda ancora indomita 80enne a caccia di divi sulla Croisette accanto ai colleghi maschi durante il Festival del Cinema di Cannes. Ma la sua specialità era il ritratto di studio, che ha rinnovato giocando sull’essenzialità delle linee, sui forti contrasti cromatici, su una scenografia accurata, su acconciature stravaganti e sontuose. Diventerà un modello per la successiva fotografia di moda e di cinema degli anni ’80. Buona parte del suo archivio fotografico, che conta più di 160 mila scatti, è conservato al Centro Studi e archivio della comunicazione dell’università di Parma.
Nata a Bari il 25 marzo 1925, (ma amava dire fosse nata 10 anni dopo), è scomparsa a 96 anni, in una residenza per anziani, Chiara Samugheo, nome d’arte di Chiara Paparella. Era tornata ormai in età avanzata nel capoluogo pugliese, dopo il suo ultimo trasferimento in Costa Azzurra, in una casa ricca di opere d’arte sulla Promenade des Anglais, al termine di un’intensa vita professionale trascorsa tra Milano, Roma e Nizza. Approdata molto giovane a Milano, divenne presto amica di giornalisti e intellettuali, da Enzo Biagi a Pierpaolo Pasolini, Alberto Moravia, Dario Fo e Giorgio Strehler.
Fu il giornalista Pasquale Prunas, a lungo suo compagno di vita, a consigliarle di prendere un nome d’arte scegliendo per lei quello di un villaggio sardo e a lanciarla come fotografa. Approda alla fotografia per il cinema dopo un primo periodo dedicato alla cronaca e a reportage sociali sulle tarantolate e sull’infanzia a Napoli, poi il successo che l’ha portata a firmare le copertine di grandi riviste internazionali e ad affermarsi come la prima fotografa professionista italiana. É stata premiata con L’Oscar dei due mondi, Una vita per il cinema e L’espliege Award. Fra le pubblicazioni: Il cinema delle star, Cento dive cento anni di cinema, Il reale e l’effimero, Vanità sarda nell’edizione di Franco Maria Ricci.