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Natura, vetro e ironia. Intervista a Jennifer Hackett

Balancing Act, 2021 - Courtesy l’artista Balancing Act, 2021 - Courtesy l’artista
Balancing Act, 2021 - Courtesy l’artista
Balancing Act, 2021 – Courtesy l’artista
Jennifer Hackett è nata nel 1983 a Londra, vive e lavora a Roma. Utilizza il vetro come medium di predilezione. Il suo lavoro è intricato ed esplora l’esperienza umana della vita e ciò che incontra in natura, usando frattali e forme geometriche.

Cosa vuol dire confrontarsi continuamente con una storia dell’arte così stratificata, come quella presente a Roma? Reputi sia stato importante per la tua pratica artistica dialogare con il passato, per proiettarsi verso il futuro?

La mia laurea è in archeologia, ho studiato all’UCL di Londra, ma nessun posto è paragonabile a Roma. Il contatto viscerale che si ha con la storia non esiste in nessuna altra parte del mondo. Quando studiavo ero emotivamente attratta dai manufatti. Nel corso della storia gli individui sono stati legati agli oggetti che li circondavano nelle loro case e che venivano sepolti con essi dopo la morte. Il legame tra le persone e l’oggetto d’arte è viscerale. Svolge un ruolo nell’aiutarci a definire noi stessi. A Roma mi è stata data l’opportunità di ripercorrere ogni giorno le architetture, i dipinti, le statue e l’arte pubblica che attraversano i millenni. Ogni pezzo sembra ancora gridare dagli anni passati cos’era, ed è importante per le persone. Roma è un centro di cultura e arte che può essere visto semplicemente passeggiando per le strade ed è una risorsa incredibile per qualsiasi artista. È un piacere per me vedere e apprezzare opere storiche ed essere fisicamente in grado di giustapporre il mio lavoro al loro fianco. Sono grata ogni giorno per il mio tempo a Roma.

Cosa ha dato in più alla tua ricerca, esserti trasferita in Italia?

A parte l’estetica assimilata, ho imparato come le persone interagiscono con i loro spazi esterni. Venendo da un luogo dove, di solito, il tempo non consente di cenare o socializzare all’aperto, l’Italia è stata una rivelazione. Per la prima volta vedevo le persone trascorrere la maggior parte del tempo all’aperto. Questo cambia enormemente il panorama. L’attenzione sull’arte, e il come viene fruita, è enormemente diversa qui, rispetto al clima più freddo dell’Inghilterra, lì le persone di solito vedono l’arte all’interno di una casa o di un museo. A Roma, ci si ritrova nelle piazze, nei parchi e in altri grandi spazi esterni; il paesaggio è pieno di opere audaci di cui tutti possono condividere la bellezza. Oltre alle sculture pubbliche e all’architettura grandiosa, i murales hanno avuto un profondo effetto su di me: i lavori politici del rione Ostiense o le pareti intere dipinte da artisti come Elisa Caracciolo, che tratta il tema del femminicidio nel Rione San Lorenzo. L’arte qui è aperta, audace e coraggiosa; può essere vista da tutti.

Un altro aspetto del vivere in Italia che mi ha colpito più di quanto pensassi, è stato la natura in generale: la luce, i temporali, i terremoti. Sono stata scossa da tremori durante la notte, svegliata da esplosioni nel cielo e mi sono trovata tante volte in soggezione per il colore indescrivibile del cielo azzurro al mattino. Tutti questi aspetti mi hanno fatto capire come e perché le persone hanno creato l’arte, il loro rapporto con gli “dei”. L’effetto della natura è estremamente potente. In un certo senso la forza dell’arte riflette il potere della natura. Ha certamente incoraggiato la mia pratica, sono molto più coraggiosa di prima. Ora sento veramente il bisogno di esprimermi e di lasciare un segno. Posso sicuramente fare di più con il vetro, grazie all’incredibile luce che permea ogni cosa.

Growth, 2021, 53 x 52 cm - Courtesy l’artista
Growth, 2021, 53 x 52 cm – Courtesy l’artista

Chi sono i tuoi maestri?

Ho avuto la fortuna – in un momento in cui ero a casa con due bambini – di studiare alcune vetrate di livello mondiale visitando la Cattedrale di Ely e il museo adiacente (Stained Glass Museum di Ely, nel Cambridgeshire). Questo studio è stato della massima importanza per me in quanto mi ha introdotto al vetro colorato. Grazie all’incoraggiamento di mia suocera (che in passato aveva lavorato lei stessa con il vetro) ho fatto il salto lasciando la pittura a olio. Fin dal mio primo workshop con Dave Whyman, sono rimasta affascinata e ho subito iniziato a utilizzare il colore e le forme geometriche per creare lavori. Mi sono sentita incoraggiata e ispirata dallo staff del Stained Glass Museum, mi hanno invitata a creare opere per la loro mostra Then to Now, nel 2018, visitata anche da Sua Altezza Reale il Principe di Galles.

La mostra The Collection of Designs in Glass by Twenty-Seven Contemporary Artists, realizzata a New York nel secolo scorso, ha rafforzato l’interesse nei confronti del vetro proiettandolo in un’aura estetica mitica. Recenti mostre al Smithsonian American Art Museum esplorano la rinascita del movimento vetrario veneziano della fine del XIX secolo e come esso abbia influenzato il collezionismo, l’arte e il turismo; mentre la collettiva New Glass Now, con un lavoro di Monica Bonvicini, riporta in auge l’utilizzo del medium presentandolo in tutta la forza dell’innovazione. Come sei giunta alla brillante versatilità del vetro?

La lavorazione del vetro ha sempre avuto un profondo effetto su di me ed è rimasta nel mio subconscio da prima che mi rendessi conto fosse una forma d’arte. Sono cresciuta andando in chiesa da bambina, mi piaceva andarci per i bei colori che vedevo alzando lo sguardo. Il vetro colorato è stato in qualche modo monopolizzato nelle chiese; ritengo abbia la capacità incredibile di ritrarre e spiegare la condizione umana; le nostre debolezze, la nostra vulnerabilità e tuttavia anche la nostra forza e resistenza. Perché la luce permea le vetrate e infonde a queste un significato per me molto vicino al “vedere la spiritualità”.

Parte della mia attrazione per il vetro è rivolta alla sua fragilità. Il processo di creazione dei miei pezzi geometrici avviene attraverso la decostruzione o la rottura. Ci sviluppiamo mentre impariamo, attraverso l’esperienza del trauma. Questo processo mi ricorda Kintsugi; ci frantumiamo, questo fa parte della vita. È il modo in cui ci rimettiamo insieme che è importante. A volte ho pezzi rotti su cui ho lavorato per ore o giorni e, a volte, con il cuore spezzato tutto si fonde nell’atto di realizzare l’opera d’arte. Non c’è sensazione migliore che la luce che passa attraverso il vetro.

Dall’inizio alla fine la tecnica Tiffany è terapeutica, ma richiede tempo. La creazione di un pezzo di vetro richiede lunghi periodi di perseveranza e pazienza. L’atto di realizzare un opera di vetro è un’esperienza completamente emotiva.

Balancing Act, 2021 - Courtesy l’artista
Balancing Act, 2021 – Courtesy l’artista

La storia naturale esercita una fascinazione particolare nella tua pratica artistica?

Assolutamente, sia fisicamente sia metaforicamente. Una caratteristica fondamentale del mio lavoro è la forma geometrica. Si è sviluppata grazie alla mia passione per i frattali che si trovano nelle piante e in altre aree del mondo dove ho notato degli schemi ripetuti: foglie che crescono, fiocchi di neve, fulmini, vasi sanguigni, nervi, rami, radici, un alveare. Il mio lavoro è uno studio sulla perseveranza, capace di adagiare pezzo per pezzo per creare qualcosa di più grande della somma delle sue parti. Osservo questo processo attraverso la natura.

Uso questa ricerca per creare pezzi che descrivono l’esperienza umana. In Timeline of Companionship (proposto in mostra alla “Maison” di Palazzo Ricci, a Roma), i diversi pezzi geometrici colorati creano una linea temporale di una vita vissuta; colori diversi che mostrano eccitazione e amore, fino all’ansia e al crepacuore.

In un altro pezzo, Letter to my Children (in esposizione al Salotto 42, a Piazza Di Pietra, a Roma), utilizzo la stessa tecnica geometrica ma questa volta prendo dei fiori e li schiaccio tra piccole lastre di vetro per ricordare di proteggere e tenere stretto ciò che è prezioso. Lo specchio è usato per incoraggiare la riflessione personale. Il vetro crackle viene utilizzato per incoraggiare un cambio di direzione nella vita se le cose non vanno bene così da evitare danni alla salute mentale. Questi pezzi costituiti dalle fantasie geometriche ripetute, ripresi da frattali naturali, sono il mio modo di comunicare la continuità attraverso la vita.

Prima di lavorare con il vetro, dipingevo delle opere a olio che vedevano protagoniste le libellule. Questa pratica è continuata, ma con l’utilizzo del vetro. Le libellule per me rappresentano la capacità della crescita dell’uomo. Il mio pezzo più recente, Balancing Act, è una combinazione dello studio della libellula con il disegno geometrico. Il vetro inciso è una caratteristica intenzionale in Balancing Act, una mossa per provocare una leggerezza eterea che evidenzia il delicato equilibrio in natura. A volte ciò che non può essere visto, o viene ignorato, è la cosa più importante.

Quanto l’ironia è importante nella realizzazione di un lavoro?

L’umorismo è un metodo che ho usato per sopravvivere nella vita, così l’ironia, soprattutto quando cerco di comunicare argomenti difficili, è fondamentale. A volte è difficile per un artista, quando è così aperto ai sentimenti crudi, non sentirsi nudo o sovraesposto. L’ironia può essere usata come una sorta di scudo. Ci sono momenti in cui il messaggio è molto potente e controverso, allora il modo migliore per esprimersi è attraverso l’ironia. Per me un grande artista è Banksy,  con la sua capacità di comunicare in modo così viscerale.

Letter to my Children, 2019, 175 x 30 cm - Courtesy l’artista
Letter to my Children, 2019, 175 x 30 cm – Courtesy l’artista

Questo contenuto è stato realizzato da Camilla Boemio per Forme Uniche.

https://www.instagram.com/glassbybutler/

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