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500 foto per 53 capitoli: la collezione della Fondazione MAST per la prima volta in mostra

A man floats in the 57th-floor swimming pool of the Marina Bay Sands Hotel, with the skyline of “Central,” the Singapore financial district, behind him. Singapore

The Heavens. Annual Report, 2013, Paolo Woods, Gabriele Galimberti

Per la prima volta in mostra le oltre 500 immagini selezionate dalla Collezione della Fondazione MAST. “The MAST Collection- A Visual Alphabet of Industry, Work and Technology“, curata da Urs Stahel, presenta al pubblico fotografie, album, video di 200 grandi fotografi italiani e internazionali, e di artisti anonimi. La mostra è aperta al pubblico dal 10 febbraio al 22 maggio 2022, e occupa tutte le aree espositive della Fondazione. Una mostra che, grazie alla particolare presentazione e organizzazione, riesce a condurre il visitatore in un percorso tematico, facendolo entrare a pieno nel mondo industriale e fotografico, fatto di contraddizioni e equilibri precari.

La Collezione della Fondazione MAST rappresenta un eccezionale centro di riferimento per la fotografia del mondo industriale e lavorativo. Nei primi anni 2000 la Fondazione ha creato appositamente questa raccolta attraverso l’acquisizione di immagini da case d’asta, collezioni private, gallerie d’arte, fotografi e artisti. La raccolta abbraccia opere del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo.

Pozzo petrolifero, Burhan, Kuwait, Sebastiao Salgado

Tra gli artisti in mostra: Paola Agosti, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Margaret Bourke-White, Henri Cartier- Bresson, Thomas Demand, Robert Doisneau, Walker Evans, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, André Kertesz, Josef Koudelka, Dorothea Lange, Erich Lessing, Herbert List, David Lynch, Don McCullin, Nino Migliori, Tina Modotti, Ugo Mulas, Via Muniz, Walter Niedermayr, Helga Paris. Thomas Ruff, Sebastiao Salgado, August Sanders, W. Eugene Smith, Edward Steichen, Thomas Struth, Carlo Valsecchi, Edward Weston.

La mostra è strutturata in 53 capitoli; la forma espositiva è quella alfabetica, che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi (PhotoGallery, Foyer e Livello 0), e che permette di mettere in rilievo un sistema concettuale che dalla A di Abbandoned e Architecture arriva fino alla W di Waste, Water e Wealth. Sono riportate in nero le tematiche illustrate puntualmente dalle immagini lungo il percorso, mentre in carattere chiaro sono elencati gli argomenti che, pur presenti in collezione, meriterebbero un maggiore approfondimento.

 

 

Sul piano cronologico, solo il XIX secolo è stato affrontato separatamente in una sezione dedicata alle fasi iniziali dell’industrializzazione e della storia della fotografia. “Il parallelismo tra industria, mezzo fotografico e modernità- afferma Urs Stahel- produce a tratti un effetto che può disorientare. La fotografia è figlia dell’industrializzazione e al tempo stesso ne rappresenta il documento visivo più incisivo.”  Inoltre, la mostra documenta anche il forte sviluppo tecnologico, sia della fotografia che del mondo industriale, avvenuto nel tempo.

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