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Le tormentate metamorfosi di Germaine Richier spaventano Bruxelles

Soprannominata l’Uragano per la forza e l’essenzialità delle sue sculture e per il passionale uso del colore, a Germaine Richier viene dedicata una retrospettiva dalla Galleria de la Bèiraudière di Bruxelles. La mostra, dal titolo Germaine Richier and colour, mette in risalto il suo operato artistico ed il tormentato profilo umano. Dal 25 gennaio al 29 aprile 2022.

Quando il gesto creatore è così acuto, perfino lacerante come quello di Germaine Richier, è difficile non parlare di arte crudele e spero che lei mi vorrà perdonare il termine”. Così  lo scrittore surrealista A. P. de Mandiargues descriveva la creatività  dell’ artista francese Germaine Richier.

Nata a Grans nel sud della Francia nel 1904, frequenta la scuola di Belle Arti della vicina Montpellier, si forma a Parigi alla scuola di eleganza formale di Antoine Bourdelle fino al 1929, anno in cui sposerà lo scultore Otto Banninger. Nel ’34 la prima mostra alla galleria Kaganovitch di Parigi, nel 1950 il suo Cristo Crocifisso provoca scandalo quando viene installato nel Coro della Chiesa dell’altopiano di Assy in Alta Savoia. Sono gli anni dell’apprendistato sui tradizionali temi neo-classici che nel ’36 le valgono il premio Blumenthal.

Ma questa statuaria di un naturalismo apparentemente perfetto corrisponde solo in parte al suo temperamento. È un po’ “la calma che precede la tempesta”. La dichiarazione di guerra la coglie a Zurigo dove decide di restare; e qui tiene dei corsi di grande successo. A partire dal 1940 traduce in arte il suo disagio di fronte alla guerra. Elabora visioni tragiche di una società in decomposizione, plasma uomini e animali informi, pietrificati, creature fantastiche di un’epoca indefinibile, ma che in realtà appartengono al periodo storico  vissuto  dall’artista. La guerra rivoluziona il suo modo di esprimersi.

Germaine Richier, La Fourmi, 1953. Bronze with dark patina. Edition of 11. Lifetime cast. 99 x 88 x 66 cm. Courtesy Galerie de la Béraudière, Brussels We would like to use cookies We use cookies on our website. They help us get to know you a little and how you use our website. This helps us provide a more valuable and tailored experience for you and others. You can revoke cookies at anytime at the bottom of the page. Skip to Content Club Paradis | PR & CommunicationsEnglish "Germaine Richier and colour" at Galerie de la Béraudière in Brussels "Germaine Richier and colour" at Galerie de la Béraudière in Brussels Galerie de la Beìraudière is presenting an exhibition of the French artist Germaine Richier that focuses on the use of colour in her works. The scenography will be realized by the Belgian designer Charles Kaisin. A catalogue will be published on this occasion. Germaine Richier, nicknamed ‘The Hurricane’ by her close friends in reference to one of her sculptures, was born in Provence in 1902. She received classical training in Paris in the studio of Bourdelle (a former student of Rodin), whose technique would have a lasting impact on her artistic practice. Richier was one of the first French sculptors to enjoy international success during her lifetime. By 1952 she had already exhibited in numerous museums in Switzerland, the Netherlands and Germany as well as in the United States and South America. In 1956 she was also the first woman to have a retrospective at the National Museum of Modern Art in Paris. In 1959 she had a retrospective exhibition at the Picasso Museum in Antibes, which would also be the last exhibition during the artist’s lifetime. Germaine Richier died too young, at the age of 57, in 1959. All of this sculptor’s plastic work is devoted to the human figure. At first, she made realistic busts and nudes, but later her work evolved towards hybrid figures. Richier creates the groundwork for a singular language, proposing a strong dialogue between humans and nature. She pushes this experiment to the point of grafting tree branches, leaves, stones and various organic elements into plaster. Richier treats the material as if it had undergone erosion, working notches and scratches into it, playing with an aesthetic of randomness that was very modern for her time. Through this violent treatment, she explores new images of humanitý in an era marked by war. Her work confronts the brutality of conflict and the fragility of the human spirit in moving and powerful sculptures. Colour played a consistent role in the works made during the last ten years of her life. It appears in different forms: paint, enamel or coloured glass. ‘Colour is used, not to suggest a detail, but to disrupt the unity of the form, to reinforce the strangeness of the work, to create material effects, to catch and surprise the viewer. ... It also allows her to collaborate with painter friends such as Maria Helena Viera da Silva, Hans Hartung and Zao Wou-Ki.’1 1 Valérie da Costa, « La matière chromatique », in: Germaine Richier et la couleur, Bruxelles, Galerie de la Béraudière, 2021 “Germaine Richier and colour” From 25 January to 29 April 2022 Galerie de la Béraudière 6 rue Jacques Jordaens, 1000 Brussels www.delaberaudiere.com Opening: 22 January 2022 from 18:00 to 21:00 Opening hours: Tuesday to Friday, from 10:00 to 18:00, or by appointment Germaine Richier, La Chauve-souris, 1946. Natural bronze. Edition of 8. 91 x 91 x 52 cm. Courtesy Galerie de la Béraudière, Bru… Germaine Richier, Plomb avec verres de couleur, 1953-1959. Lead and coloured glass, mounted on slate. U… Germaine Richier, La Fourmi, 1953. Bronze with dark patina. Edition of 11. Lifetime cast. 99 x 88 x 66 cm. Courtes… Germaine Richier, Plomb avec verres de couleur, n° 49, 1953. Lead and coloured g… Germaine Richier, L’Hydre, 1954. Bronze with dark patina. Edition of 12. 79 x 28 x 32 …
Germaine Richier, La Fourmi, 1953. Bronze with dark patina. Edition of 11. Lifetime cast. 99 x 88 x 66 cm. Courtesy Galerie de la Béraudière, Brussels

La sua opera comincia a muoversi sulla linea di una ricerca intensa ed esigente: è il periodo in cui sviluppa un naturalismo non privo di una vena surrealista sulla scia di Giacometti e vicino alle problematiche informali. Come La Mante grande, bronzo del ’46; o L’araignee, caratterizzata da forme di vita ibride dotate di fili tesi e incrociati che tendono a prolungare l’opera nello spazio. La vita si concentra in forme e segni che sprigionano una grande accumulazione di energia. Delinea così uno dei temi dominanti della sua scultura, la metamorfosi, che permette all’artista di accentuarne la tensione dinamica.

Mondi che mal si adattano fra loro – quello umano, quello animale, quello minerale, quello vegetale – vengono unificati dall’artista. Nella materia tormentata, scabra, consunta e servendosi di materiali come il bronzo, il gesso e il vetro colorato, nelle sue tipiche forme allungate e corrose, concentra mondi diversi in un tentativo allucinato di rappresentare l’invisibile, l’inconoscibile. Rimane comunque la realtà la sua fonte di ispirazione, nonostante il suo particolare realismo sembra conscio dell’impossibilità di rapresentarla appieno.

Esiste però, sembra dirci l’artista, la possibilità di reinventarla in forme nuove, metamorfizzate. L’ouragane ’48-49, l’Orage, Le Pentacle ’54, l’Hydre ’54: bronzi tragici e massicci rappresentano con la loro pesantezza il momento della caduta degli ideali, frantumati da una guerra che ha distrutto certezze e speranze. Ma questi corpi sono “solidamente ancorati alla terra, come se il loro peso fosse una garanzia definitiva a tutte le burrasche del vento e della vita, esistono alla maniera degli alberi, autonomi, fragili ed eterni”.

La morte la coglierà all’improvviso (muore a Montpellier nel ’59) nel pieno di una ricerca sul movimento, che aveva già prodotto opere come Les Echiquiers ’59 e La Montagne ’55-56. Se di riconciliazione si può parlare tra uomo e natura, la sua rimane comunque una ricerca e un approdo disperati e solitari, spogliati di ogni carattere celebrativo.

Germaine Richier, La Chauve-souris, 1946. Natural bronze. Edition of 8. 91 x 91 x 52 cm. Courtesy Galerie de la Béraudière, Brussels
Germaine Richier, La Chauve-souris, 1946. Natural bronze. Edition of 8. 91 x 91 x 52 cm. Courtesy Galerie de la Béraudière, Brussels
Germaine Richier, L’Échelle, 1956. Lead and oil on lead, background painted by Zao Wou Ki. Unique piece. 82 x 46,5 x 31,5 cm. Private collection
Germaine Richier, L’Échelle, 1956. Lead and oil on lead, background painted by Zao Wou Ki. Unique piece. 82 x 46,5 x 31,5 cm. Private collection

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