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Sabine Weiss, fotografa dell’istante. A Venezia la più ampia retrospettiva mai realizzata finora

Porte de Saint Cloud, Paris, France. 1950 Credit: © Sabine Weiss
Porte de Saint Cloud, Paris, France, 1950. Credit: © Sabine Weiss

È scomparsa lo scorso 28 dicembre 2021 Sabine Weiss, tra le maggiori rappresentanti della fotografia umanistica francese e per celebrarla La Casa dei tre Oci di Venezia presenta un importante tributo alla sua carriera con oltre 200 fotografie, la più ampia retrospettiva mai realizzata finora a cura di Virginie Chardin. Dall’11 marzo al 23 ottobre 2022, l’esposizione è promossa da Marsilio Arte in collaborazione con Fondazione di Venezia, Berggruen Institute e prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da Laure Delloye-Augustins, con il sostegno di Jeu de Paume e del Festival internazionale Les Recontres de la photographie d’Arles.

Dai reportage ai ritratti, dalla moda agli scatti di strada con particolare attenzione ai volti dei bambini fino ai numerosi viaggi per il mondo, Sabine Weiss –tra le maggiori rappresentanti della fotografia umanista francese insieme a Doisneau, Ronis, Boubat, Brassaï e Izis- è l’unica fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato questa professione così a lungo e in tutti i campi della fotografia. Grazie alla partecipazione attiva della stessa Weiss, che prima della morte aveva aperto i suoi archivi personali a Parigi, il percorso espositivo si racconta in maniera ampia e strutturata, restituendo la straordinarietà del suo lavoro.

Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto.

Sono diversi gli inediti presentati ai Tre Oci, come la serie dedicata ai manicomi, realizzata durante l’inverno 1951-1952 in Francia nel dipartimento dello Cher, e rimasta parzialmente sconosciuta fino ad oggi, che ripercorrono insieme a diverse pubblicazioni e riviste dell’epoca l’intera carriera di Weiss, dagli esordi nel 1935 agli anni ’80. Corpi e gesti, emozioni e sentimenti sono fin dall’inizio il suo mondo di indagine, in linea con la fotografia umanista francese, un approccio dal quale non si discosterà mai.

Nata Weber a Saint-Gingolph, in Svizzera, il 23 luglio 1924, Sabine, che prenderà il cognome dal marito, il pittore americano Hugh Weiss (Philadelphia, 1925 – Parigi, 2007), si avvicina alla fotografia in giovane età. Compie l’apprendistato presso i Boissonnas, una dinastia di fotografi che lavorano a Ginevra dalla fine del XIX secolo. Nel 1946 lascia Ginevra per Parigi e diviene l’assistente di Willy Maywald, fotografo tedesco specializzato in moda e ritratti. Quando sposa Hugh, nel 1950, intraprende la carriera di fotografa indipendente. Insieme, si trasferiscono in un piccolo studio parigino, dove Weiss vive tuttora, e frequentano la scena artistica del dopoguerra.

Mode pour Vogue, France, 1955. Credit: © Sabine Weiss

Uno dei nuclei principali della rassegna racconta proprio gli anni ’50 del Novecento, momento del riconoscimento internazionale della fotografa. Infatti, nel 1952, la sua carriera ha una svolta decisiva quando entra nell’agenzia Rapho, su raccomandazione di Robert Doisneau. Dal 1953 in poi le sue fotografie sono pubblicate da grandi giornali internazionali come “Picture Post”, “Paris Match”, “Vogue”, “Le Ore”, “The New York Times”, “Life”, “Newsweek”. Nello stesso anno Weiss partecipa alla mostra “Post War European Photography” al Museum of Modern Art di New York (MOMA) e nel 1954 l’Art Institute di Chicago le dedica un’importante personale. Nel 1955 tre dei suoi scatti sono scelti da Edward Steichen per la storica antologica “The Family of Man”, al MOMA di New York. Dal 1952 al 1961 Sabine Weiss è accanto ai fotografi William Klein, Henry Clarke e Guy Bourdin su Vogue, con cui realizza memorabili servizi di moda, di cui in mostra sono esposti vivaci scatti a colori insieme a una quindicina di numeri originali della celebre rivista. Una sezione particolare è poi dedicata ai suoi ritratti di pittori, scultori, attori e musicisti. Per cinque anni, Hugh Weiss è il mentore dell’artista Niki de Saint Phalle, mentre Sabine è vicina ad Annette Giacometti, la moglie del grande scultore Alberto. In mostra non mancano i loro ritratti accanto a quelli di altre personalità come Robert Rauschenberg, Françoise Sagan, Romy Schneider, Ella Fitzgerald, Simone Signoret e Brigitte Bardot.

L’America, raggiunta nel 1955 sul transatlantico Liberté in compagnia del marito Hugh, la impressiona fortemente, e i suoi scatti realizzati a New York nelle sue strade brulicanti di dettagli, dal Bronx ad Harlem, da Chinatown alla Ninth Avenue, sono pubblicati dal New York Times in un ampio servizio dal titolo “I newyorkesi (e la Washington) di una parigina”. Sono immagini che raccontano l’America con un punto di vista francese, dall’umorismo spiccato, molte delle quali vengono esposte solo oggi, per la prima volta in Italia, in occasione della retrospettiva ai Tre Oci. Sulla solitudine, sulla fede e sui momenti di riflessione dell’esistenza sono invece i lavori realizzati a partire dagli anni ’80, durante i viaggi in Portogallo, India, Birmania, Bulgaria ed Egitto.

Saint-Sylvestre, Paris, France, 1980. Credit: © Sabine Weiss

Concludono la rassegna una serie di estratti da film documentari a lei dedicati come La Chambre Noire del 1965; Sabine Weiss del 2005, Il mio lavoro come fotografa del 2014, nei quali la fotografa ha raccontato, in diversi periodi della sua vita, il suo percorso artistico, le sue esperienze di viaggio e la difficoltà di essere una fotografa donna. Sabine Weiss è un simbolo di coraggio e di libertà per tutte le generazioni.

Il catalogo, pubblicato da Marsilio Arte, propone immagini inedite, i testi di Virginie Chardin, curatrice della rassegna, e di Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci.

Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca, Venezia

 Fermata Zitelle
Da piazzale Roma e dalla Ferrovia: linea 4.1 – 2
Da San Zaccaria: linea 2 – 4.2

www.treoci.org
info@treoci.org

+39 041 2412332

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