Il MAXXI L’Aquila presenta Di roccia, fuochi e avventure sotterranee, una mostra fotografica che racconta cinque grandi cantieri attraverso l’obiettivo di cinque artisti. Dal 12 marzo al 12 giugno 2022.
Oltre 120 immagini realizzate da cinque autori, incaricati di fotografare cinque grandi opere infrastrutturali in tutto il mondo. Commissionate da Ghella, azienda specializzata in scavi in sotterraneo, le immagini in mostra sono state realizzate tra il 2019 e il 2020 in cinque cantieri tra Europa, Estremo Oriente e Oceania.
Vedute delle città e dei cantieri si alternano a reperti archeologici, carotaggi e componenti di macchine escavatrici, mentre spettacolari esplosioni dialogano con foreste e formazioni rocciose. Le dimensioni, la struttura e la fisicità degli spazi, dei macchinari e dei materiali da escavazione restituiscono la complessità dell’infrastruttura del cantiere e la sua natura di organismo in continuo divenire.
Il lavoro di Fabio Barile sul tunnel ferroviario che collegherà Oslo a Ski, giustappone immagini di intricati sistemi naturali e artificiali come foreste di conifere, scorci di cantiere e nuove urbanizzazioni. Le fotografie di Andrea Botto, realizzate nella galleria che unirà Italia e Austria sotto il passo del Brennero, documentano l’attività del fuochino, che culmina con la spettacolare esplosione del fronte di scavo.
Le immagini di Marina Caneve della linea metropolitana che collegherà l’aeroporto di Atene al porto del Pireo mettono in scena il rapporto tra città, progettazione contemporanea e memoria storica. Le fotografie di Alessandro Imbriaco, che ritraggono dettagli delle mastodontiche macchine utilizzate per scavare i tunnel che corrono sotto la baia di Sydney, evocano atmosfere riconducibili all’esplorazione spaziale. La sequenza di Francesco Neri della prima metropolitana sotterranea di Hanoi restituisce il cantiere come una zona di conflitto e sfida agli ambienti caotici e organici della città.
I diversi sguardi fotografici non vanno in cerca della forma che nascerà dal cantiere, piuttosto ne interrogano la morfologia e le superfici come una dispersione di senso e di informazioni. La sensazione dell’alterità dei luoghi è accentuata dalla quasi totale assenza di persone, che nelle fotografie storiche sono elemento centrale dei luoghi fotografati.
Il paesaggio diventa il terreno in cui la visione fotografica si confronta con la propria capacità di indagare il presente: dimensione stratificata per eccellenza, il paesaggio non è una realtà da rendere intellegibile attraverso l’inquadratura, è una complessità che la fotografia può indicare ma non risolvere. Il cantiere diventa così luogo per eccellenza di quest’idea di paesaggio, terra di confine tra compiuto e incompiuto, tra superficie e sottosuolo.