La prima asta live del semestre di Farsetti è in arrivo a Prato. I cataloghi saranno esitati l’8 e il 9 aprile e sono dedicati a Dipinti Antichi e Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo
Le offerte si possono fare anche online. Dalle Madonne del Quattrocento alla Madonna “laica”di Domenico Induno, le due giornate di vendita raccontano la storia dell’arte di oltre cinque secoli. L’asta di antico vede un’ampia scelta di dipinti e di arredi, compresa una selezione proveniente da una dimora umbra. Il catalogo di Ottocento e Novecento è costellato da dipinti eccezionali e qualche scultura. Spiccano per modernità il ritratto di Titta di Silvestro Lega (70-90 mila euro), per dolcezza la maternità di Induno (30 -40 mila euro) e per eleganza e delicatezza il ritratto di Vittorio Corcos (25-30 mila).
Dipinti antichi – 8 aprile
I lotti più interessanti sono a fine catalogo. Si segnala per primo, per il nome importante, il paesaggio di Giovanni Paolo Panini, caratterizzato da un solido impianto scenografico reso dalla giustapposizione tra le due quinte architettoniche e il paesaggio di sfondo. Nella scheda in catalogo si legge che è stato realizzato dal pittore “poco dopo il trasferimento a Roma (1711), quando frequentava lo studio di Benedetto Luti ma si guardava intorno attento alle esperienze del Ghisolfi, del Roberti e del Carlieri”. L’attribuzione è dello storico dell’arte piacentino Ferdinando Arisi, che pone in relazione alcuni elementi della composizione – le piante intrecciate, il grande vaso in controluce e il borgo fortificato sullo sfondo, tipici dei primi anni romani – con due dipinti come “Sacrificio a Bacco” e “Sacrificio a Diana” di gusto scenografico pubblicati nella monografia “Gian Paolo Panini e i fasti della Roma del ‘700” (1986, schede nn. 24 e 25). Stima 30-40 mila euro.
Il top lot del catalogo di antico è per un tondo riferibile alla Scuola Umbra della fine del Quattrocento – prima metà del Cinquecento, nonostante possibili influenze della pittura fiorentina, raffigurante una “Madonna col Bambino, San Giovannino e Santo” (stima € 35.000 / 45.000).
Appartiene al genere della pittura di “devozione domestica” la “Madonna col Bambino e San Giovannino” di Tommaso Manzuoli detto Maso da San Friano (lotto 161), che tra il 1560 ed il 1570 fu molto attivo sul piano della committenza privata a Firenze. Maso da San Friano, “tra i più mutevoli pittori fiorentini del periodo manieristico” (Venturi, 1932, p. 282), rappresenta una delle figure chiave nel passaggio tra Maniera e Controriforma. L’olio stima 20-30 mila euro.
Una grande tela raffigurante “Scena di storia romana” è riferibile alla scuola veneta del Seicento, sia per la carica cromatica che per la composizione spaziosa delle figure. E’ offerta a una stima di 30- 40 mila euro. E’ palpabile il movimento delle numerose figure che affollano il dipinto barocco di dimensioni museali realizzato da Giuseppe Nicola Nasini (stima € 20.000 / 30.000) raffigurante il Ritrovamento di Mosè. Stessa quotazione per la bella natura morta del pittore tardo-barocco Nicola Malinconico che all’inizio della sua carriera rivolge la sua attenzione proprio alle Still-Life, specializzandosi con successo presso la bottega di Andrea Belvedere, alla fine del Seicento uno dei centri più prestigiosi a Napoli per quel che riguardava la produzione di questo genere artistico. Successivamente vira verso soggetti di storia e religiosi.
Tra le opere appartenenti alla collezione umbra si segnalano un dipinto di scuola toscana del Seicento raffigurante l’epilogo del celebre duello tra due amanti Tancredi e Clorinda, tratto dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (stima € 10.000 / 15.000 euro), un’altra maestosa tela della stessa epoca ed area geografica, raffigurante la Cena in casa di Levi (stima € 13.000 / 24.000) e un disegno di scuola fiorentina del XVI secolo, raffigurante “Savonarola al rogo in piazza della Signoria“. E’ realizzato con inchiostro seppia su carta e riprende, con alcune varianti, il dipinto “Il Supplizio del Savonarola” di cui si conoscono alcune repliche risalenti al XVI secolo, delle quali le due più importanti si trovano una al Museo di San Marco e l’altra alla Galleria Corsini, a Firenze.
La versione in asta sembra riprendere quella del Museo di San Marco, annesso alla Chiesa, in quanto certi dettagli architettonici sono più simili. Nel disegno sono presenti alcune aggiunte, “invenzioni”, rispetto ai dipinti, come quella dei tre cagnolini presenti in primo piano. Stima 6-8 mila euro.
Infine tra gli arredi di pregio, si segnala una consolle riccamente intagliata e dorata con piano in marmo verde (Lotto 48, stima € 7.500 / 8.500) e, a inizio catalogo, un fregio di scuola fiorentina della seconda metà del XV secolo. L’altorilievo in pietra forte -secondo l’ipotesi ricostruttiva di Massimo Giontella – sarebbe da identificare come l’architrave del portale per la Cappella della Villa di Rusciano (Santa Margherita a Montici) a Firenze, fuori Porta San Niccolò, mai portata a compimento. Giontella, sulla base delle interpretazioni di documenti storici e sull’analisi formale, ha attribuito la paternità dell’altorilievo a Antonio del Pollaiolo. Ma questa attribuzione al Pollaiolo non sembra aver trovato per ora consenso da parte della critica, a eccezione di Riccardo Fubini. Il motivo dei due putti reggistemma ha conosciuto una larga diffusione nella scultura decorativa architettonica e in particolare sepolcrale del Rinascimento.
Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo – 9 aprile
Nella seconda parte del catalogo, dedicato all’arte dell’Ottocento e del primo Novecento, verrà presentata una gran varietà di opere tra cui diversi capolavori dei maggiori esponenti della scuola toscana.
Tra i lotti di punta vi è un olio di Silvestro Lega, Ritratto della signorina Titta Elisa Guidacci (stima € 70.000 / 90.000), uno dei vertici assoluti della ritrattistica italiana del XIX secolo. Il dipinto fu realizzato il 4 novembre del 1888 nella villa di Santa Croce di proprietà della famiglia Guidacci.
La nobiltà della posa e il monumentale copricapo richiamano i modelli rinascimentali fiorentini di Pontormo e Bronzino, mentre l’impiego di pochi, essenziali colori e la “capacità di trasformare il nero in luce” rimandano alla moderna espressività di Eduard Manet e Edgard Degas; ma, come approfondito nella scheda critica in catalogo, “è lo spregiudicato “taglio” rosso che infiamma l’intera immagine, a renderlo un unicum per modernità e intensità espressiva”. Il dipinto, rimasto sino al 1968 di proprietà della famiglia Guidacci, è passato successivamente nella prestigiosa raccolta di Giacomo e Ida Jucker, ai quali è appartenuto sino ad anni recenti.
Dolcissimo e delicatissimo il dipinto “Maternità” del 1862-63 di Domenico Induno (stima € 30.000 /40.000). Il soggetto femminile, tra i più cari all’artista, risalta in questo dipinto per la straordinaria dolcezza ed intimità.
Nella scheda critica in catalogo è ben spiegato come la rappresentazione dell’immagine femminile variamente declinata in atteggiamenti di pensosa malinconia sia stato un espediente largamente diffuso negli anni precedenti all’unificazione italiana, quando ad artisti e letterati era negata la possibilità di dar libera voce ai sentimenti patriottici che sempre più agitavano gli animi del Paese, inducendoli a impiegare immagini allusive a sentimenti di tristezza e di dolore per rappresentare l’oppressione dell’occupazione straniera.
“Su tutte, la sterminata iconografia della maternità dolente si presterà a innumerevoli elaborazioni letterarie e pittoriche, anche a causa dello straordinario successo che queste ultime ottenevano sul mercato. Già nel 1855 il giornalista e letterato Carlo Tenca, uno dei principali animatori delle attività patriottiche nella Milano dell’epoca, dalle colonne del settimanale Il Crepuscolo sottolineava gli intenti morali e sociali di questa tematica: “Qui una madre afflitta e macilenta che spezza piangendo l’ultimo pane al bambino affamato; là un’altra madre, sfinita dagli stenti, che stringe pensosa l’ultima moneta, che servirà a sfamare i figliuoli presso il vicino fornaio. […] Questi son forti e pietosi episodi della vita, che è bello vedere raffigurati dal pennello robusto e disinvolto dell’Induno; l’arte vi è intera nel suo concetto e mentre l’occhio può compiacersi in tutta la magia d’uno stupendo dipinto, il cuore è commosso alla vista di una scena piena di interesse” (Sergio Rebora, Intorno agli Induno. Una traccia iconografica per la pittura di genere, in Intorno agli Induno, Skira, Milano, 2002, p. 21).
Il dipinto in asta, realizzato presumibilmente all’inizio degli anni Sessanta, evidenzia già l’emancipazione dagli stereotipi di quel gusto Biedermeier di gran moda in Austria e in Germania a cui si era conformato lo stile di molta pittura lombarda nel ventennio precedente. La grazia un po’ frivola delle vezzose figurette femminili è sostituita da un atteggiamento di composta malinconia, che la pittura di Domenico restituisce con insolito rigore formale. L’inquadratura particolarmente ravvicinata evita ogni dettaglio di “ambiente” per soffermarsi con limpida acribìa sull’immagine di questa giovane “Madonna” laica, monumentale e quasi ieratica, che la pennellata distesa e il plasticismo chiaroscurale avvicinano al rigore neoclassico di Francesco Hayez”.
Tra le altre raffigurazioni di soggetti femminili si segnalano il “Ritratto femminile” del 1899 di Vittorio Corcos (Stima € 25.000 / 30.000) e “Il fazzoletto rosso” di Oscar Ghiglia (stimato € 15.000 / 20.000) parte di un nucleo di dipinti di figura realizzati dal pittore al rientro a Firenze da Castiglioncello, alla fine del primo conflitto mondiale.
Infine si segnala un nucleo di importanti opere di Renato Natali, tutte collocabili in un arco temporale che va dagli anni Venti agli anni Quaranta del Novecento, che offre una esauriente antologia dei temi più cari al pittore livornese.
L’introduzione alle opere racconta: “Dalla Livorno notturna e cinematografica ai colori e alle luci smaglianti dei circhi e dei veglioni, attraverso la vita popolare dei mercati o delle “Ardenze”, in poche significative opere possiamo ripercorrere una Livorno vernacolare e allo stesso tempo mitica, teatrale e misteriosa, accesa da improvvise violenze cromatiche eppure tutta mentale e visionaria, che ormai si è imposta ai nostri occhi come la Livorno che tutti conosciamo. Cronista del pennello, Natali si accoda con una sua cifra originale ai grandi narratori del quotidiano come George Belows, John Sloan e Edward Hopper per raccontarci una Livorno che senza il suo pennello non esisterebbe più, e che forse non è mai esistita”.
Importanti Dipinti Antichi
Asta: Venerdì 8 Aprile ore 15,30
Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo
Asta: Sabato 9 Aprile, ore 15,30
Farsettiarte
Prato, Viale della Repubblica (Area Museo Pecci)
www.farsettiarte.it – info@farsettiarte.it Tel. 0574/572400