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Bicromie e archetipali estetiche digitali. In dialogo con Cristallo Odescalchi

Acrilico su tela 40×80 – Immagine tratta da La Dimensione del Cormorano – Courtesy Cristallo Odescalchi
Acrilico su tela 40×80 – Immagine tratta da La Dimensione del Cormorano – Courtesy Cristallo Odescalchi
Fondatore del artist run space STRUTTURA, Cristallo Odescalchi (Roma, 1981) è un enigmatico artista che utilizzando un doppio cromatismo bianco e nero sviluppa un’estetica legata alle origini del digitale e alla pittura, che conduce lo spettatore in universi minimi, simbolici e metafisici.

Abbiamo dialogato con lui per scoprire il suo lavoro.

In architettura l’approccio del pensiero arcipelagico è una reazione al predominio delle modalità di indagine continentali. Può essere in qualche modo incanalata in questi termini la tua scelta di ritornare a Roma? 

Lo spazio pubblico di Londra è permeato dall’anima ossessivo compulsiva della pubblicità. Il pensiero intrusivo di una macchina che mimica grottescamente emozioni mentre calcola i centesimi dell’esperienza umana soffocandola. Ho visto cassieri di supermercati sorridere e fare una domanda personale standard per contratto a ogni cliente pagante.

Roma, per me, invece è la malinconia di statue frammentate nel tempo, fronde di pini come pozze sospese, rigoli di rami come volti cadenti con sguardi fissi fino al fusto.

La tua ricerca atemporale riprende e rielabora la grafica legata al digitale, nella quale l’utilizzo del doppio cromatismo bianco e nero interagisce con un immaginario ricco di archetipi , figure simboliche e moderne divinità ancestrali. Parlaci del tuo immaginario.

Il mio linguaggio deriva da quel che è stata per molti anni un’incessante produzione di appunti che, stratificati, hanno trovato sintesi in simboli inseriti in un sistema binario.

Il bianco o nero, pieno o vuoto, il dritto o curvo si incontrano neutralizzandosi, creano residui assonanti che raccontano varie fasi dello sviluppo in rapporto alla spazialità dei luoghi vissuti.

Acrilico su tela 40×80 – Immagine tratta da La Dimensione del Cormorano – Courtesy Cristallo Odescalchi
Acrilico su tela 40×80 – Immagine tratta da La Dimensione del Cormorano – Courtesy Cristallo Odescalchi

Cose è la maschera?

La maschera potrebbe essere l’atto di osservare la personalità come oggetto . Il mio Emoji, per esempio, ha l’espressione intermedia post risata che avviene prima che i muscoli si rilassino completamente. Questo per sottolineare l’alienazione data dal percepirsi nei propri meccanismi.

Di cosa ti “cibi” prima di realizzare un lavoro? Cosa influenza la realizzazione?

Oltre a essere presente nei miei quadri, la Dimensione del Cormorano è la storia di un libro e un codice di riferimento per il resto dei miei lavori. All’atto pratico, la realizzazione delle opere è raggiunta quando ne riconosco uno stato emotivo. Uno stato che non devo patire direttamente ma che emerge come immagine di un sogno che il mio subconscio ha elaborato naturalmente. Concludendo, la preparazione per il mio processo creativo consiste nell’aver vissuto e nel fare nulla.

Potresti introdurci la scena artistica romana, così cambiata da quando, in modo diffuso, l’unione di intenti ha creato un substrato unico di spazi non-profit che hanno completamente ridisegnato la dimensione dell’arte contemporanea.

La scena romana in questo momento è portata all’inclusione e a un dialogo aperto e dinamico; è molto interessante per me trovare affinità con un gruppo così eterogeneo.

Acrilico su tela 40×80 – Immagine tratta da La Dimensione del Cormorano – Courtesy Cristallo Odescalchi
Acrilico su tela 40×80 – Immagine tratta da La Dimensione del Cormorano – Courtesy Cristallo Odescalchi

La gesta stazione dello spazio non-profit che hai fondato?

Io stesso ho aperto un artist run space chiamato STRUTTURA, dove artisti soprattutto della  scena romana sono ospitati. La prima trilogia di mostre titolata Content suggerisce l’identità del luogo che vuole esplorare  il rapporto tra forma e contenuto da diversi punti di vista e cercare sintesi nel dialogo

Quale è il ruolo dell’artista? In questa proliferazione di proposte estetiche, di nuove interazioni che riportano Roma ai gloriosi anni Settanta.

Non penso a un ruolo sociale dell’artista ma quando più persone convivono una risata o un pianto riconoscere la nostra umanità diventa più facile. Tra artisti sento correre la libertà di esporre qualsiasi tesi e antitesi accogliendo l’errore come opportunità e tranquillità: questo è  ideale.

Come riesce l’artista a porsi attivo nel contesto urbano, dialogando con la complessità della realtà?

L’artista si pone riguardo alla realtà urbana cercando condivisione e risparmio.

Cosa possiamo imparare dall’arte al di fuori dal contesto museale?

Sono sorti e continuano a sorgere moltissimi nuovi artist run spaces . La strategia dell’inclusione sembra essere vincente.

Questo contenuto è stato realizzato da Camilla Boemio per Forme Uniche.

https://www.instagram.com/cristallo_o/

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