Infuocato, colto, di grande attualità, il saggio Astrazione come Resistenza di Roberto Floreani – artista veneziano classe 1956 che da sempre coniuga la necessità della ricerca pittorica con la dimensione teorica – contribuisce in modo significativo alla riflessione sul contemporaneo.
In primo luogo, l’autore sposta la primogenitura dell’Astrattismo da Vasilij Kandinskij a Giacomo Balla, che nel 1912, con le Compenetrazioni iridescenti, dà quindi inizio a quella Via italiana all’Astrazione che sarà determinante nel corso di tutto il Novecento e vitale fino ai giorni nostri. Astrazione come Resistenza riporta poi al centro dell’attenzione alcune artiste ingiustamente marginalizzate, quali Hilma af Klint, Hilla Rebay e Marianne von Werefkin, riannodando i legami tra Astrazione, spiritualità, Teosofia e Antroposofia.
Floreani rivendica quindi la funzione sociale e teorica dell’artista, secondo cui, dietro ogni scelta, si cela una visione del mondo che attinge alla storia, alla filosofia, alla sociologia, finanche alla finanza e al mercato, fonti irrinunciabili per potersi sentire compiutamente testimoni del proprio tempo. Ricco di riferimenti, dettagliando un percorso vertiginoso, dalle avanguardie del primo Novecento ai giorni nostri, il saggio è soprattutto un inno all’arte come ricerca d’interiorità e intimo motivo di riflessione; attualizzando anche il pensiero “indocile” dei grandi protagonisti analizzati nel testo, quali Friedrich Nietzsche, Ernst Jünger, Jean Baudrillard e molti altri.
Astrazione come Resistenza lancia quindi un appello, invocando una resistenza nei confronti del materialismo contemporaneo; inserendosi nella tradizione degli scritti sull’arte realizzati dagli artisti, che da Umberto Boccioni e Kazimir Malevič giunge fino a Josef Albers, Gillo Dorfles, Peter Halley e Anselm Kiefer.