Fino al 5 giugno 2022 un centinaio di opere raccontano l’immagine della donna nel Cinquecento. La mostra “Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento Veneziano” prodotta da Skira e il Comune di Milano con il sostegno di Fondazione Bracco, celebra con un centinaio di opere il ruolo dominante della donna nella pittura veneziana del XVI secolo.
Nel corso del 500 la figura femminile conquistò un ruolo di straordinaria importanza nella pittura profana. Specialmente a Venezia, città delle donne, la cui stessa forma urbis favoriva la vita sociale e lo scambio intellettuale.
Un’attenzione che spinse molte donne a chiedere di studiare e che portò alla nascita delle “querelle des femmes”, il dibattito protofemminista, forse il più importante prima del XIX, a cui parteciparono, tra le altre, le letterate Moderata Fonte e Lucrezia Marinella. Tutto partì da Christine de Pizan, un’italiana naturalizzata francese, che nell’opera “La città delle dame”, tra il 1404 e il 1405, affermava che la presunta “inferiorità” femminile non fosse imputabile a fattori biologici ma la conseguenza di una mancata istruzione e di un isolamento sociale.
In questo fecondo contesto col suo tocco materico ed erotico Tiziano contribuì a celebrare la nuova immagine della donna. Per l’artista rinascimentale la bellezza artistica corrispondeva alla donna: a lui non interessava tanto il canone della bellezza esteriore ma l’individualità. Attraverso i suoi ritratti non sminuì mai la dignità femminile, indipendentemente dal contesto, dalla narrazione o dalla rappresentazione. Possiamo ammirare così i suoi ritratti di Isabella d’Este, marchesa di Mantova edi sua figlia Eleonora, duchessa di Urbino Eleonora Gonzaga, tele che contrastano in qualche modo con le immagini sacre che celebravano le donne solo attraverso la religione, come “La Madonna col bambino” sempre di Vecellio e“La tentazione di Adamo ed Eva” di Tintoretto.
Maria e Eva sono le due figure da cui le donne ancora oggi non prescindono, a causa della narrazione introiettata di “sante o puttane”.
Come dimostra il percorso artistico di Palazzo Reale la figura della donna passa da grandi modelli o figure eroiche. Come “Susanna e i vecchioni” diTintoretto, narrata in modo più profano, o le due Giuditte di Paolo Veronese e Lotto, e le splendide Maddalena e Salomédi Palma il giovane.
Studiando opere come quelle in mostra, una fra tutte “Ritratto di donna in abito verde” di Paris Bordonscopriamo che un abito scollato mostrante il seno nudo, non è un simbolo di spregiudicatezza sessuale, ma piuttosto un’apertura del cuore, un atteggiamento di sincerità e autenticitànei confronti dello sposo.
In questa esile cornice narrativa dove Venezia trionfa come capitale culturale, alcuni artisti parteciparono al dibattito sulla questione femminile. Il ritratto di Sperone Speroni realizzato da Tiziano ci ricorda il suocontributo attraverso le opere “il Dialogo d’amore” e quello “Della dignità delle donne”.
Emerge anche la figura di Veronica Franco,qui ritratta da Tintoretto(che ringraziò in una lettera), celebre poetessa che si oppose al modello petrarchesco passivo e che attraverso i suoi scritti narrò in modo esplicito la vita cortigiana dell’epoca.