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Paolo Pellegrin e l’Italia ’45-’69: le due mostre fotografiche che inaugurano Le Gallerie d’Italia Torino

Gallerie d’Italia Torino. Rendering di Filippo Bolognese
La fotografia al centro del nuovo museo di Intesa Sanpaolo, Le Gallerie d’Italia – Torino. Dunque non può che iniziare il suo corso con due mostre dedicate al mezzo fotografico, entrambe visitabili dal 17 maggio al 4 settembre.

La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia
A cura di Walter Guadagnini e il contributo di Mario Calabresi

La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia mette in mostra il lavoro del fotogiornalista italiano Paolo Pellegrin, attraverso i reportage fotografici che l’autore ha dedicato al tema del cambiamento climatico. Il lavoro rappresenta una committenza originale che ha visto impegnato Pellegrin in Paesi come Namibia, Islanda, Costa Rica, Italia per fornire una personale lettura per immagini del rapporto tra l’uomo e il suo ambiente naturale, tema cruciale della contemporaneità.

Se è vero che l’immagine fotografica trova il suo massimo grado di completezza solo nello sguardo dell’osservatore, come piace pensare a Pellegrin, in questo caso il punto di vista di chi guarda diventa ancora più cruciale, perché per la prima volta nella sua lunga carriera il fotografo rinuncia pressoché totalmente alla presenza dell’uomo nelle sue immagini: benché compaia come figura sfuggente in alcuni scatti, l’essere umano si materializza da un lato come osservatore, meravigliato e sopraffatto dalla maestosità del naturale, e dall’altro come agente di una trasformazione che ha conseguenze irreversibili sulla vita della Terra.

Soprattutto nella produzione più recente, la fotografia di Pellegrin trova una corrispondenza simbolica nell’idea del processo sottrattivo tipico della scultura: dove il blocco di marmo viene scavato per arrivare al fulcro della propria visione, allo stesso modo Pellegrin toglie per aggiungere significato, l’assenza della figura umana si traduce dunque nella presa di consapevolezza del suo ruolo. Fotografare un iceberg, un ghiacciaio o gli alberi bruciati negli incendi in Australia (unica serie nata prima della committenza entrata a far parte di questo progetto) significa parlare dell’uomo e della sua azione, ponendo l’accento su quello che è il suo rapporto con lo spazio in cui abita e, allo stesso tempo, con il grado più primitivo di sé stesso.

Dalla guerra alla luna 1945-1969. Sguardi dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo
A cura di Giovanna Calvenzi e Aldo Grasso

Attraverso una selezione di circa 80 scatti, la mostra racconta l’Italia che rinasce dalle macerie del secondo conflitto mondiale, il piano Marshall con cui l’America l’aiuta a ripartire, il boom degli anni ’60 e l’avvento della televisione, la motorizzazione di massa e i sogni legati alla conquista della luna. Per capire l’Italia di oggi è quanto mai opportuno un tuffo nel passato, che illustri passo a passo quel che il Paese è stato ed è diventato nella seconda metà del secolo scorso.

Nel 1945 l’Italia è un Paese in ginocchio: esce da 20 anni di fascismo e da cinque di guerra. È un Paese letteralmente «a terra»: bisogna ricostruire il tessuto sociale, l’economia, ma anche le istituzioni politiche dopo la dittatura e il vuoto di potere, creatosi con l’armistizio, durato due anni.

Nelle immagini della mostra vediamo le baracche (per abbatterle passeranno molti anni) che costellano le periferie delle grandi città, e le prime case popolari, costruite grazie al progetto Ina Casa. C’è palpabile l’euforia di quegli anni, con la nascita di nuovi giornali e il desiderio che accomuna tutti di ripartire.

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