Il Museo del Novecento presenta Aldo Rossi. Design 1960-1997 a cura di Chiara Spangaro. In collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e Silvana Editoriale, dal 29 aprile al 2 ottobre.
Architetto, designer, teorico e critico. Uno dei protagonisti della cultura visiva del XX secolo. Il Museo del Novecento racconta Aldo Rossi attraverso più di 350 tra arredi e oggetti d’uso, prototipi e modelli, dipinti, disegni e studi progettati e realizzati dal 1960
al 1997. Una testimonianza visiva unica, esposta congiuntamente per la prima volta.
La svolta nella sua carriera arriva nel 1979, quando si apre al mondo della produzione industriale. Realizza arredi e prodotti d’uso prima con Alessi, poi con Artemide, DesignTex, Bruno Longoni Atelier d’arredamento, Molteni&C|UniFor, Richard-Ginori, Rosenthal, Up&Up (oggi UpGroup).
In quasi vent’anni di lavoro elabora più di 70 arredi e oggetti, molti dei quali ancora oggi in produzione, sperimentando forme e cromie nel campo dei metalli e del legno, del marmo e della pietra, della ceramica e della porcellana, dei tessuti artigianali e industriali e dei materiali plastici. La mostra – il cui progetto di allestimento è firmato da Morris Adjmi – MA Architects, collaboratore e poi associato di Rossi a New York – è divisa in nove sale, ognuna delle quali pone a confronto le opere grafiche e prodotti artigianali e industriali.
La prima sala ci introduce al rapporto tra immagine dipinta e realtà oggettuale; la seconda è dedicata a prototipi e varianti di un immaginario panorama domestico e porta alla ricostruzione di un ambiente poetico nella terza sala. Qui opere quali la serie Parigi (UniFor, 1994) e il servizio Tea & In collaborazione con Co”ee Piazza (Alessi, 1983) sono il centro visivo e metafisico, corredato alle
pareti dai disegni inediti degli interni della casa di Rossi in via Rugabella.
La quarta sala presenta la varietà della produzione oggettuale, in rapporto con la forma del cubo che rievoca il Cimitero di San Cataldo a Modena e introduce le figure geometriche apollinee utilizzate dall’architetto sia nel design sia nell’architettura: Ovvero il tema della quinta sala: dai prototipi per RichardGinori e Rosenthal, alle piante architettoniche del Monumento ai Partigiani di Segrate e della scuola di Fagnano Olona, ai tappeti realizzati con ARP Studio in Sardegna (1986) o le tarsie lignee di Bruno Longoni Atelier d’arredamento (1997).
Nella sesta sala sono allestiti sedie, poltrone, grandi mobili e le loro varianti per materiale e colore, dalla scrivania Papyro (Molteni&C,
1989) al tavolino Tabularium (Up&Up, 1985). La ricostruzione dell’interno domestico della sala sette riunisce mobili e oggetti di Rossi con altri da lui collezionati e presenti nelle sue case, tra i quali le ca”ettiere americane, una stampa di Giovanni Battista Piranesi, una credenza ottocentesca che è servita da ispirazione per il suo design, così da entrare idealmente nel suo spazio personale.
Il rapporto con l’architettura è evidente nel nucleo dedicato agli arredi ideati da Rossi per alcuni suoi edifici, presentato nell’ottava sala: la seduta per il Teatro Carlo Felice di Genova (Molteni&C|UniFor, 1990) o la sedia Museo costruita per il Bonnefanten Museum di Maastricht (UniFor, 1994). La presenza magica e misteriosa del Teatro del Mondo, che chiude la mostra nella nona sala, rievoca le costruzioni temporanee in legno – dal faro alla cabina, al teatro galleggiante e circolarmente riporta al nucleo di opere iniziali.