Il Mart di Rovereto rende omaggio allo storico gallerista Emilio Bertonati (1934-1981) con la mostra Simbolismo e Nuova Oggettività. La Galleria del Levante, a cura di Alessandra Tiddia, fino al 12 giugno 2022.
Pensare alla Milano degli anni Sessanta implica un certo sforzo per immaginare il fervore culturale e artistico che animava il dibattito tra intellettuali, artisti, galleristi. A venirci in soccorso, la voce dei grandi maestri che risuona attraverso il tempo e ci aiuta a tessere le fila della storia. La loro voce sta in ciò che hanno scritto, prodotto, esposto e riscoperto. Così succede che, davanti all’indiscutibile contributo intellettuale e critico, una figura emblematica del secolo scorso quale è Emilio Bertonati chiede oggi di essere raccontata. Lo fa il MART di Rovereto con Simbolismo e Nuova Oggettività. La Galleria del Levante. Le sette sezioni della mostra ripercorrono la straordinaria esperienza di gallerista di Bertonati, attraverso l’esposizione delle opere che un tempo passarono per la sua galleria di via Spiga, contribuendo alla loro affermazione critica, oltre che economica.
È una storia controcorrente e coraggiosa quella che visse Emilio Bertonati, titolare della Galleria del Levante, attiva tra Milano e Monaco di Baviera, con una piccola parentesi romana, tra il 1962 e il 1980. Sarebbe riduttivo ridurre la sua figura alla sola attività di gallerista, seppur rappresenti un’esperienza fondamentale, “una delle più aperte, coraggiose, inattese, spesso addirittura rivoluzionaria”, come afferma l’amico Giovanni Testori. Infatti, precedente alla fondazione della galleria, è il suo impegno da docente, come assistente di Franco Russoli alla cattedra di Storia dell’Arte e Storia degli stili architettonici al Politecnico di Milano, a seguito degli studi in architettura a Firenze. Tangente e minore è la sua esperienza grafica e pittorica, i cui esiti cromatici e compositivi lasciano presagire un animo turbato e solitario, “la sua natura ombrosa e drammatica” dalle parole di Testori – come è ben testimoniato dalla prima sala della mostra. Bertonati approdò anche al design, con esperienze alla Olivetti e alla Rinascente, che dal 1955 ospitava, al sesto piano del palazzo, il Centro Design.
Descritto come “raffinato, ironico, uomo di vasta cultura umanistica”, Emilio Bertonati condusse la sua attività di gallerista con lo sguardo orientato ad artisti, tedeschi e italiani, dimenticati, poco apprezzati e fuori dal mercato. Nel 1977 affermava: “ai miei clienti non ho mai promesso acquisti-investimento. Li ho invitati piuttosto ad arricchire le loro raccolte con opere uniche e ancora poco conosciute, ad apprezzare autori che erano stati ingiustamente dimenticati e a svincolarsi da un certo tipo di critica”. Sono le opere degli artisti della Nuova Oggettività tedesca, del Realismo Magico italiano, della fotografia d’avanguardia ungherese.
Seppur Bertonati seppe orientare la propria ricerca, di storico dell’arte e mercante, verso strade poco battute dalla critica, isolato rispetto ai suoi compagni galleristi che trattavano con artisti della Pop Art, dell’Arte Povera o dell’Astrattismo, non mancò di saldare amicizie e tessere legami con intellettuali, scrittori, critici, galleristi. Basti citare l’importante relazione della Galleria del Levante con la Galleria dell’Incisione di Brescia, fondata nel 1972 da Chiara Fasser, ancora oggi fondamentale testimonianza del lavoro del collega genovese. Infatti, opere che oggi passano per la galleria bresciana, un tempo occupavano le pareti dello spazio di Via Spiga di Bertonati, e ancora oggi proseguono la loro storia tra le sale dei musei, per ultimo il Mart di Rovereto.
Giovanni Testori, Franco Russoli, ma anche Renato Barilli, Antonello Trombadori, Arturo Schwarz. Sono alcune delle personalità con cui Emilio Bertonati si confrontò e dialogò, lasciando tracce profonde nella storia dell’arte, avendo egli sostenuto e rilanciato una grossissima fetta dell’arte europea, i cui nomi oggi risuonano più o meno celebri – Christian Schad, Felix Valletton, Kokoschka, Cagnaccio di San Pietro -, ma che tra gli anni Sessanta e Settanta apparivano marginali. Le origini della ricerca da gallerista di Bertonati risalgono al dicembre 1962 quando inaugurò la Galleria del Levante – allora in Via Sant’Andrea – con una collettiva di Klimt, Kubin e Kokoschka, di cui espose disegni (matita o china su carta) e litografie. La storia proseguì fino al 1980 – un anno prima della sua morte – tra Milano e Monaco di Baviera (nella lussuosa ottocentesca Villa Stuck) con George Grosz, la dadaista Hannah Höch, Ernst Ludwig Kirchner, Carlo Carrà, fino al 1968, con la mostra Nuova Oggettività.
Tutta l’attività espositiva di Emilio Bertonati fu accompagnata da un significativo impegno editoriale – dai cataloghi monografici ai Quaderni di fotografia, oggi esposti in mostra –, a riprova del suo ruolo di “uomo di cultura che sapeva fare il mercante”, come si legge sulle pagine del Corriere della Sera. Una vita trascorsa tra arte e mercato, rivendicando il ruolo attivo giocato dal collezionismo e, di conseguenza, dal mercato. O si era critici o si era galleristi: ecco la ragione del disaccordo di Bertonati con molta parte della critica.
La memoria di Emilio Bertonati è tenuta in vita dalle diverse esposizioni che si susseguono negli anni, tra gallerie private e musei che espongono le opere un tempo parte della ricca collezione di Bertonati, di artisti da lui scoperti e studiati con grande acutezza e anticipo rispetto alla critica corrente. Tra le tante, la mostra alla Permanente di Milano – dal titolo Nuova Oggettività: Germania e Italia 1920-’39 – nel 1995, curata, tra gli altri, da Claudia Gian Ferrari, cui fece seguito, cinque anni dopo, la mostra al Castello di Lerici La Nuova Oggettività e altre cose. Il mondo di Emilio Bertonati. Fino alla mostra più recente, in corso fino a giugno al Mart, che ancora una volta omaggia il Emilio Bertonati, come importante figura da non dimenticare, attraverso cui comprendere una fetta della storia dell’arte europea fatta di nomi poco noti, dai tedeschi Richard Müller, Gustav Adolf Mossa, agli italiani Alberto Martini, Sexto Canegallo, Chin (Enrico Castello).
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Il Mart di Rovereto rende omaggio a Emilio Bertonati con la mostra: Simbolismo e Nuova oggettività. La Galleria del Levante