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I colori della Serenissima illuminano il Trentino. La pittura veneta a Trento

Giambattista Pittoni, San Matteo e l’angelo, Chiesa della Natività di Maria a Borgo Valsugana (part.) 

La raffinata esposizione “I colori della Serenissima. Pittura Veneta del Settecento in trentino”, curata da Laura Dal Prà, Denis  Ton e Andrea Tomezzoli, che il Castello del Buonconsiglio propone dal 2 luglio al 23 ottobre 2022, riunisce splendide opere, spesso capolavori, che documentano un secolo di straordinaria pittura veneta settecentesca nelle vallate trentine.

Settanta opere, molte di grandi dimensioni, che arriveranno (alcune torneranno) a Trento da musei e collezioni europee e statunitensi. Sono dipinti che ornavano palazzi e chiese di queste vallate e che tempo, guerre, vicende familiari hanno disperso.
I curatori hanno inseguito le loro tracce, scovandole infine in musei o sul mercato antiquario internazionale, riuscendo a riunirle e, in alcuni casi, a ricomporle, in una esposizione dove ricerca scientifica e spettacolarità esprimono un perfetto connubio.

 

Francesco Fontebasso, Passaggio del Mar Rosso, olio su tela. Trento, Castello del Buonconsiglio, Monumenti e collezioni provinciali.

Il racconto prende il via dal secolo precedente quando, nella sua seconda metà, l’arte veneta iniziò il suo processo di “penetrazione” nel Principato Trentino, con interventi di Sebastiano Mazzoni, Johann Carl Loth e Bernardo Strozzi per chiese del territorio.

La seconda delle sette sezioni di questo affascinante percorso, si sofferma sugli anni ’30 del ‘700, anni che vedono grandi artisti veneti impegnati in  fondamentali cantieri in città: Louis Dorigny, ormai ottantenne,  realizza il suo capolavoro in Cattedrale, mentre Francesco Fontebasso è impegnato ad affrescare il soffitto e le lunette della Santissima Annunziata. Di entrambi i cicli, dispersi o bombardati, la mostra propone i pochi lacerti superstiti accanto a disegni e bozzetti, uno dei quali proveniente dal Museo di Tokyo.

Dal sacro al profano. Sono stati ritrovati sul mercato antiquario e riuniti al Buonconsiglio i 5 dipinti a tema profano (storie della antichità) di Simone Brentana, opere anticonvenzionali e libere da schemi, così come lo era il loro autore.

Venezia fu città di riferimento per diverse prestigiose commissioni, decise dallo stesso Principe Vescovo o dalla nobile famiglia Giovanelli. Quest’ultima, per la “sua” Valsugana commissionò a Giambattista Pittoni opere notevoli come la pala con San Matteo per la chiesa di Borgo. Gli Asburgo, invece, chiamano Paolo Pagani a dare lustro alla chiesa dei Cappuccini a Chiusa d’Isarco.

Un capitolo importante della grande rassegna è riservato ai Guardi, giusto tributo ad una famiglia trentina: i Guardi giungono a Venezia dalla Val di Sole. Tra le loro opere in mostra, la Sacra Famiglia originariamente per la chiesa di Strigno, oggi al Museo di Toledo (Ohio) da cui torna per la mostra.

Simone Brentana, Dionigi di Siracusa si fa radere la barba dalle figlie con i tizzoni ardenti, olio su tela, collezione privata

Al principe vescovo Francesco Felice Alberti d’Enno è legato lo spettacolare ciclo di diciannove tele che Francesco Fontebasso eseguì nel 1759, destinate  alla Sala Grande e alla Sala superiore del torrione del Buonconsiglio. Il confronto tra bozzetti e opere finite consentirà sia di integrare visivamente i soggetti, sia di valutare le differenze tra fase progettuale e momento esecutivo.

Un capitolo a sé viene destinato alla presenza di artisti veronesi. Gli  importanti dipinti allegorici di Antonio Balestra e Alessandro Marchesini per il Magistrato Mercantile di Bolzano, fanno da apripista a Giambettino Cignaroli, autore di pale d’altare oltre che di raffinate opere destinate alla committenza privata. Il prestito di due capolavori di Cignaroli dallo Szépmüvészeti Múzeum di Budapest,  documenta il confrontarsi dell’artista veronese con tematiche eroiche dalla forte impronta morale, insieme al livello delle sue committenze.

Con la Santissima Trinità e i santi Pietro e Paolo per Roncegno si consuma l’ultimo atto della presenza di Francesco Guardi in Trentino, nel 1775. Francesco, tre anni dopo, torna in Trentino, e descrive la Valsugana  in una serie suggestiva di grandi disegni, attualmente in collezioni pubbliche e private di Ginevra, e alla Morgan Library di New York. Il viaggio attraverso la valle che conduce alla Serenissima, si conclude poi con uno straordinario dipinto rappresentante L’albero genealogico della famiglia Giovanelli, sullo sfondo di una veduta di Venezia.

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