96 marmi della Collezione Torlonia, la più importante raccolta privata di statuaria classica, in una grande esposizione alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, in Piazza della Scala a Milano. I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces è l’eloquente titolo della mostra visitabile dal dal 25 maggio 2022 al 18 settembre 2022.
Entrando alle Gallerie d’Italia, a Milano, si supera anche la soglia del tempo. Non per sbirciare il futuro, ma per lasciarsi avvolgere dal passato. Letteralmente. Nel salone d’ingresso 22 busti in marmo accolgono il visitatore. Sono un gruppo di togati romani – si riconoscono al volo Domiziano, Adriano, Marco Aurelio – disposti ad ovale, in ordine cronologico, come a esporre in un solo colpo secoli di storia antica. Al loro centro un sarcofago monumentale rinvenuto sulla via Ardeatina. Forza centripeta che alimenta la tensione che lega le sculture, parte dei 122 celebri busti della Collezione Torlonia. La più vasta al mondo quanto a scultorea classica.
Del resto è dal 1875 che la famiglia Torlonia espone la sua eccezionale raccolta, che al tempo contava già 620 pezzi. Ora siamo a 660. Tutti descritti nel catalogo del Museo Torlonia di sculture antiche (1884-85), curato da Ludovico Visconti e primo integralmente illustrato in fototipia. In mostra ne si trova una copia su un tavolo con ripiano in porfido). Imperatori, guerrieri, sarcofagi, fontane di marmi dalla candida o cromatica bellezza. La mostra è una rievocazione impattante del Museo, una sua trasposizione forse addirittura migliorata dalle preziose architetture delle Gallerie d’Italia. La raccolta è uno scrigno di storia e arte che – dopo la mostra ai Musei Capitolini – si prende la scena milanese prima di partire per un ciclo di rassegne internazionali.
“Camminando tra imperatori romani, sculture e sarcofaghi mi ponevo questa domanda: questa mostra è più un dono che l’antica Roma fa a Milano, o che Milano fa all’antica Roma? Credo siano vere entrambe le cose, ma quel che è certo è che non è comune vedere in questa città una collezione simile, mentre dall’altro lato gli spazi delle Gallerie d’Italia possono dare veramente nuova vita a queste sculture, facendole respirare” si chiede il curatore della mostra Salvatore Settis in occasione dell’apertura.
L’infilata di busti rappresenta solo la prima delle sei sezioni che delineano i passaggi evolutivi della raccolta, una sorta di collezione di collezioni per vastità e importanza. La sua nascita è da ricondurre agli scavi intorno a Roma, dalle Ville dei Quintili alla via Appia. Da qui proviene il colossale Dace, così imponente da poter essere esposto solo in un contesto capace di accoglierlo. L’ampliarsi della raccolta è poi da intendersi in tre nodali passaggi, esemplificati nelle successive sezioni.
Si distingue per le incisioni il gruppo di lavori acquistati dal Principe Giovanni Torlonia nel 1816 dal marchese Vincenzo Giustiniani. Ma è poi con l’acquisizione del nucleo di opere di Villa Albani e quello dello studio dello scultore Bartolomeo Cavaceppi che la collezione assume connotati maestosi.
Un’imponente raccolta che ha necessitato, e seguita a necessitare, di continui restauri e aggiustamenti. Tanto che un’intera sezione è dedicata al tema, declinato nelle sue soluzioni più contemporanee. L’ultima sala ospita infatti un interessante confronto tra l’Ercole MT 25 – composto da 112 pezzi riassemblati – e la Leda MT 60, esposta con diverse fasi visibili dell’intervento di pulitura. Un modo per evidenziare al meglio le varie fasi del restauro e le sfide a cui sottopone i conservatori. Intento confermato anche dalla presenza di 5 opere restaurate per l’occasioni e presenti solo nell’esposizione milanese.