Amarcord 28 – Un nuovo appuntamento con la rubrica di Incontri, Ricordi, Euforie, Melanconie di Giancarlo Politi
Cari amici, sono appena rientrato dalla clinica Capitanio (grazie dr. Augusto Palermo) per un check up di routine molto accurato. Tutto abbastanza in ordine in rapporto all’età. Mi hanno però suggerito di ripassare per un ulteriore controllo quando avrò compiuto i 100 anni. Vediamo se avrò tempo. Anche se non ho nessuna intenzione di battere il record di Gillo Dorfles (107 anni). Dopo una certa età credo sia troppo faticoso vivere. Mentre Gillo, dopo i 100 anni lo vedevo talvolta volteggiare sopra le panchine del parco, come esercizio ginnico quotidiano. Cosa per me impossibile anche a 20 anni. Ma lui è stato unico. Anche più forte di Leo Castelli (entrambi di Trieste ed amici d’infanzia) che pure a 90 anni era bello vispo e lucidissimo.
Il mio consueto Amarcord questa volta viene sostituito da un importante documento che mi ha fatto pervenire l’artista Franco Troiani da Spoleto. Si tratta di alcune suppliche appassionate di Yves Klein a Santa Rita da Cascia. Io ero a conoscenza dell’ex voto di Klein a Santa Rita (me ne parlò a suo tempo l’amico Restany, sapendo che io ero umbro) e per questo, tornandomi curiosamente alla memoria l’episodio, ho chiesto informazioni più precise ad un conoscitore del territorio come Troiani. Ignoravo però che insieme all’ex voto, Yves Klein avesse lasciato alcune incredibili suppliche a Santa Rita, affinché lo aiutasse a costruire ciò che lui chiamava la Grande Bellezza, cioè il suo lavoro. Suppliche che fanno luce sulla figura e l’opera ma anche sull’esaltazione mistica e artistica di Yves Klein meglio di qualsiasi testo critico. Anche se lo scritto di Pierre Restany contribuisce in modo esemplare a far rivivere la leggendaria vicenda di questo leggendario artista.
Comunque non avrei mai immaginato che Yves Klein, peraltro credo di famiglia di origine ebraica, almeno dal nome, fosse così profondamente religioso (direi in preda al fanatismo) e devoto ad una santa, mia conterranea e così lontana dalla Francia. Suppliche che mi ricordano la religiosità un po’ folle di Jacopone da Todi quando si rotolava nudo, cosparso di grasso e di penne di gallina, invocando Dio. Personalmente non ho mai sentito nessun artista rivolgersi a Dio in modo così appassionato, per migliorare il proprio lavoro di artista. Da giovanissimo, speranzoso ciclista esordiente, mi arrampicavo ogni tanto con la mia bellissima bici da corsa Guerra sui tornanti che da Spoleto portano a Norcia e Cascia. Era il mio allenamento abituale per la montagna. E talvolta, all’arrivo, per ristorarmi entravo a riposarmi nel fresco della Basilica di Santa Rita. Dove mi aspettava una parete piena di ex voto, talvolta inquietanti. E dentro un’urna di vetro il corpo mummificato di Santa Rita che mi faceva un po’ paura. Ora sto partendo per Praga. Al ritorno, prima di Art Basel, spero di poter inviare un mio vero Amarcord.
Ho due o tre ricordi curiosi (uno su Alessandro Contini Bonaccossi, il più grande mercante e collezionista di arte antica del mondo e di ogni tempo -insieme a Joseph Duveen, inglese-, diventandone anche grande conoscitore, lui con il solo titolo di studio di terza media e sua moglie altra grande esperta, con la seconda elementare, ma talmente brava da fare invidia a Bernard Berenson, e con una collezione che andava da Piero della Francesca a Botticelli, Tiziano, Antonello da Messina, Velazquez, Sassetta, Bernini, ecc. (migliaia di opere) e che ha alimentato gli Uffizi e i grandi musei americani. Io arrivai a conoscere alcuni dettagli di questa straordinaria storia, tramite Italo Calvino e la sua amante Elsa De’ Giorgi, all’epoca mia amica. Un altro Amarcord sarà su Charles Saatchi, il primo e insuperato tirannico guru dell’arte contemporanea, il padre del moderno collezionismo miliardario. Ma vi racconterò cose curiose anche su Leo Castelli, la leggenda dell’arte contemporanea, che ha cambiato l’approccio con l’arte, con il mercato e con i collezionisti e di cui fui abituale frequentatore in tutti i miei viaggi a New York) ma debbo raccogliere alcuni elementi e immagini per renderli più completi. E purtroppo io riesco a lavorare solo qui, nella mia casa di Milano. Le brutte abitudini non si perdono mai. E ogni partenza per me è un esilio. Spero che nella settimana precedente ad Art Basel abbia abbastanza lucidità per raccogliere le idee, che a volte mi costano molta fatica. Ma da qui ai 100 anni come mi hanno assicurato, ne avremo di tempo.
G.P.
PS. Altro grande devoto a Santa Rita da Cascia fu lo scrittore Dino Buzzati (di seguito il suo ex voto), grande amico e sostenitore di Yves Klein, di cui talvolta fu anche collaboratore. Uno squarcio inedito sulla vita di uno scrittore e giornalista insuperato.
Yves Klein: L’ex-voto a Santa Rita da Cascia
Alla fine del febbraio 1961, dopo l’apertura della mostra retrospettiva al museo di Krefeld in Germania, l’artista francese Yves Klein si congeda dal direttore del Museo, Dr. Wember, e si reca al monastero di Santa Rita da Cascia in Umbria, in compagnia di Rotraut Uecker, sua futura moglie. Lo scopo di questo viaggio è quello di portare alla Santa un ex-voto che egli affiderà alla religiosa addetta all’ingresso della clausura del convento delle Suore Agostiniane. Le Agostiniane seguono la regola si San Benedetto, «addolcita» quando si occupano della cura dei malati o prestano servizio negli ospedali. Il monastero di Santa Rita da Cascia ha il compito esclusivo della conservazione del santuario e del culto della Santa.
L’ex-voto depositato da Yves Klein nel febbraio 1961 consiste in un contenitore di plastica trasparente di 22×15 cm, suddiviso in vari scomparti. La parte superiore è composta da tre cassetti, contenenti rispettivamente pigmento blu-oltremare (il blu I.B.K.), pigmento rosa (monopink) e oro in foglie (monogold). La parte inferiore contiene per tutta la sua lunghezza tre lingotti d’oro di diverso peso appoggiati su una base di pigmento blu. I lingotti d’oro fino sono il prodotto delle prime quattro vendite di aree di sensibilità pittorica immateriale; Yves Klein vendeva al prezzo dell’oro delle zone di sensibilità, dello spazio allo stato puro, impregnato della sua presenza. La transazione avveniva per mezzo di un assegno. Se l’acquirente era disposto a bruciare integralmente l’assegno, cioè il suo titolo di proprietà, tutto l’oro veniva restituito al cosmo. Nel caso contrario, soltanto una parte dell’oro veniva gettata nella Senna, il resto ritornava momentaneamente a Yves Klein che ne era depositario solo a titolo provvisorio e precario. Le prime quattro cessioni di immateriale hanno avuto luogo a Parigi. Gli acquirenti furono, in ordine cronologico: Peppino Palazzoli (18 Novembre 1959), Jacques Kugel (7 Dicembre 1959), Paride Accetti (7 Dicembre 1959) e Alain Lemée (8 Dicembre 1959).
Nel suo ex-voto Yves Klein offre a Santa Rita l’oro di cui era rimasto depositario dopo queste prime cessioni; infatti i tre acquirenti avevano conservato l’assegno-testimonianza e il quarto l’aveva distrutto più tardi, un po’ di tempo dopo la vendita. La parte centrale del contenitore è formato da una larga fessura nella quale è stato deposto un testo manoscritto di Yves Klein su sette foglietti di carta tenuti insieme da un sottilissimo filo di cotone. Il testo è un vero e proprio inno di richiesta di grazie a Santa Rita: dopo averla ringraziata dei suoi precedenti favori, Yves Klein si pone sotto la protezione della Santa e invoca il suo aiuto per assicurare successo, bellezza e immortalità alla sua opera.
Testo del manoscritto di Yves Klein contenuto nell’ex-voto dedicato a Santa Rita da Cascia (testo integrale; 1961)
– Il BLU, l’ORO, il ROSA, l’IMMATERIALE, il VUOTO, l’architettura dell’aria, l’urbanistica dell’aria, la climatizzazione di grandi spazi geografici per un ritorno a una volto umano nella natura allo stato Edenico della leggenda. I tre lingotti d’oro fino sono il prodotto della vendita delle prime quattro ZONE DI SENSIBILITÀ PITTORICA IMMATERIALE.
– A Dio Padre Onnipotente, in nome del Figlio Gesù Cristo, in nome dello Spirito Santo e della Santa Vergine Maria. Per mezzo di Santa Rita da Cascia, sotto la sua cura e protezione, con tutta la mia infinita riconoscenza. Grazie. Y.K.
– Santa Rita da Cascia, io ti chiedo di intercedere presso Dio Padre Onnipotente perché mi accordi sempre in nome del Figlio Gesù Cristo e in nome dello Spirito Santo e della Santa Vergine Maria, la grazia di animare le mie opere perché esse divengano sempre più belle e inoltre la grazia che io scopra continuamente e regolarmente sempre nuove cose nell’arte ogni volta più belle, anche se purtroppo non sempre sono degno di essere un utensile per costruire e creare la Grande Bellezza. Che tutto ciò che viene da me sia Bello. Così sia. Y.K.
– Sotto la protezione terrestre di Santa Rita da Cascia: la sensibilità pittorica, i monocromi, gli IKB, le sculture-spugna, l’immateriale, le impronte antropometriche statiche, positive, negative e in movimento, i sudari. Le Fontane di Fuoco, d’acqua e di Fuoco, l’architettura dell’aria, l’urbanistica dell’aria, la climatizzazione degli spazi geografici trasformati così in Eden permanenti ritrovati alla superficie del nostro globo, il Vuoto.
– Il teatro del Vuoto – tutte le variazioni particolari ai margini della mia opera – le Cosmogonie – il mio cielo Blu – tutte le mie teorie in generale. Che i miei nemici diventino miei amici e, se ciò è impossibile, che tutto ciò che essi potrebbero tentare di fare contro di me non vada mai a compimento e che io non ne sia mai colpito. Rendi me ed ogni mia opera completamente invulnerabili. Così sia.
– Che tutte le mia opere di Gelsenkirchen siano sempre più belle e sempre più siano riconosciute come tali, e il più presto possibile. Che le Fontane di Fuoco e i muri di Fuoco possano essere da me eseguiti sulla piazza dell’Opera a Gelsenkirchen al più presto. Che la mia mostra di Krefeld sia il più gran successo del secolo e che tutti lo riconoscano.
– Santa Rita da Cascia, Santa dei casi impossibili e disperati, grazie di tutto l’aiuto così grande, decisivo e meraviglioso che mi hai dato finora. Infinitamente grazie. Anche se non ne sono personalmente degno, aiutami ancora e sempre nella mia arte e proteggi tutto ciò che ho creato affinché, nonostante me, sia tutto, sempre, di Grande Bellezza. Y.K.”
L’ex-voto anonimo era stato conservato dalle suore nel deposito delle offerte al Santuario. In seguito al terremoto del 1979, che aveva danneggiato la cupola della Basilica e il suo rivestimento affrescato, si rese necessario un restauro, Rosario Scrimieri, l’architetto responsabile dei lavori, incaricò il pittore Armando Marrocco di eseguire una serie di vetrate moderne per il presbiterio della Basilica. L’artista, nel corso del lavoro, ebbe bisogno di oro in foglie e lo richiese al personale del monastero. Le suore portarono l’ex-voto di Yves Klein.
Marrocco ricorda: “Il giorno dell’eccezionale scoperta dell’opera di Klein, esattamente venerdì 21 Dicembre 1979 verso mezzogiorno, mi trovavo nel parlatorio del Monastero di S. Rita, insieme all’arch. Scrimieri, per discutere con la Badessa e le consorelle alcuni problemi riguardanti le vetrate che mi erano state commissionate qualche mese prima. Dato che per il lavoro delle finestre destinate a contenere le vetrate si doveva utilizzare dell’oro in foglie, chiedemmo alla Badessa se per caso ne avessero un po’ da qualche parte. Poco dopo ci venne portato un pacco contenente foglie di oro zecchino ed inoltre dei depliants con dentro una cassetta, apparentemente contenente polveri colorate per il restauro di affreschi. Mentre l’architetto Scrimieri la analizzava attentamente perché sopreso dal contenuto e dalla eccezionale realizzazione del contenitore in perspex, io mi accorsi che ci trovavamo di fronte a una scoperta sensazionale: un’opera di Yves Klein dedicata a S. Rita da Cascia”
Al suo ritorno a Milano, Marrocco mi fece contattare da Guido Le Noci (il gallerista “ispirato” presso il quale il 2 gennaio 1957 ho presentato in prima mondiale l’«époque bleue» di Yves Klein, l’Epoca Blu, i primi IKB). L’incontro avvenne il 19 maggio 1980, e fissammo un appuntamento con le autorità ecclesiastiche per il 18 giugno seguente a Cascia. Ebbi così la possibilità di intrattenermi con la madre Superiora del convento durante una seduta di circa un’ora in parlatorio, di autenticare l’ex-voto, di fare fotografare l’opera e di fotocopiare, il testo con l’assenso dell’ordine gerarchico.
La devozione di Yves Klein al culto di Santa Rita (culto molto popolare a Nizza, città natale di Y.K.) mi era ben nota: egli vi era stato iniziato da sua zia, Rosa Raymond-Gasperini. Egli mi aveva messo al corrente dei suoi precedenti pellegrinaggi a Cascia: vi si era recato due volte prima del 1961 per pregare la Santa delle cause disperate e supplicarla di aiutarlo nei momenti importanti e critici della sua carriera.
Sono convinto che l’ex-voto non è l’unica offerta di Yves Klein alla Santa, come testimonia una copia del catalogo di Krefeld che le è personalmente dedicato, e che è conservato al monastero. Finora però non si sono trovate tracce di altre opere.
Il testo da poco ritrovato testimonia la profondità e la verità della fede dell’artista, al di là di qualsiasi rituale feticista. L’invocazione a Santa Rita, l’apice della sua pratica spirituale all’interno del rituale dogmatico, del riferimento a Dio Padre, al Figlio Gesù, allo Spirito Santo e alla Vergine Maria: la meditazione sull’Assolutezza dell’Arte, il Vuoto, l’Energia Vitale.
La pubblicazione di questo documento acquista tutto il suo significato in occasione della celebrazione del sesto centenario della nascita della Santa.
Pierre Restany
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