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Immagini di una storia, fotografia italiana in bianco e nero

Mario De Biasi, Gli italiani si voltano I, Milano, 1954 © Archivio Mario De Biasi/courtesy Admira, Milano
Mario De Biasi, Gli italiani si voltano I, Milano, 1954 © Archivio Mario De Biasi/courtesy Admira, Milano

Immagini di una storia, fotografia italiana in bianco e nero dalla collezione Rita e Riccardo Marone. L’Italia raccontata per immagini

È uscito in libreria il volume Immagini di una storia (edizioni Nomos), curato da Angela Madesani il libro raccoglie la testimonianza della collezione dedicata alla fotografia italiana in bianco e nero di Rita e Riccardo Marone; un ampio repertorio di immagini che va dagli anni Venti fino ad oggi, con fotografie di autori come Tina Modotti, presente con una piccola opera vintage di matrice sociale, uno dei fil rouge di questa collezione. Il libro si apre con una conversazione tra Riccardo Marone, avvocato e politico con la passione per l’arte e la fotografia (a lui si deve l’iniziativa degli artisti in metropolitana a Napoli), e la storica dell’arte Angela Madesani.

Questa collezione si configura così come una ricognizione sul lavoro di quei fotografi che hanno saputo raccontare l’Italia, in particolare modo durante quello snodo cruciale per la nostra storia e la nostra cultura che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Una raccolta, questa di Marone, nata non inseguendo i fotografi imposti dal mercato, ma piuttosto alla ricerca di quelli ancora poco conosciuti, ma che negli anni hanno portato avanti una ricerca di valore, di contenuto, con uno sguardo attento sulla realtà del divenire, in un continuo rapporto di indagine nei confronti dei diversi strati della società.

«All’epoca – racconta Riccardo Marone, orgoglioso figlio del ’68 – i dilettanti come me guardavano a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, del quale mi aveva colpito particolarmente una frase: “Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto. È mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore”. Questa frase è indicativa di cosa era la fotografia in quegli anni, era riuscire a cogliere il momento istan- taneo. Era prevalentemente fotogiornalismo, anche se, specialmente negli anni Cinquanta, nascevano tantissime associazioni degli amanti di questo medium, che hanno svolto un ruolo fondamentale per la sua affermazione come espressione d’arte».

Le fotografie degli anni Quaranta raccontano l’Italia della Seconda guerra mondiale, scatti che immortalano persone, lavoratori, operai e artigiani, come quelli delle opere di Alberto Lattuada in Occhio Quadrato. Sono immagini che svelano la realtà e iniziano a un proporre un nuovo modo di “guardare”, lasciando ai decenni precedenti gli esiti e i corollari della moda pittorealista, si fa strada nel Dopoguerra una narrazione senza retorica e vibrante di curiosità, senza censure, senza scenografie. Quella immortalata è un’Italia povera, uscita dal disastro del fascismo. Fondamentali anche le fotografie di cronaca (quella del bandito Giuliano di Ivo Moldenesi, per esempio), ma anche quelle di moda e di costume di Federico Patellani e Arturo Ghergo.

Tra i fotografi degli anni ’50 trovano spazio nella collezione Mario Giacomelli (“allievo” di Giuseppe Cavalli), Mario De Biasi, Paolo Monti, e Gualberto Davolio Marani. Il fotogiornalismo è sempre più importante, ma nel frattempo il cinema italiano è diventato famoso in tutto il mondo, i paparazzi sono pronti a tutti per uno scoop, anche a costo di farsi trafiggere da una furiosa Anita Ekberg armata di arco e frecce; Tazio Secchiaroli tra loro è l’assoluto protagonista, presente in collezione con la foto di Aïchè Nana durante lo spogliarello al Rugantino.

Di questi anni alcune fotografie ormai entrate a far parte delle coscienza culturale collettiva come Il Tuffatore di Nino Migliori o Gli Italiani si voltano di Mario de Biasi, con Moira Orfei di schiena che al suo passaggio blocca il traffico a Milano.

Nino Migliori, Il tuffatore 1951 © Fondazione Nino Migliori

«Il pezzo della Modotti è quello più interessante della collezione, la sua vita mi ha sempre colpito molto – sottolinea il collezionista – Poi, ovviamente, Scanno di Giacomelli. Infine mi affascinano molto i toni morbidi delle fotografie di Cavalli, Ferroni, Davolio Marani. Quando ho scoperto Aldo Bonasia sono rimasto affascinato dalla sua bravura. Naturalmente le foto di Mimmo Jodice, la sua ultima mostra antologica fatta al Museo Madre era di altissimo livello, un esempio di come si fa una mostra di fotografi».

Luxardo, Giacomelli, Pierluigi (Pratulon), Oliviero Toscani, Antonio Sansone, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Castellano, Ugo Mulan, Sebastiana Papa (prima donna a dichiararsi omosessuale in Italia, fondatrice con Angelo Pezzana della rivista FUORI!), Uliano Lucas, Tano D’Amico… Nella collezione Marone sono presenti tantissime delle voci italiane che, nel corso dei decenni, hanno saputo raccontare per immagini il nostro Paese, attraverso trasformazioni, rivoluzioni, mode, disgrazie, sogni e desideri, un incredibile ritratto collettivo da cui emerge tutta l’incoerenza e la brulicante energia della cultura che ha scosso e plasmato l’Italia e gli italiani.

Rita Riccardo Marone

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