Arte, musica, teatro e cinema. Il Museo del Novecento di Milano espone i disegni che Luigi Veronesi dedicò all’opera di Stravinskij Histoire du Soldat. Un racconto a cavallo tra le arti, curato da Danka Giacon e Giulia Valcamonica. Dal 10 maggio al 4 settembre 2022.
Secondo una massima non confermata di Stanley Kubrick, per fare un film sono necessari soli sei elementi. Tanti? Pochi? Di primo acchito sembrerebbero pochi. Eppure, se torniamo negli anni Venti del Novecento, per creare un’opera bastava anche molto meno. Il Soldato, il Diavolo e la Principessa. Soli tre personaggi compongono Histoire du Soldat. Ispirato a una fiaba popolare russa, lo spettacolo nasce come opera d’arte ambulante, pensata per muoversi da una città all’altra della Svizzera. A metterla in musica Igor’ Fëdorovič Stravinskij.
L’essenzialità, si sa, è fondamentale in arte. Il superfluo annacqua, rompe l’incanto della misura. Inoltre aiuta a sopportare le spese in un momento di difficoltà. Pochi strumenti con pochi esecutori, pochi personaggi e solo una piccola scena su cui si doveva svolgere l’azione con mimi e danzatori. Poche risorse, tanto successo.
Tanto che vent’anni dopo la sua prima messa in scena, Histoire du Soldat seduce un artista italiano: Luigi Veronesi. Proprio a causa della sua eloquente essenzialità, l’opera conquista l’interesse degli ambienti avanguardistici del primo Novecento. Su tutte si ricorda la rappresentazione nell’agosto del 1923 alla scuola Bauhaus. Tanti gli artisti che vi assistettero, rimanendone fortemente influenzati.
Così Histoire du Soldat si ritaglia gradualmente uno spazio nell’immaginario artistico del tempo, tanto che a vent’anni di distanza, nel 1939, Luigi Veronesi decide di aggiungere il suo personale contributo alla costellazione di opere che si sono susseguite attorno al lavoro di Stravinskij.
Sei bozzetti realizzati con tempere e inchiostro su cartoncino, i quali rappresentano i costumi di scena studiati dall’artista per i protagonisti dell’opera. Il Soldato, il Diavolo (in diverse fogge) e la Principessa. Insieme ad essi il progetto di una scenografia.
Veronesi è stato un artista poliedrico, calamita di suggestioni disparate. Il suo approccio interdisciplinare indaga la relazione tra arte, musica, teatro e cinema. In questa costellazione variegata si inserisce la sua ricerca sull’Histoire du Soldat, oggi esposta in mostra al Museo del Novecento di Milano. Una storia da leggere, recitare e danzare in 2 parti come indica il sottotitolo, perfetta per essere assimilata da Veronesi, non nuovo all’applicazione del suo disegno alla musica e al teatro.
In questo caso si presta all’ideazione di costumi di scena e successivamente alla realizzazioni di marionette, basate appunto sui disegni preparatori. Nel 1982 mette in scena lo spettacolo in collaborazione con la Compagnia Colla alla Piccola Scala.
La vicenda che Veronesi interpreta in uno stile dal taglio geometrico, dove le sezioni che compongono le figure si dipanano su scala cromatica crescente, in una semplificazioni di linee e forme, racconta la storia di un soldato in licenza che sta tornando verso casa. Nel corso del viaggio si imbatte nel diavolo, con il quale stringe un patto che ben presto diventerà maledizione.
Le disgrazie che negli anni lo tormentano lo portano a cercare di sfuggire al diavolo, a provare a sconfiggerlo. Impresa che quasi riesce a completare – durante il salvataggio di una principessa anch’essa perseguitata dal diavolo – salvo poi soccombere all’ultimo anatema lanciatogli dal demone.
Di queste suggestioni, riportate su carta, si compone l’esposizione. Completa il racconto la proiezione della pellicola sperimentale realizzata da Luigi Veronesi il Film n. 4, dove la musica de L’Histoire du Soldat è accompagnata da una serie di immagini astratte a colori che si susseguono secondo il modulo della sequenza di Fibonacci.
Sei opere più una, dunque. Una in eccesso sulla ricetta consigliata da Kubrick. Ma non si tratta di cinema, e poi magari è solo una leggenda.