Maria Maddalena in Estasi di Artemisia Gentileschi proviene da un collezionista privato per entrare, grazie a un prestito a lungo termine, nelle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia e da sabato 11 giugno sarà esposta a Palazzo Ducale.
Artemisa Gentileschi torna idealmente a Venezia, secoli dopo l’ultima volta. Oggi ne abbiamo infatti la certezza: la pittrice si fermò in città per circa tre anni, tra il 1626 e il 1629, della sua presenza e attività ci informano testimonianze riconducibili ad ambienti accademici e letterari. La sua presenza non passò infatti inosservata, con molti poeti che dedicarono versi lusinghieri a lei e alle sue opere.
Tra queste c’era anche Maria Maddalena in Estasi, probabilmente realizzata nella prima metà degli anni Venti. Al tempo l’artista risiedeva a Roma ed era molto ricercata, suoi clienti erano principi e cardinali. Anche a Venezia l’apprezzamento nei suoi confronti continuò a crescere. Fu proprio durante il periodo veneziano che Gentileschi ottenne una delle sue più prestigiose commissioni: l’esecuzione per Filippo IV di Spagna del dipinto con la storia di Ercole e Onfale, destinato all’Alcázar di Madrid, residenza della famiglia reale spagnola.
Tornando alla Maddalena, l’opera di inserisce in un contesto in cui la figura della donna stava vivendo un momento di cambiamento a livello di considerazione e raffigurazione. In particolare la Maddalena non veniva più intesa soltanto come la penitente che aveva abbandonato la vita mondana a seguito della felice conversione, ma si dava ampio spazio alla sua bellezza, il cui splendore, che si esprimeva mediante una valenza voluttuosa, rinviava anzitutto a una magnificenza spirituale.
Difatti nel dipinto di Artemisia Gentileschi Maria Maddalena non è penitente, ma in estasi, con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi in un mistico rapimento. La fonte luminosa proveniente dal basso aumenta l’intima drammaticità della scena. Posa e volto esprimono una cruda sensualità, che questo soggetto fosse dipinto da una donna con tale intensità espressiva non faceva che accrescerne il pregio agli occhi dei collezionisti dell’epoca. Ai nostri giorni continua a emanare un fascino che conquista lo spettatore contemporaneo.