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Scultura come catarsi. Marcello Silvestre a Napoli

Marcello Silvestre, Cemento, Nabi Art Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio) Marcello Silvestre, Cemento, Nabi Art Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)
Marcello Silvestre, Cemento, Nabi Art Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)
Marcello Silvestre, Cemento, Nabi Art Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)

Nabi Art Gallery e Off Gallery: due spazi partenopei per la mostra di Silvestre, che indaga la materia e il suo rapporto con lo spazio

Cemento è la mostra partenopea dell’artista Marcello Silvestre, a cura di Azzurra Immediato, che indaga la materia e il suo rapporto con lo spazio generando un dialogo inusitato con due luoghi diversi tra loro, caratterizzati da una identità precipua: Nabi Art Gallery, la project room dell’atelier Nabi Interior Design, di Biancamaria Santangelo, a pochi passi dal Lungomare ed Off Gallery, spazio ipogeo del centro storico di Napoli, di Beniamino Manferlotti. Una prassi consolidata tra le due gallerie, coordinata da Alba La Marra, che ha visto le opere di Silvestre interagire con sfide progettuali differenti e che saranno visibili al pubblico al fine di rendere attivo un dialogo tra senso della mostra e relazione delle opere nello spazio, a riprova di una metafora sempre attiva. Lo abbiamo incontrato per porgli alcune domande, lui che, architetto e designer, è tornato alla scultura da poco tempo.

Scultura. Cosa significa, per te, scolpire?
Per me vuol dire portare nello spazio tangibile le mie visioni e i miei racconti. La scultura mi ha sempre affascinato per la sua capacità di essere percepita dal fruitore in modi sempre diversi. Guardare una scultura è una esperienza sempre diversa e una scoperta continua.

Hai definito il tuo approccio ‘poetico e scientifico’. In che modo queste due linee guida riescono ad incontrarsi e a definire un percorso ontologico?
Questa definizione rappresenta il mio modo di essere ovvero ” testa tra le nuvole e i piedi ben piantati per terra”. Nelle mie opere metto completamente me stesso e queste due anime della mia personalità non possono non convivere in tutto quello che faccio. Nella metodica del lavoro ho un approccio molto razionale e utilizzo la tecnologia per portare alla luce il mio pensiero e le mie visioni.

 

Marcello Silvestre, Cemento, Off Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)
Marcello Silvestre, Cemento, Off Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)

Architettura, Scultura, NFT: il concetto di missaggio è proprio del tuo metodo di lavoro. Metodo in cui la tecnologia entra in maniera diretta e ne diventa parte integrante. Qual è il punto di innesto in cui tali dinamiche si intersecano e dialogano?
Nel mio lavoro parlo spesso di Phygital (physical + digital) e il mio approccio con cui metto continuamente in connessione mondo digitale con mondo fisico. Ogni idea prende forma nello spazio 3D virtuale e da qui può diventare progetto architettonico, oggetto di design, Scultura attraverso la stampa 3d, illustrazione o animazione NFT, stampa fine art. Mi intriga spesso condurre il processo contrario ovvero portare nel metaverso il mondo fisico.

La figura umana è al centro dei tuoi processi filosofici: che sia architettura o scultura, è l’uomo a essere cuneo attorno al quale immaginare una alterità od una realtà che prende forma. Dalla progettazione alla realizzazione esiste un processo che segna delle tappe sempre uguali mentre altre mutano al mutare della visione hic et nunc?
Ho un workflow abbastanza preciso. Le idee possono partire da uno schizzo a matita, ma molto più spesso da visioni mentali che metto subito in digitale in maniera diretta. Con software di modellazione 3D vado a scolpire in digitale la mia opera per poi vederla in realtà virtuale con l un attento studio sulla luce per poterne apprezzare la plasticità. Di solito poi stampo un provino in scala per verificarne la forza espressiva nel mondo reale. Questo flusso di lavoro spesso si adatta in maniera flessibile a nuove idee in una sperimentazione continua delle forme che non deve essere bloccata dalla standardizzazione, ma anzi sfruttare le infinite possibilità che la tecnologia propone.

 

Marcello Silvestre
Marcello Silvestre

La funzione estetica delle tue opere scultoree delinea una trattazione della materia che ha la capacità di relazionarsi con lo spazio, con il tempo ma, soprattutto, con ciò che è solo in nuce. Qual è la forza che magmaticamente esprime il tuo creare? Come la materia risponde al ruolo che le assegni, di volta in volta?
La forza che muove tutto è una profonda voglia di raccontare. Un racconto del passato fatto di ferite e ostacoli, ma anche di visioni oniriche in cui da sempre mi sono rifugiato in tanti periodi della mia vita. Un racconto sincero e diretto che per me diventa terapeutico e stimolante. Spesso la materia aiuta a rafforzare il messaggio di quel racconto per renderlo più incisivo. Le patine, ad esempio, raccontano lo scorrere del tempo e la cristallizzazione dei sentimenti profondi che l’opera cerca di raccontare. Il bronzo nelle città invisibili il peso delle città e il legame indissolubile tra l’uomo e la città stessa. Il cemento custode e corazza di ferite sopite e passate.

La tua visione affronta la scultura a partire dalla tradizione per rompere, poi, gli indugi sul già noto e per approdare ad una descrittività che sancisce un rapporto nuovo sia con l’immaginario sia con ciò che realmente si rende visibile agli occhi dell’astante. Come si compone tale dinamica e come raggiunge gli esiti con i quali le tue opere si raccontano?
Ogni opera ha sempre l’uomo al centro e la sua rappresentazione. Parto dalla rappresentazione figurativa del corpo per andare progressivamente a scomporlo e ridurne parti in geometrie astratte. Vado a scavare sottopelle per tirare fuori l’anima nascosta che questa società spesso ci porta a nascondere. Ogni triangolo usato è una porta sull’anima e sui pensieri nascosti dell’uomo.

I tuoi campi d’azione scultorea affondano le radici in una dimensione onirica che assegna alla materia l’appiglio di tangibilità cui potersi aggrappare sia per la lettura delle opere sia per la comprensione della tua poetica. Esiste un momento od una azione che permettono di farti comprendere che è giunta l’ora di abbandonare la dimensione metareale per giungere nella dimensione oggettuale?
Credo sostanzialmente la necessità tattile con le mie opere. Quasi una voglia di rendere tangibile un racconto e racchiuderlo in uno scrigno più solido e concreto possibile. La dimensione metareale invece mi da la possibilità di indagare nuovi linguaggi espressivi e varcare confini che sfidano la forza di gravità e i limiti realizzativi che la realtà mi impone.

 

Marcello Silvestre, Cemento, Nabi Art Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)
Marcello Silvestre, Cemento, Nabi Art Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)

Il tuo linguaggio scultoreo e figurativo si avvale di materie come il cemento e di un codice geometrizzante che abbandona quasi del tutto la rotondità della forma plastica per affidarsi al dialogo delle forme geometriche, angolari e definite secondo una tridimensionalità peculiare. Da cosa nascono queste volontà? Concretizzazione, Non finito ed imperfezione: come dialogano queste tre entità?
Il Nonfinito è una dimensione imperfetta della concretizzazione delle mie visioni. Nell’imperfezione c’è tutta la nostra fallibilità ma anche unicità. Tutte cose terribilmente vive e concrete

NFT: qual è il tuo approccio verso questa dimensione e in che modo hai traghettato la materia e le tue opere verso questa nuova prospettiva metareale?
Il metaverso è un’occasione per esprimersi varcando in maniera incredibilmente efficace i confini imposti dalla distribuzione delle opere fisiche. Il confronto con una realtà metareale mi spinge ogni volta a indagare nuovi modi per raccontare l’uomo e il complesso bagaglio emotivo che raccoglie. Sfidare tempo e gravità, materia e dissolvenza di ogni cosa in un’esplosione di pixel, linee e triangoli.

Cemento: cosa desideri che il pubblico legga nelle opere immerse negli spazi di Nabi Art Gallery e di Off Gallery? Qual è il significato che intendi veicolare attraverso il tuo lavoro e quale credi sia il modo giusto affinché il pubblico si interfacci con la tua scultura?
Questa serie di busti in cemento raccolgono e custodiscono il bagaglio di ricordi ed esperienze dell’autore. Negli squarci e nelle crepe troviamo la rivelazione di ferite sedimentate. Cosi come dopo l’eruzione di un vulcano la lava solidificata crea splendidi paesaggi e nuova ricchezza, così queste ferite creano nuova bellezza e nuove opportunità. Da Nabi Art Gallery verranno installate opere in cui il cemento viene presentato nella sua forma più pulita per veicolare al meglio la forza di queste impenetrabili corazze custodi di anime passate. Ogni figura è caratterizzata da forme poligonali e volti astratti. In questi non volti ognuno può ritrovare un pò di sé e un pò della sua storia. Da Off Gallery il cemento si presenterà in una sua forma più brutale fino a spaccarsi e rivelare cosa c’è sotto la sua superficie. Gli inerti nonostante le profonde fratture continuano a rimanere saldamente ancorati tra loro e immersi nella massa polverosa e rugosa. Ogni pietra è un ricordo, un’emozione, un dolore. Queste fratture/ferite disvelano tutto questo. Non è solo la rappresentazione della genesi delle opere finite presenti da Nabi Art Gallery, ma una violenta rivelazione di quanto più intimo è nascosto sotto la corazza. Nei luoghi storici in cui Off Gallery assorbe ogni pulsazione ho immaginato queste opere come dei reperti di un’archeologia del futuro che dialoga con quella greco/romana. Una parte dell’installazione prevede una serie di piccoli busti che si raggrupperanno intorno al Pulcinella Velato per un dialogo sul tema della rivelazione del nascosto.

3D: cos’è per te, davvero, la terza dimensione?
La terza dimensione è un modo per aprire alla quarta dimensione ovvero il tempo. Il tempo necessario per guardare un’opera, per scoprirla, per dimenticarla, per attraversarla e o ignorarla. È la chiave per raccontare al meglio il mio bagaglio emotivo e creativo che ha bisogno della variabile del tempo per essere più intenso e credibile. E per conquistare la dimensione del tempo il 3D è una delle strade più incisive.

 

Marcello Silvestre, Cemento, Off Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)
Marcello Silvestre, Cemento, Off Gallery, Napoli (foto Pablo Donadio)

Sperimentare la materia in cosa si traduce per te? E quale è la materia con cui hai più affinità? Come costruisci il processo d’evoluzione da materia pura a composizione e infine scultura?
Non essendo uno scultore tradizionale ma amando in maniera passionale la materia e i materiali amo la fase in cui posso toccare le mie opere dopo averle creare in digitale. Ho sperimentato nel tempo una serie di finiture e patine sperimentali sulla plastica delle stampe 3d per ricreare effetti propedeutici al mio racconto. Ho sperimentato una serie di materiali da colata come il cemento scoprendo e ogni volta nuove possibilità espressive e creative. Sicuramente i materiali che più mi emozionano sono il bronzo e il cemento stesso. Materiali con una durabilità che meglio raccontano il tempo, tema a cui sono molto legato.

Il tuo lavoro, in cui sintesi e addizione si parlano seppur con grammatiche differenti, come re_agiscono alla volontà creativa?
Uno dei miei obiettivi, anche nella mia attività di architetto, è stata quella di togliere piuttosto che aggiungere. Arrivare ad una sintesi minimale ma ricca di significato e una semplicità barocca nella sua ricchezza di significati. Addizione di significante. Un gioco continuo che da vita a questo rincorrersi di triangoli sui corpi che scolpisco; a volte fagocitano tutto il corpo prendendo il sopravvento in una sintesi assoluta del significante e a volte il corpo con la sua naturale bellezza resiste.

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