Ha inaugurato lo scorso 11 marzo alla Casa dei Tre Oci di Venezia, e sarà visitabile fino al 23 ottobre 2022, la più ampia retrospettiva mai realizzata finora dedicata a Sabine Weiss, la fotografa che scattava istantanee poesie. Tra le maggiori rappresentanti della fotografia umanistica francese, è l’unica fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato questa professione così a lungo e in tutti i campi della fotografia. L’esposizione, a cura di Virginie Chardin, restituisce attraverso 200 fotografie la storia di un’attività straordinaria.
Nata Weber a Saint-Gingolph, in Svizzera, il 23 luglio 1924, Sabine, che prenderà il cognome dal marito, il pittore americano Hugh Weiss (Philadelphia, 1925 – Parigi, 2007), si avvicina alla fotografia in giovane età. Compie l’apprendistato presso i Boissonnas, una dinastia di fotografi che lavorano a Ginevra dalla fine del XIX secolo. Nel 1946 lascia Ginevra per Parigi e diviene l’assistente di Willy Maywald, fotografo tedesco specializzato in moda e ritratti. Quando sposa Hugh, nel 1950, intraprende la carriera di fotografa indipendente. Insieme, si trasferiscono in un piccolo studio parigino, dove Weiss ha vissuto fino al 28 dicembre 2021 (giorno della morte), e frequentano la scena artistica del dopoguerra. Insieme a Doisneau, Ronis, Boubat, Brassaï e Izis, è tra le maggiori rappresentanti della fotografia umanista francese, oltre ad essere l’unica donna che nel dopoguerra riuscì ad esercitare a lungo la professione di fotografa, declinando la sua ricerca in più ambiti della disciplina. A differenza dei suoi compagni, tuttavia, sottolinea Virginie Chardin “non costruisce le sue immagini come un dipinto o una scena, né metaforicamente per difendere un punto di vista o far passare un messaggio sotto forma di allusione. Le sue inquadrature discendono da un’esperienza intima, uno slancio spontaneo e intuitivo verso il soggetto”. In mostra sono presenti diversi inediti, come la serie dedicata ai manicomi, realizzata durante l’inverno 1951-1952 in Francia nel dipartimento dello Cher, oltre a scatti che ripercorrono, insieme a diverse pubblicazioni e riviste dell’epoca, l’intera carriera dagli esordi nel 1935 agli anni ’80.
“Non mi piacciono le cose sensazionali. Vorrei incorporare tutto in un istante, in modo che la condizione umana sia espressa nella sua sostanza minimale”.
Sabine Weiss
Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla partecipazione attiva della stesa Sabine Weiss, che prima della morte aveva aperto i suoi archivi personali di Parigi: così in mostra è possibile assaporare quelli che sono stati gli anni ’50 del Novecento, con il riconoscimento internazionale della fotografia e con l’entrata della Weiss nell’agenzia Rapho, insieme alle collaborazioni per “Picture Post”, “Paris Match”, “Vogue”, “Le Ore”, “The New York Times”, “Life” e “Newsweek”; risale invece al 1954 l’importante personale dedicatale dall’Art Institute di Chicago e al 1955 la presenza di tre suoi scatti, scelti da Edward Steichen, nella storica antologica “The Family of Man” al MOMA di New York. Memorabili servizi di moda sono invece impressi, tra il 1952 e il 1961, nelle pagine di Vogue -insieme alle fotografie in mostra sono esposti una quindicina di numeri originali- accanto agli scatti di William Klein, Henry Clarke e Guy Bourdin. Pittori, scultori, attori e musicisti sono poi i protagonisti di una sezione speciale dedicata ai ritratti, dove compaiono Niki de Saint Phalle (di cui Hugh Weiss fu mentore), Annette Giacometti (moglie del grande scultore Alberto e amica di Sabine), Robert Rauschenberg, Françoise Sagan, Romy Schneider, Ella Fitzgerald, Simone Signoret e Brigitte Bardot. Il 1955 segna il riconoscimento americano della Weiss grazie al servizio pubblicato dal New York Times “I newyorkesi (e la Washington) di una parigina”, una raccolta di immagini per lo più inedite che raccontano l’America vista dallo sguardo divertito e quasi spaesato della fotografa francese, impressionata da una New York brulicante di vita, soggetti, dettagli, attimi. Gli anni Ottanta sono infine dedicati ai viaggi in Portogallo, India, Birmania, Egitto e Bulgaria, che conferiscono alla fotografia della Weiss delle note di riflessione più sentimentali, dedicate alla solitudine, alla fede e all’esistenza in generale.
Il percorso espositivo si completa, infine, di una serie di documentari, come “La Chambre Noire” del 1965, “Sabine Weiss” del 2005 e “Il mio lavoro come fotografa del 2014”, in cui la protagonista, attraverso il racconto di diversi momenti della sua vita personale e artistica, con tutte le difficoltà di essere una fotografa donna, si rivela in tutta la sua straordinaria curiosità e gioia di documentare.
Virginie Chardin è una curatrice indipendente francese. Specializzata in storia della fotografia, ha curato numerose mostre, tra cui Willy Ronis in Paris, Paris in Color, from the Lumière Brothers to Martin Parr, Antonin Personnaz. Project leader al Nicéphore-Niépce Museum, direttrice del premio Recontres d’Arles, collabora anche per il Paris Photography Month.
Il catalogo, pubblicato da Marsilio Arte, propone immagini inedite, i testi di Virginie Chardin, curatrice della rassegna, e di Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci.
Sabine Weiss. La poesia dell’istante
11 marzo – 23 ottobre 2022
a cura di Virginie Chardin
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca, Venezia
Fermata Zitelle
Da piazzale Roma e dalla Ferrovia: linea 4.1 – 2
Da San Zaccaria: linea 2 – 4.2
+39 041 2412332