Liberare arte da artisti è una retrospettiva dell’artista multimediale Giacomo Verde (1956-2020). Un’esplorazione intorno al ‘fare’ creativo e artivista di Verde – dai primi anni ‘80 al 2020 – tra video, televisione, interattività, teatro e rete. Dal 25 giugno 2022 al 15 gennaio 2023 al CAMeC di La Spezia.
Che cos’è l’arte? I dizionari parlano di forma di attività dell’uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva. Di conseguenza gli artisti dovrebbero essere coloro la cui attività si esprime nel campo dell’arte, creatori di opere dotate di valore estetico nei campi della cosiddetta cultura alta. E allora perché una mostra dovrebbe portare il titolo Liberare Arte da Artisti?
Chi ha conosciuto Giacomo Verde sa che questo pensiero, il quale riprende una frase del poeta Lello Voce, era spesso utilizzata da Verde per affermare la volontà di non confinare l’opera entro il sistema istituzionale delle arti ma, al contrario, di liberarla. E la mostra, inaugurata il 25 giugno, ricorda il fondatore della videoarte, scomparso prematuramente, ponendosi il compito di portare avanti il suo pensiero. Di continuare, attraverso la memoria dei suoi lavori, a liberare linguaggi e idee, scavalcare confini, incoraggiare utopie comunitarie senza puntare all’autorialità e al copyright.
Ospitata al CAMeC della Spezia, la mostra è una retrospettiva dell’inventore del teleracconto. Non un archivio totalizzante del lavoro quarantennale di Verde, ma una “memoria d’arte vivente”, che nell’arco di sette mesi, da giugno a dicembre, vede alternarsi proiezioni, oggetti, video creazioni e installazioni storiche dell’artista. Ma anche omaggi – performance e re-interpretazioni attuali delle sue oper’azioni – a cura di colleghi e artisti che gli sono stati accanto; o attenti reinventori del suo universo tecno-poetico, come accaduto la sera dell’inaugurazione in cui l’Officina d’arte fotografica e contemporanea “Dada Boom” e il Collettivo Superazione hanno presentato le loro azzardate performance.
Il percorso espositivo si articola al piano terra del museo tra Qr Code, monitor e installazioni interattive che consentono di leggere, azionare dispositivi, guardare e sfogliare libri e disegni esposti, navigare tra #ashtag e opere di net art con il proprio cellulare, aggiungendo foto e commenti. Ma ricordiamo bene che l’importanza di Giacomo Verde è legata a quel passaggio dall’analogico al digitale che lui ha vissuto e, pur non essendo certo stato un adulatore del media televisivo, con esso ha convissuto e creato la sua forma d’arte. A partire dal videoloop, prima tecnica con cui Verde si è confrontato. Tra questi lavori rimane indelebile quello realizzato in una struttura che si occupava della cura e della riabilitazione di pazienti psichiatrici. È bastata una telecamera, un monitor e oggetti di uso comune perché la narrazione si srotolasse allegramente.
Ma è all’ammezzato del CAMeC che si trova l’angolo più bello della mostra. Due poltrone in pelle davanti a un monitor che trasmette qualche minuto del video Fine fine millennio (opera di Verde targata ʻ89). Cade il Muro di Berlino, ma le guerre non si fermano. Sui televisori di tutte le famiglie, in quegli anni (come purtroppo anche adesso), continuano a scorrere immagini di violenza e distruzione. I colori sgargianti utilizzati da Verde nel video, che ha come colonna sonora la musica di Čajkovskij, accentuano la sofferenza raccontata, mettendo in luce il contrasto tra bellezza e obbrobrio. Nell’opera c’è tutto il pensiero dell’artista-antiartista: “Per me l’artivismo è tale quando una cre-azione artistica si accompagna coscientemente ad un’azione politica o quanto è cosciente del valore politico che mette in campo. Si tratta di decidere da che parte stare”.
Gli eventi legati alla mostra proseguono il 20 luglio, giornata dedicata ai fatti del G8 di Genova, con il video-documentario che Verde ha realizzato in quel tragico luglio del 2001. La seconda sezione, che inaugura il 2 settembre, è dedicata a Tecnoarte e Interazione; punta i riflettori, invece che sul prodotto artistico, sul ‘processo’ creativo dietro alle video-opere analogiche e interattive d’archivio – a cui si aggiungono gli interventi artistici originali di Alessandro Giannetti e un’installazione interattiva speciale, l’unica conservatasi della lunga carriera di Verde.
La terza sezione inaugura a ottobre ed è dedicata all’arte del qui e ora par excellence: dal teatro di strada ad alcuni tra gli spettacoli di Verde più iconici come il teleracconto Hansel & Gretel Tv.