La Galleria 10 A.M. ART di Milano presenta When space becomes a place for action and thought. Collettiva di quattro artisti che indagano in maniera concettuale l’idea di spazio. Dal 30 giugno al 23 settembre 2022.
La curatrice Angela Madesani ha infatti scelto di riunire quattro artisti – Luca Lupi, Francesco Del Conte, Lodovico Bomben e Francesco Lissoni – che non avevano mai esposto prima insieme. La scelta è ricaduta su di loro in virtù del preciso ruolo che sarebbero andati a ricoprire in mostra. Un progetto composito e complesso, dunque, volto a indagare il concetto di spazio, da quello d’azione a quello di pensiero.
Il lavoro di Luca Lupi pare tornare indietro all’inizio della storia della fotografia. L’artista lavora qui con i quattro colori principali nella stampa: il ciano, il magenta, il giallo e il nero. La sua idea è quella di creare in maniera empirica la carta fotografica. Si interessa la reazione alla luce di una determinata superficie. «È un lavoro nato in un contesto particolare, quello del lockdown. Mi sono ritrovato chiuso all’interno di una stanza senza poter uscire a fotografare i soggetti e il paesaggio. Così ho iniziato a lavorare a questi paesaggi mentali, che richiamano gli albori della fotografia, i disegni fotogenici di Talbot»
Francesco Del Conte è in mostra con Skyglow, una serie di 9 fotografie che si muovono su due piani. Da un lato l’interesse dell’artista nei confronti di una problematica ambientale, quella dell’inquinamento luminoso; dall’altra una riflessione sull’utilizzo dello strumento fotografico, sulle tecniche e parametri da adottare per scattare. L’artista si pone allora come una sorta di registratore della realtà attraverso la luce. È un tentativo di utilizzare la fotografia nel modo più oggettivo e analitico possibile. «Le stelle che sono al centro delle mie immagini non sono il mio soggetto, è come se quasi non ci fosse un soggetto, sono solo delle coordinate». In questo come in altri suoi lavori il soggetto è solo un pretesto di indagine per compiere un’operazione concettuale legata alla fotografia e al modo in cui questa disciplina può essere usata.
È un grande compasso nero l’installazione di Ludovico Bomben, che si pone in relazione con una pala bianca sagomata. Bomben è affascinato dagli strumenti stessi: «All’interno di quell’oggetto ci sono una serie di informazioni che ritrovo in tutto il mio lavoro di ricerca. L’ idea della precisione, dell’attrezzo che si usa per calcolare la sezione aurea, del disegno geometrico, perfetto, pulito». È un oggetto silente in cui l’artista indaga il concetto di limite, anche nell’accezione sacra del termine. È come se la materia volesse mostrare che al suo interno c’è una preziosità da custodire. L’esterno diviene una sorta di gabbia, come nella filosofia neoplatonica, l’anima, il vero, sono custodite e avvinte dalla materia.
In tutti i lavori di Federico Lissoni non esiste l’idea di progetto specifico, esiste, al contrario, un modus operandi che è uguale per tutte le sue opere, che si sviluppano in fieri, tenendo conto anche dell’errore, anch’esso una fase del processo operativo. «L’opera è il risultato di una serie di azioni, di errori, di circostanze, di cose che penso e che faccio, che poi arrivano a una fine, un momento che decido io stesso». L’opera di carta grezza, che poi viene applicata su una tela, è oggetto di passaggi continui, di azioni più o meno violente, di strappi, di incollaggi di elementi diversi.