Al Mart di Rovereto una grande mostra del toscano Vangi in dialogo con sculture di Donatello, Giovanni Pisano, Jacopo della Quercia
“Per un artista nato a Barberino di Mugello, ha senso il richiamo a Giotto. E sarebbe cieco chi non vedesse il suo potente collegamento con la scultura delle origini”. Così Vittorio Sgarbi parla di Giuliano Vangi: è lui l’artista nato nel Mugello. “Non ci sono antico e moderno, presente e passato. E non è un capriccio il desiderio manifestato da lui, e da me condiviso, di un accostamento a Michelangelo. Perché proprio le figure in movimento per una ‘Trasfigurazione’ non testimoniano una citazione, ma una interiorizzazione. Il passo di Michelangelo e quello di Vangi si sintonizzano”. Questo il critico ferrarese scrive (azzarda?) nel catalogo della mostra appena inauguratasi al Mart di Rovereto.
Del resto, nel titolo dell’ampia esposizione compare un “Colloquio con l’antico” che motiva tali prese di posizione. I lavori di Vangi dialogano quindi con alcuni artisti gotici o rinascimentali. Da Michelangelo a Donatello, Giovanni Pisano, Jacopo della Quercia, Tino di Camaino. Curata da Massimo Bertozzi e Daniela Ferrari, la mostra è incentrata sull’artista alle prese con la figura umana, con opere che vanno dagli anni Sessanta a oggi. Sculture in pietra, in marmo, legno, metalli, resine avorio, fino ad alcune polimateriche e policrome. Il tutto armonizzato dal suggestivo allestimento progettato dall’archistar Mario Botta. Qui una galleria di immagini…
