Frammenti e riverberi, tracce e reminiscenze. Stralci di mito affogati in una retina lattea scandita, vaga, dall’opalescenza del tempo. Un tempo onirico, tutto interiore. Nella dimensione dell’altrove balenano e appaiono le Opalescenze di Oscar Contreras Rojas (1986), ora di stanza nell’intima realtà di Casa Sponge a Pergola (PU) – dal 3 giugno al 3 settembre 2022. Un sogno agreste, quello dello spazio marchigiano concepito da Giovanni Gaggia, che racchiude per tutta l’estate i sogni dell’artista messicano. Una narrazione rivelata attraverso il dialogo con i due curatori (Erica Roccella e Luca Zuccala) che si schiude senza definizioni tra le mura della casa-museo, nel cuore delle Marche.
È un accadimento spirituale in atti liberi, quello di Oscar, una storia composta da dettagli, brani di natura e lacerti di mito che si stagliano, liquidi, sulla superficie della tela. E illuminano la notte, e squarciano le improvvise epifanie. L’effetto: una speranza viva, febbricitante, al tempo stesso aleatoria, un sentimento nuovo che vibra e si dissolve in calma, sedimentato nelle ere della psiche degli esseri umani. Il movimento: sinuoso, spasmodico, affannoso, circolare. In ogni quadro appare, graduale, un centro gravitazionale che muove la scena ed espande i toni, in un magnetico andi-rivieni tipico della Laguna veneziana – ricordo latente degli studi del pittore. Dilata la visione, Oscar, scioglie la materia e ricrea a suo modo ogni istante della natura. Impone un ordine, dà un ritmo a quei corpi che fluttuano-vagano-si depositano-colano nell’animo collettivo. E poi li ricompone sulla tela, orchestra visionario nuovi universi, galassie in cui siamo risucchiati in una piacevole atarassia. Sogni traslucidi, perlacei. Mondi opalescenti, sempre interiori.