Firenze-Bergamo andata e ritorno. Anche se con qualche anno di ritardo e il timore che alla fine, questo ritorno, non si sarebbe mai concretizzato. E invece l’Ascensione di Cristo di Tommaso Manzuoli, detto Maso da San Friano (Firenze 1531-1571), è riemerso da una collezione privata del nord Italia. Dopo il passaggio in asta da Finarte, e l’acquisto da parte dell’Associazione degli Amici degli Uffizi, è finalmente tornato a Firenze, ovviamente alla Galleria degli Uffizi.
La tavola di Maso da San Friano, di piccole dimensioni ma di esecuzione impeccabile, è preparatoria per la pala d’altare destinata alla cappella della Confraternita di Santa Maria delle Laude e di Sant’Agnese nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine. L’opera compiuta però insieme alla chiesa, è andata distrutta da un incendio nel 1771.
Il bozzetto del manierista fiorentino, sottoposto ad avvio di notifica da parte del Ministero dei Beni culturali poco prima della vendita all’incanto, è stato venduto all’asta da Finarte il 31 maggio scorso. L’Associazione degli Amici degli Uffizi, che ha partecipato alla gara contro un altro concorrente, ha voluto rendere noto l’acquisto solo dopo la donazione al Museo fiorentino, avvenuta il 13 luglio 2022.
Nel ricostruire le vicende dell’opera ricomparsa sul mercato antiquario, Valentina Ciancio, responsabile del Dipartimento di Dipinti Antichi di Finarte, ha ricordato come l’opera fosse nota agli studiosi solo tramite una vecchia fotografia in bianco e nero pubblicata da Valentino Pace nel 1976 con l’indicazione “collezione privata, Genova (?)”.
Il dipinto di Maso era in realtà a Bergamo, appeso nella camera da letto dei nonni materni del giovane venditore che, volendo sapere cosa avesse ereditato dal bisnonno – un facoltoso imprenditore della zona e appassionato d’arte – ha contattato in primavera la casa d’asta.
Il modelle dell’Ascensione, databTutti i linkile 1565, è un documento visivo unico del progetto di rinnovamento di Santa Maria del Carmine. In deroga al rigore iconografico imposto dal Concilio di Trento, campeggiano in primo piano Sant’Agnese e Sant’Elena, sante eponime della committenza, presenti anche nei disegni preparatori di Maso conservati agli Uffizi e nei dipinti di Naldini, nella sua pala del 1576 e nel modelletto all’Ashmolean Museum di Oxford.
Effetti stravaganti e a tratti perfino caricaturali emergono a partire dal putto, sospeso a metà tra cielo e terra, che fa da base all’ascesa del Salvatore. Il debito di Maso nei confronti del Pontormo è evidente anche nella struttura compositiva, ricca di dinamismo e pathos, oltre che nella luce quasi visionaria che illumina figure e panneggi. La Vergine è minuta e avanti negli anni; Santa Agnese volge lo sguardo assorto verso il basso. Da qui il clima di devozione e di austerità proprio dell’autunno del Rinascimento di cui Maso è stato uno dei protagonisti.
Originale interprete del tardo manierismo fiorentino Maso fu, secondo Vasari, allievo di Pier Francesco Foschi e realizzò nella sua breve vita – morì a soli trentanove anni – ritratti e opere per importanti chiese fiorentine, tra cui San Pier Maggiore, Santa Felicita e Ognissanti, partecipando anche alla decorazione dello Studiolo di Francesco I a Palazzo Pitti.