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E se tutto il sistema si bloccasse? Gianni Lucchesi porta il Fatal Error in mostra a Volterra

Tra le luci e le ombre dei sotterranei della Pinacoteca di Palazzo Minucci Solaini, a Volterra, Fatal Error di Gianni Lucchesi, a cura di Carlo Alberto Arzelà, è uno degli eventi di Volterra Ri/Generazione Umana.

Il sistema si blocca improvvisamente, la connessione salta. Un crash inaspettato interrompe il flusso di dati, informazioni, immagini. É quel che tutti temono accada e che Gianni Lucchesi allestisce, in una mostra destabilizzante, tra le ombre dei sotterranei della Pinacoteca di Palazzo Minucci Solaini, a Volterra. Le opere sono espressione del rischio costante che l’uomo vive, tra continue connessioni e disconnessioni, nell’affidare se stessi al mondo digitale.

I testi sono a cura di Nicolas Ballario. Il Lighting Project di Davide Groppi è parte integrante della mostra. I commenti sonori che accompagnano parte delle installazioni sono a cura del sound designer Andrea Salvadori.

Il progetto Fatal Error è figlio del progetto di mostra Out there, tenutasi a Milano Lambrate nel 2021 e curata da Nicolas Ballario in cui le opere avevano come tema principale il rapporto dell’uomo con la percezione dei grandi problemi legati al clima e al pianeta” sottolinea l’artista toscano. “A Volterra presento quattro opere in cui approfondisco forme di distorsione percettive della realtà, il crash è la conseguenza, l’errore è il comportamento che determina il crash. Fatal Error è dunque un percorso di presa di coscienza, sul filo dell’assurdo. Convivere con le incongruenze della nostra società a tratti sembra quasi un gioco da bambini, uno scherzo, e invece spesso si rivela un errore fatale”.

L’esposizione si apre con Intermundia, letteralmente ‘fra i mondi’. Nella filosofia epicurea il vuoto dove abitano eternamente gli dei, disinteressati alle cose terrene. Nell’installazione un uomo tende una mano davanti a sé con l’intento di toccare qualcosa che non comprende, una sorta di placenta. “Con Intermundia volevo applicare questa metafora visiva al rapporto distorto, e in alcuni casi compulsivo che l’uomo vive con la propria dimensione virtuale un metaverso, uno sdoppiamento della persona attraverso il quale l’individuo rischia una sorta di derealizzazione”.

La visita prosegue attraverso OPS (Il gioco della cavallina). La piccola scultura in bronzo su una lunga lama, sospesa nello spazio, raffigura un individuo che gioca al salto della cavallina con sé stesso. L’opera è una metafora di una dinamica psicologica diffusa: chi non ha mai giocato sul filo di un rasoio spingendosi fino all’estremo con spensieratezza e l’incoscienza?

Lucchesi propone poi una riproduzione del Paesaggio Volterrano di Rosso Fiorentino (ora in restauro). L’artista opera sull’originale una sottrazione formale e metaforica dei personaggi lo compongono. “La Sottrazione dei soggetti dalla Deposizione può provocare sensazioni diverse a seconda del tipo di fruitore – spiega Gianni Lucchesi – per gli osservatori abituati a guardare l’arte e che conoscono l’opera originale il crash è assicurato, l’assenza diventa stridente, disarmante e forse accompagnata da smarrimento”.

L’esposizione si chiude con Conflitto interiore. Una piccola scultura in bronzo, installata all’interno di uno spazio composto da vetri riflettenti che si moltiplica infinitamente grazie all’utilizzo della luce. L’opera, omaggio agli spazi infiniti del Gruppo Superstudio, raffigura un uomo con in mano una pistola che spara alla propria immagine riflessa. Un cortocircuito che l’individuo pratica inconsapevolmente e, come diceva il filosofo cinese Sun Tzu, “il conflitto è componente integrante della vita umana, si trova dentro di noi e intorno a noi”.

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