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La fotografia come riconoscimento d’amore. I paesaggi di Giovanni Chiaramonte in mostra a Bergamo

Giovanni Chiaramonte La Habana, Cuba, 1997 Giovanni Chiaramonte La Habana, Cuba, 1997
Giovanni Chiaramonte, Corpus Christi, TX 1991
Giovanni Chiaramonte, Corpus Christi, TX 1991
La Fondazione Mia presenta la mostra Realismo Infinito di Giovanni Chiaramonte. A cura di Corrado Benigni al Monastero di Astino, fino al 9 Ottobre 2022.

Tra il Monastero di Astino e la mostra Realismo Infinito (che lo occupa temporaneamente) scorre una profonda sinergia immediatamente percepibile. Gli spazi antichi del monastero e le 45 immagini elette a rappresentare il pellegrinaggio fotografico in occidente di Chiaramonte concorrono a creare nel visitatore una predisposizione d’animo fatta di pace e concentrazione, vuoto e leggerezza. Condizione privilegiata per partecipare al messaggio che rivelano le fotografie. Dichiara Chiaramonte: “che foto dopo foto si possa comprendere che nulla rimane se non la memoria della luce, la verità dell’esistenza umana”.

Le quarantacinque opere fotografiche realizzate nel lasso temporale di due decenni, dal 1980 al 2000, suddivise in tre capitoli (Italia, Europa, Americas), esprimono il risultato di una ricerca attorno al paesaggio che si declina a partire dalle vedute urbane. Una sintesi perfettamente espressa dal titolo Realismo Infinito. Realismo inteso come ragione a fondamento dell’immagine fotografica, motivo al quale era evidentemente approdato Chiaramonte durante la sua ricerca da filosofo-fotografo, negando per il suo cammino una fotografia di tipo documentaristico di matrice becheriana.

Fotografo di luoghi sì, ma non fotografo documentarista secondo una prospettiva per la quale “i luoghi non chiedono mai un documento, i luoghi chiedono a chi li attraversa un riconoscimento d’amore. Un’immagine unica e irripetibile che nasca in te, persona unica e irripetibile ferma in quel luogo”.

Dunque ne emerge la visione di un realismo che nasce dal riconoscimento del pensiero che fonda un luogo esistente nel tempo.  Infinito lo sguardo del fotografo che tenta un’ermeneutica della forma e manifesta la coscienza espressa dalle superfici in cui siamo immersi. L’uomo è piccolo, ma capace di guardare l’infinito. Questa per Chiaramonte è la condizione della fotografia: l’oltre della vicenda umana visibile, il non essere totalmente ancorato e costretto nell’apparenza visibile, ma trascendere nel cogliere il segno dell’infinito.

Accompagna la mostra un grande monografia dal titolo omonimo edita da Electa comprendente 99 fotografie + 1 alcune delle quali opere inedite.

Giovanni Chiaramonte, Milano, 1982
Giovanni Chiaramonte, Milano, 1982
Giovanni Chiaramonte La Habana, Cuba, 1997
Giovanni Chiaramonte La Habana, Cuba, 1997
Giovanni Chiaramonte, Bomarzo, 1990
Giovanni Chiaramonte, Bomarzo, 1990
Giovanni Chiaramonte, Piacenza, 1986
Giovanni Chiaramonte, Piacenza, 1986

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