A Milano è tempo di MIA Photo Fair, fiera di fotografia internazionale, organizzata da Fiere di Parma e in scena ad Allianz MiCo dall’11 al 14 aprile 2024. 100 espositori compongono uno degli eventi più attesi per il collezionismo fotografico in Italia. Il focus sulla contemporaneità offre uno spaccato dei temi più sensibili del momento.
Ci sono pochi mezzi in grado di testimoniare il presente come una fotografia, strumento artistico che porta con sé, come un imprinting, il suo valore documentaristico. Lontano dall’essere un limite, il mezzo fotografico si esalta in questa dimensione ibrida, come dimostrano gli autori che dietro i loro obiettivi non smettono di sondarne le possibilità. Un nutrito gruppo di loro sono in mostra (e in vendita) a Mia Photo Fair, che per la 13ma edizione trasloca ad Allianz MiCo Milano e si affianca a miart, posizionata a poche decine di metri di distanza.
Scelta vincente che si aggiunge al lavoro degli organizzatori (Fiere di Parma), i quali sono riusciti a posizionare la fiera come un punto di riferimento nazionale per il settore. Risultato? Nel giorno di preview e in quello di apertura i 100 espositori partecipanti hanno visto i corridoi dello spazio gremirsi di curiosi e collezionisti, che hanno già generato le agognate vendite. Ma, al di là dell’aspetto economico, pur fondamentale in evento commerciale, a impressionare (e pensiamo attirare) è stata l’intensa ed eterogenea ricognizione del presenta che Mia Photo Fair ha operato per questa edizione.
Minaccia ambientale, valorizzazione del femminile, centralità e rispetto dell’individuo, identità e forza della comunità: attraverso gli scatti esposti, la fiera riesce a toccare tutti i temi più sensibili dei nostri tempi, generando riflessioni e stimolando risposte emotive. Basta guardare ai vincitori dei due premi (la fiera ne assegna quattro in totale), selezionati tra le opere esposte. Il Premio BNL BNP Paribas è andato infatti al dittico Gaza di Johanna- Maria Fritz, presentato dalla Galleria Artco di Berlino. “L’opera di Johanna Fritz è potentissima, i soldati, i clown, ed un paesaggio urbano grigio e desolato. Un contrasto fortissimo sia visivo che concettuale che creano un’immagine iconica… La fotografia, scattata a Gaza nel 2016 assume un significato ancora più potente al giorno d’oggi, in cui quei territori vivono il momento peggiore della loro storia”, recita la motivazione della Giuria.
Altrettanto attuale il tema dello spreco alimentare, immortalato e denunciato nello scatto di Alexander Yegorov, Benvenuti a ieri. Katia Da Ros, vicepresidente ed Amministratore Delegato di Irinox, azienda che patrocina l’omonimo premio, ha riconosciuto “una fotografia carica di simbolismo che racchiude vita, morte, speranza, futuro. Ci ha ricordato che ci nutriamo del cibo per la vita, ma anche che il cibo può contribuire simbolicamente alla morte del Pianeta perché attraverso lo spreco aumenta l’emissione di CO2 che rischia di distruggere il Pianeta“.
La minaccia cui il pianeta è sottoposto è ripresa, sotto altra forma, dalla fotografa e attivista Anne de Carbuccia, con un racconto sull’irreversibile scioglimento dei ghiacciai e sul tentativo dell’uomo di rallentarne il processo; J. Henry Fair, con un focus sull’inquinamento ambientale a sfavore del paesaggio marino e terrestre; le immersive visioni aeree di Jeffrey Milstein una sequenza delle moderne metropoli come esempio del cambiamento del paesaggio urbano; e Francesco Zizola, il cui progetto è un’analisi del rapporto tra uomo e natura, attraverso il racconto visivo del lento e paziente lavoro dei tonnarotti nelle acque notturne del Mediterraneo.
La questione – o meglio, le questioni – mediorientali tornano anche negli scatti di Ramak Fazel e Gabriele Basilico, che con sguardi e in tempi diversi hanno immortalato l’Iran, con le sue bellezze e controversie. Molto spazio, infine, alle questioni identitarie, con la figura umana che ritorna sotto diverse forme e soluzioni in tanti stand. Tra queste il viaggio nel momdo dei performer circensi nei Paesi a maggioranza musulmana, come Palestina e Afghanistan, di Johanna-Maria Fritz; oppure l’indagine sui concetti di identità e femminilità della visual artist egiziana Najla Said, che crea rappresentazioni alternative e decolonizzate dell’essere donna in una società patriarcale.