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Nobili, contadine, combattenti. Nel segno delle donne, da Boldini a Picasso

MARIO SIRONI, Composizione con nudo (1946) circa, tempera su carta applicata su tela, 28 x 37 cm. Collezione privata

A Domodossola, Palazzo San Francesco ospita la mostra Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso, fino all’11 dicembre 2022. A cura di Antonio D’Amico e Federico Troletti, la mostra è un omaggio al ruolo della donna nella modernità, tra Ottocento e Novecento, e occasione per riportare alla luce storici dipinti.

A Domodossola, Nel segno delle donne è un omaggio alle donne nobili, contadine, combattenti ritratte dai grandi nomi della storia dell’arte, da Boldini a Zandomeneghi, da Sironi a Picasso. Il visitatore, varcata la soglia di Palazzo San Francesco – oggi monumento nazionale, in origine chiesa francescana risalente al XIII secolo – ha l’impressione di rivivere i fasti di una Belle Époque in pieno fermento: cornici sontuose, cimeli e preziose fotografie arricchiscono il percorso espositivo. Attraverso assonanze e contrappunti, esso ripercorre l’evoluzione della bellezza femminile come è stata espressa e raffigurata dagli artisti, tra Ottocento e Novecento. Ognuno di loro, per mezzo del proprio segno, rapido, materico o ragionato, ha colto le diverse anime del femminile.

GIOVANNI BOLDINI, Signora in bianco (1902), olio su tela, 130 x 97 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti – comodato Gagliardini

Boldini, nel ritrarre contesse, attrici e donne borghesi, ne ha colto gli aspetti più vezzosi, eleganti e seducenti. Mario Cavaglieri, vicino all’espressionismo matissiano, coglie i momenti di riposo delle sue donne, mentre leggono o nell’atto di cucire, o ancora, nel momento del the in compagnia di amici e familiari – come nella grande tela L’heure du the à Peyloubère. Il percorso si arricchisce delle modelle di Giacomo Grosso, dipinte negli spazi del proprio studio in pose raffinate. L’intimità pomposa di Vittorio Corcos emerge nel Ritratto di Anita Vollert de’ Ghislanzoni e Maddalena Parodi Vollert, dove al velo di tristezza sul volto della madre fa da contrappunto lo sfarzo dei tessuti. Interviene poi la donna combattente di Mario Sironi, immagine dell’essere umano, colto nella sua vulnerabilità e nella sua fatica di vivere, e non come espressione di bellezza e grazia fine a sé stessa – come scrive Elena Pontiggia nel catalogo della mostra.

Il dialogo, mai casuale, tra le opere esposte si fa evidente nella sezione dedicata alla Regina Margherita di Savoia. La sua splendida regalità, espressa in mostra dal suo ritratto, di mano di Francesco Didrioni, e dal suo strascico, si confortano con la seducente Ragazza seduta che fuma – olio su tela di Vincenzo Irolli –, raffigurata nell’atto di osare, scoprendo la caviglia, con la sigaretta in mano. È la stessa provocazione raccolta da Mario Sironi e messa in scena in dipinti in cui la donna, dalle forme spigolose, lotta armata per i propri diritti. Nella crudezza delle fattezze si esprime la fatica alla conquista del proprio posto nella società.

In un viaggio tra Ottocento e Novecento, tra dipinti, sculture e fotografie, la mostra ribadisce la centralità di Domodossola come città protagonista dei ripetuti scambi con il resto d’Europa, con la Francia soprattutto, in particolare da quando nel 1906 veniva inaugurato il traforo del Sempione. In un contesto di tale fermento, l’artista è colui che coglie, attraverso la propria sensibilità e visione, i mutamenti in atto nella società, facendosi testimone del manifestarsi della modernità. Così fecero Boldini, Picasso, Dudreville, Sironi, Campigli e gli altri in mostra.

MASSIMO CAMPIGLI, Figura arcaica, 1934 circa, olio su compensato, 56,5 x 47 cm. Viareggio Società di Belle Arti
VINCENZO IROLLI, Ragazza in bianco che fuma, olio su tela, 160 x 50,5 cm. Collezione Privata

Informazioni 

Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco – Domodossola

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