Mi sono imbattuto nel portale web della Gallery Climate Coalition, un bella realtà con base a Londra che racchiude tra i suoi membri alcune delle maggiori gallerie e fiere d’arte internazionali. L’associazione ha lo scopo di abbattere entro il 2030 le emissioni di Co2 dei suoi iscritti. Nell’elenco troviamo alcuni grandi big del nostro settore: Hauser & Wirth, la Pace, David Zwirner, le fiere Frieze e Art Basel, e ci sono anche i nostri MiArt o Galleria Continua.
La sostanza è questa: il nuovo membro dell’associazione si iscrive (pagando un fee annuale) e accede al GCC, un calcolatore. Una volta inserito nel form il dettaglio di tutte le attività svolte dalla galleria/fiera/azienda operante nel settore arte, il calcolatore dice quanta Co2 produci. Bisogna indicare quanti viaggi si fanno, con quale mezzo, quante sedi vanno mantenute operative, le spedizioni. Manca ancora un calcolo adeguato che tenga conto delle attività web (tutto ciò che attiene NFT, viewing room, blockchain etc. ha un immenso impatto ambientale perché l’energia richiesta è spesso svolta da server farm alimentate a gas).
In ogni modo, data una determinata quantità di Co2 prodotta da un utente membro, l’obiettivo è quello di ridurla del 50% entro il 2030.
E fin qui, nobile e ragionevolissima iniziativa. Ma andiamo a capire per bene cosa è davvero rilevante nell’analisi. Perché certamente quello dell’arte non è uno dei settori più inquinanti nel calcolo globale delle emissioni, tuttavia nasconde una serie di sorprese non trascurabili.
Una recente analisi del Guardian ha scoperto, ad esempio, che fare un volo a lungo raggio genera più emissioni di carbonio di quelle che una persona media in dozzine di paesi in tutto il mondo produce in un anno intero.
Ma andiamo al sodo, ho voluto adoperare il calcolatore per fare qualche test.
Vi riporto i risultati:
Un volo in business A/R Milano Malpensa – New York (25,656 km complessivi), per due persone, emette: 10.29 (tCO2e)
Uno shipping di opere del peso di 500kg, nella stessa tratta: 7,26 (tCO2e)
Una galleria con due sedi ciascuna della dimensione di 100mq circa, tra elettricità e gas, emette in un anno: 2,24 (tCO2e)
Se la galleria usa il treno spendendo 30.000 euro in un anno, per tratte corrispettive di circa 140.000 km, emette: 1,26 (tCO2e)
Un’auto adoperata per 10.000 km l’anno, emette: 1,77 (tCO2e)
Questi dati ci offrono una lunga serie di possibili considerazioni. La prima, la più lampante, è che il trasporto aereo di persone (non di merce) in una classe di viaggio business o superiore, è ciò che più contribuisce nelle emissioni totali di un’attività nel corso di un anno.
Ma non “un po’ di più”. Il danno, quello reale, è tutto lì.
Provate a pensare a quanto rischia di emettere una galleria che partecipa a 10-15 fiere in tutto il mondo nell’arco di dodici mesi. O quanto può emettere una fiera che richiama nella sua location oltre 200 gallerie e migliaia di visitatori internazionali.
Il vero impatto, nel settore arte, lo fanno i viaggi aerei.
Onestamente è un pensiero che dovremmo iniziare a fare anche per le nostre vite in generale, perché un viaggio leisure alle Maldive o a Zanzibar, a conti fatti, emette più di quanto possiamo corrispondere in un anno intero di vita a casa nostra.
Secondo i dati dell’agenzia no profit Atmosfair, volare da Londra a New York e ritorno genera circa 986 kg di CO2 per passeggero. Ci sono oltre 50 nazioni in tutto il mondo i cui abitanti emettono meno biossido di carbonio in un anno – dal Burundi in Africa al Paraguay in Sud America. Ma anche un viaggio corto di sola andata come da Londra a Roma produce 234 kg di CO2 per passeggero, più dell’emissione annuale di un cittadino di 17 nazioni nel mondo.
Soluzioni?
Per il settore arte, al momento, non resta che considerare la possibilità di tagliare i viaggi. Se una galleria partecipa a 12 fiere l’anno, deve iniziare a ponderare di farne 10.
Purtroppo il controllo quotidiano delle nostre piccole attività, come il preferire la bicicletta all’auto per una breve tratta, rischia di diventare completamente inutile se poi ci giochiamo lo stipendio per prendere un volo intercontinentale.
Questa è la situazione.