La Fondazione Luigi Rovati, nella sede in corso Venezia 52, ha aperto le sue porte al pubblico e ha lanciato un innovativo modello di infrastruttura culturale nel cuore di Milano per creare un luogo di pensiero, sperimentazione e condivisione
Dal 1° settembre sono già aperte le prenotazioni per la visita al Museo d’arte che inaugura mercoledì 7 e l’edificio di sette piani con circa 3mila metri quadrati di superficie complessiva, restaurato e riqualificato dallo studio MCA dell’architetto Mario Cucinella, diventa uno spazio da vivere nella sua multiforme modulazione.
Il Padiglione che affaccia sul giardino ospita la mostra Fondazione Luigi Rovati: il cantiere, il processo, la narrazione del progetto e dei suoi intenti, la vasta Sala Conferenze è la parte centrale dove si svolge l’attività scientifica e culturale, la Sala studio è dedicata a studiosi e studenti per la consultazione della Biblioteca della Fondazione. E, al piano terreno la grande hall d’ingresso, come un’agorà si apre a sinistra sullo Shop museale, punto di vendita dei libri Johan&Levi Editore e di oggetti ispirati alle collezioni e, a destra, sul caffè-bistrot con il ristorante all’ultimo piano, curati dallo Chef Andrea Aprea, doppia stella Michelin.
Giovanna Forlanelli Rovati, monzese, medico, collezionista d’arte e Presidente della Fondazione, spiega la genesi e il significato di questa impresa grandiosa: “La nostra Fondazione è nata nel 2016, porta il nome di mio suocero Prof. Luigi Rovati, medico ricercatore, fondatore della Rottapharm e ha una lunga gestazione perché la Fondazione nasce da un lungo percorso all’interno dell’azienda farmaceutica multinazionale che ha portato per molti anni in giro per il mondo i prodotti e le ricerche nate in Italia. Eravamo tra le prime aziende negli anni ’60 ad affacciarsi al mondo internazionale con prodotti propri e questo lo dico perché la Fondazione nasce con tutti questi principi di internazionalizzazione, di apertura verso l’esterno, di voglia di creare del nuovo. Per cui anche all’interno dell’istituzione culturale, abbiamo pensato molto in questi anni cosa vuol dire un’istituzione culturale che dovesse aprire nel 2021. Perché quando avevamo annunciato l’apertura di questa Fondazione nel 2017, era passato un po’ il concetto di un museo privato che esponesse una collezione di famiglia. Le cose sono un po’ cambiate. Nel 2016 la Fondazione ha acquistato una collezione etrusca in quel momento in Svizzera, con l’idea di riportare in Italia un bene che altrimenti sarebbe stato disperso nel mercato internazionale. E questo ha dato il là a tutta l’operazione della Fondazione che ha acquistato altre collezioni e ha poi legato queste collezioni con l’arte classica, con l’arte contemporanea, con l’arte italiana ed è per questo che non è stato più chiamato da noi museo etrusco ma museo d’arte. Per voler proporre un nuovo tipo di dialogo tra il passato, le radici dell’Italia e la civiltà contemporanea. Questi linguaggi che si ibridano con la ricerca e l’innovazione e la voglia di creare nuove relazioni anche con altre istituzioni e l’apertura verso altri mondi che non siano necessariamente i mondi culturali. Il progetto principale è la sede e la parte museale che aprirà a settembre. Puntiamo all’utilità sociale. Consideriamo la nostra grande hall, l’entrata, come una piazza su cui si affacciano tanti mondi, il giardino che è liberamente accessibile. Questo è un palazzo privato che viene restituito alla città. Un progetto proprio di rigenerazione intra urbana. Questo è un po’ il nostro DNA, la ricerca, l’innovazione, la voglia di sperimentare e la voglia di avere sempre le porte aperte per ascoltare”.
Un punto di riferimento, per la cultura, il dialogo e la ricerca nel cuore di Milano. Luigi Rovati ha generato le idee della Fondazione nel continuum tra arte e scienza e i principi operativi che la ispirano sono: conoscenza, espansione, inclusione, creazione, spazio, estetica, relazione e utilità sociale.