Escuela moderna/Ateneo Libertario porta a Venezia il dibattito sulla libertà fra società, scuola e arti
Nella “società individualizzata” è sempre più comune la fondazione di nuove scuole di pensiero che rispondano al bisogno di rivedere l’organizzazione, i contenuti e i metodi della scuola tradizionale. Per cambiare la struttura della scuola – e quindi della società odierna – bisogna prima descolarizzarla, decostruendo il suo passato ieratico, e rifondarla in chiave moderna attraverso un progetto di prospettiva comunitaria, non gerarchico e portatore di valori libertari.
Non vi è dubbio che Escuela moderna/Ateneo Libertario rappresenti un punto d’incontro tra vari modi di intendere l’esperienza educativa, la pratica organizzativa e la presenza libertaria nella società. I suoi incontri promuovono di volta in volta interventi aperti e session in grado di rimuovere gli ostacoli strutturali del sistema educativo basato sul classico formato relatore-ascoltatore. Escuela Moderna opera come un laboratorio espanso dove si parla, si pensa, si sente, si immagina e si lavora insieme. Escuela Moderna è un’alternativa conviviale (anti-autoritaria) al classico formato d’insegnamento che non si propone solo come una scuola, bensì è un diverso modo di affrontare e vivere la realtà.
L’8 luglio scorso si è tenuta l’assise negli spazi di Biennale Session, Influenze libertarie nelle Arti, organizzata e coordinata da Massimo Mazzone dove sono stati invitati: Aladin (artista), Nicoletta Braga (artista), Franco Buncuga (architetto e storico), Valerio Muscella (fotografo), Lavinia Raccanello (artista), Sarah Revoltella (artista), Marco Rovelli (musicista e scrittore), Norma Santi (artista e performer), Fabio Santin e Paola Brolati (illustratore ed editore lui autricie ed attrice lei), g. olmo stuppia (artista) e Luca Vitone (artista).
L’incontro si è aperto con un focus sui valori internazionali dell’anarchismo attraverso un inno alla libertà composto da alcuni medley dei pezzi di Marco Rovelli insieme alle melodie di Caterina Bueno e Pietro Gori. Proseguendo tra vari contributi artistici, sociali e culturali, ha preso corpo un approfondimento di Franco Buncuga su Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865). Buncuga ha sottolineato il modo in cui il pensatore francese intendesse l’arte come una forma di azione, che fosse etica e al tempo stesso fortemente politica. Per Proudhon gli artisti, i filosofi e gli uomini di lettere formano una casta a parte. Una casta ribelle e servile, corrotta e corruttrice che disdegna però ogni forma di governo e che nell’economia sociale segue le massime della filantropia e della carità: alla giustizia preferiscono sempre l’equità.
L’intervento di Luca Vitone è stato quello più storico-rivoluzionario, con la proiezione del video Der Zukunft Glanz, 2014 (trad. Lo splendore del futuro). Qui l’artista filma in soggettiva l’attraversamento della ex-Berlino orientale da nord a sud soffermandosi sui dettagli del cambiamento urbano ed economico. I nomi delle attività commerciali incontrati per le strade di Berlino vengono cantati sulla partitura musicale dell’Internazionale – canzone ottocentesca della Comune di Parigi – diventata nel tempo inno dei lavoratori e rimasta illegale per anni in gran parte d’Europa, a causa della forte portata rivoluzionaria, battagliera e insurrezionalista.
Si sono susseguiti poi altri contributi artistici e performativi come quello contro la cultura delle armi e la demilitarizzazione di Sarah Revoltella; quello di Nicoletta Braga sulla forza di diffusione dei segni e dei messaggi nel contesto urbano, la lettura di una miscellanea di versi di Paola Brolati e la performance di Norma Santi e in chiusura la testimonianza di g. olmo stuppia sull’abbattimento dei confini geografici e sulle pratiche notturne come spazio di resistenza dei corpi.
Momento centrale della Session è stato poi l’incontro con Saburo Teshigawara (Tokyo, 1953), coreografo e danzatore, Leone d’Oro alla carriera della Biennale Danza 2022. Teshigawara, indiscussa figura della scena artistica internazionale non solo coreografica contemporanea, ha maturato nelle sue pièce un’inconfondibile poetica del movimento e dell’introspezione basata sul respiro prima ancora dell’atto performativo, o artistico in generale, indagando le relazioni tra gesto, spazio, luce e materia. La danza per lui è il non visibile, frutto di una tensione interna che si sprigiona dal corpo del ballerino irradiandosi verso il contesto circostante. La sua danza è un impulso che nasce nella parte più profonda e nascosta dell’uomo: è tensione, è azione, è respiro, è luce, è libertà.